SALUTE

Malattie sessualmente trasmesse: ecco quanto poco ne sanno i giovanissimi

Scarsa informazione sui pericoli del Papilloma virus e di altre malattie e sull'importanza di proteggersi con il preservativo o con il vaccino. Gli ultimi dati Censis

I giovani Italiani non sono ben informati su malattie sessualmente trasmissibili e sulla differenza fra metodi contraccettivi e strumenti di prevenzione. Crediti immagine: Lead Beyond, Flickr

SALUTE – È cosa ben nota che in Italia l’educazione sessuale non sia istituzionalizzata a livello scolastico, un fatto che ci rende un caso di studio in Europa, come mostra un’aggiornatissima mappa pubblicata da ValigiaBlu, nonostante da più parti se ne discuta. Da ultima la stessa senatrice Elena Cattaneo, la quale in un incontro organizzato in Senato il 23 novembre scorso alla presenza del Ministro Lorenzin, ha parlato della scuola come il primo luogo dove fare informazione fra i giovani e i giovanissimi sulle malattie sessualmente trasmissibili.

A quanto pare, infatti, i nostri giovani non sono affatto ben informati, in media, su malattie sessualmente trasmissibili e sulla differenza fra metodi contraccettivi e strumenti di prevenzione. Lo mettono in luce alcuni dati pubblicati da Censis e presentati in Senato qualche giorno fa. Un primo dato allarmante: il 18,7% tra i giovanissimi, cioè fra i ragazzi di età compresa fra i 12 e i 14 anni, dichiara di non aver mai sentito parlare di malattie sessualmente trasmesse. E scarsa è anche l’informazione sul virus dell’Hpv e sul suo legame con il cancro alla cervice uterina.

censis2I ragazzi iniziano a fare sesso in media a 16 anni e a 17 ad avere i primi rapporti completi: ma l’essere precoci non è affatto sinonimo di consapevolezza riguardo al proteggersi dalle gravidanze o, prima ancora, dalle malattie sessualmente trasmesse. È ancora molta infatti la confusione fra metodi contraccettivi, cioè utili per evitare gravidanze indesiderate e strumenti per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmesse: sebbene il 90% dei ragazzi dichiari di prestare attenzione alle gravidanze indesiderate, e il 70,7% di usare il profilattico come strumento di prevenzione, il 17,6% afferma di sentirsi protetto da eventuali malattie solo per il fatto di usare la pillola anticoncezionale. Insomma, in media solo 7 giovani su 10 durante i primi rapporti confessano di pensare al problema delle infezioni, il che significa che 3 ragazzi su 10 fanno sesso non protetto. Fra chi non si protegge mai o lo fa solo ogni tanto, il 45% (il 61% fra i maschi) motiva la sua scelta sostenendo che questo tipo di infezioni si possono contrarre “solo in casi particolari”, come nel caso in cui si abbiano rapporti con prostitute.

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E se l’HIV è oramai un problema noto anche ai più giovani, non possiamo dire lo stesso per il Papillomavirus. Solo 6 dei giovani italiani su 10 fra i 12 e i 24 anni ne ha sentito parlare, e a saperne meno sono i maschi: solo il 44,9% di loro sa di che cosa si tratta, quali conseguenze può portare e soprattutto quali sono le modalità di trasmissione. Solo l’80,0% di chi sa che cos’è l’Hpv sa anche si tratta di un virus responsabile di diversi tumori, soprattutto di quello al collo dell’utero, e che può colpire anche i maschi.

censis1Solo la metà dei ragazzi e delle ragazze è consapevole inoltre che non è necessario un rapporto completo per essere contagiati da Papilloma virus, e in ogni caso solo 7 su 10 sanno che esiste un vaccino, anche se molti dei giovani intervistati appartengono alla fascia d’età interessata dalle campagne di screening per l’Hpv, i nati cioè fra il 1997 e il 2003. Campagna che in realtà nel nostro paese non ha riscosso un grande successo e negli anni si è andati via via peggiorando: secondo gli ultimi dati di Epicentro, il portale dell’Istituto Superiore di Sanità, se in media è stato vaccinato il 70% delle ragazze nate nel 1997, per le nate nel 2003 si è arrivati a malapena a una copertura del 56%. Qualcosa ci si augura possa cambiare con il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 e con il Decreto ministeriale sui nuovi Lea, che  prevedono la vaccinazione Hpv nelle ragazze undicenni e l’introduzione della vaccinazione anti-Hpv nei maschi undicenni.

Sebbene si discuta molto di educazione sessuale a scuola, il principale veicolo di informazione per i giovani rimangono i media. Il 62% dei giovani hanno sentito parlare così di malattie sessualmente trasmesse (IST), e il 31% di Hpv. Nel caso del vaccino invece, a veicolare le informazioni sono prevalentemente genitori e medici, segno che sia nelle scuole che a livello di media se ne parla ancora molto poco, o forse non al pubblico giusto.

@CristinaDaRold

Leggi anche: Papillomavirus: perché i genitori non vaccinano?

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.