SENZA BARRIERE

Wildcard: l’attenzione aumenta con la realtà virtuale

Un visore 3D per creare una realtà virtuale in cui i bambini possono immergersi: il progetto Wildcard ha iniziato una sperimentazione per trattare alcune disabilità intellettive.

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Il progetto Wildcard del Politecnico di Milano consente di utilizzare la realtà virtuale per migliorare il livello di attenzione nei bambini che soffrono di disabilità intellettive.

SENZA BARRIERE – Un paio di super-occhiali, ideati per consentire ai bambini con disabilità intellettiva di immergersi in modo totale nelle storie narrate dai propri terapisti e vivere coinvolgenti esperienze, capaci di stimolare curiosità, attenzione e concentrazione. Ciò che appare fantascienza è già realtà grazie ai ricercatori del Politecnico di Milano, che con il progetto Wildcard hanno impiegato la tecnologia propria della realtà virtuale, molto amata dai ragazzi, per scopi terapeutici.

Il sistema di tecnologia indossabile, sviluppato dal gruppo I3Lab – Innovative Interactive Interfaces presso il Laboratorio HOC del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del PoliMi, è stato realizzato in collaborazione con i terapisti e gli educatori di L’abilità Onlus di Milano, centro specializzato nella riabilitazione dei bambini con disabilità intellettiva. Proprio in questo centro, da febbraio ad aprile 2016, i ricercatori hanno sperimentato Wildcard, coinvolgendo con successo 11 bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni, con differenti tipi e gradi di disabilità intellettive come autismo, ritardo psicomotorio, disturbo specifico dell’apprendimento, sindrome di Down e sindrome di Sotos.

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Il visore Google Cardboard, utilizzato insieme a uno smartphone e a una specifica applicazione, permette di ricreare un ambiente di realtà virtuale. Crediti immagini: othree, Wikimedia Commons

Come funziona Wildcard?

Il sistema combina un visore indossabile, nello specifico il Google Cardboard, uno smartphone con app in dotazione collocato nel visore, uno schermo digitale (o un proiettore) e un’applicazione web. Il visore applica il principio della stereoscopia per conferire tridimensionalità alle figure osservate e utilizza due lenti biconvesse, inserite in un assemblaggio di cartone o di plastica. Sullo schermo dello smartphone appaiono due scene, sfasate relativamente a ogni occhio, mentre il cervello del bambino che guarda attraverso il visore percepisce un’immagine unica, con una visione a 360°. Un oggetto virtuale interattivo si attiva (per esempio, inizia a muoversi) se il focus visivo dell’osservatore, evidenziato da un pallino giallo, viene mantenuto abbastanza a lungo sul medesimo elemento. I terapisti hanno la possibilità di visualizzare le immagini che scorrono sullo smartphone anche su uno schermo digitale esterno.

L’applicazione, inoltre, è anche in grado di raccogliere i dati: registra le informazioni rilevate tramite i movimenti di chi indossa il visore e attraverso l’interazione dell’utente con lo spazio immersivo, convertendole in dati sensibili utili a stabilire il livello di attenzione del bambino. L’applicazione web, dotata di un’interfaccia visuale personalizzabile, consente poi ai terapisti di modificare e aggiornare i contenuti visuali delle storie (sfondi, protagonisti e oggetti interattivi). Allo stesso modo, è possibile variare altri parametri di interazione, come la durata minima di focus visiva richiesta per l’attivazione di un oggetto interattivo.

Crediti video: wildcard.i3lab.me

Ogni bambino ha partecipato, in media, a 10 sessioni che prevedevano l’uso di Wildcard, ottenendo risultati promettenti. La sperimentazione ha portato i ragazzi con disabilità intellettiva ad accettare di indossare il visore senza alcuna ritrosia, grazie alle attività di familiarizzazione con lo strumento condotte dai terapisti. Inoltre, il rischio di estraniazione dal mondo reale è stato scongiurato attraverso continui stimoli verbali e l’integrazione di Wildcard con l’utilizzo di libri tradizionali. Dopo la sperimentazione, la capacità di focalizzare l’attenzione dei partecipanti è risultato maggiore. Inoltre i ricercatori hanno potuto identificare schemi nell’andamento del livello di attenzione specifici per le diverse forme di disabilità. Questi primi dati sono incoraggianti, e fanno sperare che Wildcard, in futuro, possa essere impiegato anche come strumento diagnostico.

Leggi anche: ToBo: l’app italo-americana che aiuta i bambini con autismo

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Milly Barba
Science Writer e Marketing Communications Director in ambito Informatico e tech. Copywriter e event planner, con oltre dieci anni di esperienza nell'organizzazione e promozione di festival ed eventi quali il Festival della Scienza di Genova. Activist @SingularityU Milan. Laureata in Letteratura Italiana e Linguistica, sono specializzata in Comunicazione della Scienza. Per OggiScienza curo la rubrica #SenzaBarriere dedicata a inclusione, accessibilità e ricerca.