Zoofilo o animalista? La parola giusta per chi ama gli animali
Lo dice un consulente dell'Accademia della Crusca: il termine animalista indica più che altro chi segue il movimento animalista, mentre per gli amanti degli animali andrebbe preferita la definizione di zoofilo
COSTUME E SOCIETÀ – Non è raro che ricercatori delle scienze naturali, ma anche allevatori, commercianti o semplici possessori di un animale domestico si trovino affibbiata la definizione di “animalista“, che spesso rifiutano. Il termine infatti è ormai associato all’attività delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti degli animali, che in alcuni casi si sono spinte ad azioni non condivisibili.
Sono infatti numerose le persone che pur studiando e amando gli animali non si riconoscono nei movimenti radicalizzati che professano la parità di diritti tra animali ed esseri umani. Indignandosi per episodi come il blitz dell’aprile del 2013 quando gli attivisti sottrassero centinaia di cavie dal Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Milano. Tra le principali critiche vi è l’interpretazione specista di numerosi animalisti: all’indignazione per la sorte di cagnolini e coniglietti spesso non fa seguito un’uguale coinvolgimento per quella di specie meno coccolose quali insetti, anfibi e rettili. Inoltre, il ricorso alla violenza verbale e, in alcuni casi pure a quella fisica, sugli scienziati che fanno ricerca tramite sperimentazione animale è ritenuta trasversalmente inaccettabile.
Nella convinzione che la battaglia degli animalisti contro qualsiasi forma di utilizzo degli animali da parte degli esseri umani danneggi la nostra specie ma anche gli altri animali, da anni FederFauna – sindacato che riunisce allevatori, commercianti e detentori di animali – ha basato la propria campagna di comunicazione sul corretto uso delle parole per evitare strumentalizzazioni e generalizzazioni.
Data la vaghezza di numerosi vocabolari, il segretario generale Massimiliano Filippi ha chiesto a Paolo D’Achille, professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università degli Studi Roma Tre e responsabile del servizio di consulenza dell’Accademia della Crusca di fare chiarezza sul significato del termine. Il responso, apparso per intero in un comunicato del sindacato, ribadisce inequivocabilmente la differenza semantica tra zoofilo, ovvero colui che nutre un positivo amore per gli animali, e animalista, cioè seguace del movimento animalista.
Adoperato impropriamente nell’uso comune al posto di zoofilo, perché più facile da memorizzare e da adoperare, animalista designava originariamente solamente il pittore specializzato in ritratti di animali. Tuttavia, spiega D’Achille, nell’italiano contemporaneo il suffisso –ista è estremamente produttivo per formare nomi d’agente e si riferisce spesso a chi aderisce a partiti, associazioni o movimenti ideologici. Nel tempo la connotazione di questi neologismi semantici non sempre resta puramente denotativa, ma può assumere valori positivi o negativi a seconda di chi li usa.
Per chiarire il concetto, D’Achille porta a esempio l’evoluzione di “islamista” per il quale oggi non si intende più “studioso di islamistica” bensì chi aderisce al movimento fondamentalista islamico, favorevole alla Jihād o comunque ai movimenti terroristici di matrice islamica. Parimenti, essere o dichiararsi animalista dovrebbe significare aderire al movimento dell’animalismo, o quanto meno condividerne le idee.
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