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Il suono delle città e l’evoluzione

Gli animali si adattano ai territori urbani e mutano il proprio comportamento, e non solo, di conseguenza.

Negli ambienti urbani il costante brusio riesce a mascherare i richiami degli uccelli, in particolare di quelli che cinguettano a frequenze basse. Crediti immagine: Pixabay

SPECIALE MARZO – Nelle città convivono assieme a noi migliaia di specie diverse. Tra i fattori ambientali che regolano i meccanismi evolutivi ce n’è uno poco considerato ma, al contempo, di importanza vitale: il suono. Nel 2006 due ricercatori del dipartimento di biologia del Reed College di Portland, William E. Wood e Stephen M. Yezerniac, pubblicarono sulle pagine di The Auk – la rivista ufficiale dell’Unione Americana di Ornitologia – i risultati di uno studio che indagava una delle caratteristiche meno note di quei volatili che risiedono in un contesto prettamente urbano: l’evoluzione del cinguettio a causa del rumore di fondo tipico della città.

Negli ambienti urbani il costante brusio riesce a mascherare i richiami degli uccelli, in particolare di quelli che cinguettano a frequenze basse. In risposta – evolutiva – al problema, gli uccelli modificano il proprio tono per minimizzare la possibilità che il loro canto venga coperto dal rumore. I ricercatori di Portland, fulcro di un’area metropolitana di più di due milioni di abitanti, registrarono e studiarono i cinguettii di 28 maschi di passero cantore (Melospiza melodia), molto comune nelle città del Nord America, e misurarono l’ampiezza e lo spettro di frequenze del rumore ambientale urbano. I passerotti che risiedevano in aree particolarmente rumorose cinguettavano su toni maggiormente alti; un fenomeno chiamato “regolazione vocale” (vocal adjustment in inglese).

Secondo lo studio di Wood e Yezerniac, i passerotti maschi avrebbero avuto ottime ragioni per farsi sentire al costo di modificare il tono della voce. Il loro canto è fondamentale sia ai fini della riproduzione, come richiamo per le femmine, sia per l’integrazione tra simili. I ricercatori notarono, inoltre, che un cambiamento così importante sarebbe potuto sfociare in un isolamento riproduttivo e a una conseguente speciazione tra le popolazioni urbane e rurali. Un aspetto già indicato da un precedente studio su due sottospecie di passeri cantori in un’area circoscritta degli Stati Uniti nord-orientali. In quel caso avveniva una vera e propria discriminazione linguistica tra gruppi simili, distanti poco più di 30 chilometri ma residenti in contesti molto diversi; come se i passeri cantassero in due dialetti inconciliabili ma dalla radice linguistica comune.

Questo meccanismo di regolazione vocale in risposta al rumore andrebbe, inoltre, a modificare il tono di altri suoni fondamentali per i piccoli volatili metropolitani. Molto spesso gli uccelli cinguettano per lanciare un segnale d’allarme, per richiamare al volo o alla ricerca di cibo, per guidare la prole. Se già da tempo erano note le evidenze degli effetti negativi dell’urbanizzazione su certe popolazioni di animali, lo studio di Wood e Yezerniac portò un nuovo contributo al dibattito sulle implicazioni del suono della città sulla fauna. Interpretare il fenomeno come un pericolo per alcune specie oppure come un inaspettato contributo all’adattamento è tutt’oggi oggetto di ricerca.

@gianlucaliva

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.