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Torna in scena Copenaghen

Fino al 12 novembre al Teatro Argentina di Roma, lo spettacolo girerà i teatri italiani fino a maggio 2018.

Lo spettacolo Copenaghen torna nei teatri italiani per una nuova turnée.

EVENTI — Copenaghen è uno di quei classici del teatro contemporaneo che periodicamente è bene rifrequentare e riproporre. Devono di certo pensarla così il regista Mauro Avogadro e il trio di attori Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice, che al Teatro Argentina di Roma, fino al 12 novembre, riportano in scena il dramma dell’inglese Michael Frayn per la terza volta nell’arco di 18 anni. È la prima tappa di una tournée che li vedrà girare l’Italia fino a maggio 2018.

Il fulcro della pièce è l’incontro che avvenne nella capitale danese occupata dai nazisti nel 1941 tra il fisico tedesco Werner Heisenberg e il suo maestro Niels Bohr, padri della fisica quantistica, alla presenza della moglie di quest’ultimo Margrethe. Cosa spinse Heisenberg, allora a capo del programma nucleare del governo nazista, ad andare a trovare Bohr? Voleva forse confrontarsi sulla fisica della bomba atomica? Voleva sapere se gli americani ci stessero a loro volta lavorando? Cercava approvazione morale?

I tre personaggi, ormai morti, ripercorrono quell’incontro mettendo in scena diverse ipotesi, in un dialogo incalzante che si articola su diversi piani temporali, su una scenografia scura e scarna – tre sedie, sullo sfondo lavagne riempite di formule matematiche – che ben si addice a un testo dal linguaggio sobrio ed essenziale ma di grande potenza evocativa.

Una verità determinata, però, sembra non esistere, e in questo senso la fisica quantistica entra nel dramma non solo nella sua dimensione storica, ma anche come forma di pensiero a livello esistenziale, così radicata nei personaggi che questi non esitano ad applicarla anche ai comportamenti umani.

In realtà le stesse fonti storiche sono contraddittorie: a distanza di anni Bohr e Heisenberg, nel cercare, separatamente, di ricostruire quell’incontro che pose fine alla loro amicizia, ne diedero versioni discordanti. Il testo di Frayn – che nei due post scriptum aggiunti alla prima edizione precisa quanto nel suo dramma c’è di vero e quanto di immaginato – ricompone in un dialogo ideale quelli che di fatto furono due soliloqui.

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Valentina Tudisca
Mi occupo di relazioni tra scienza e società per l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, ho un dottorato in fisica e scrivo di scienza per diverse testate, tra cui National Geographic, Sapere e OggiScienza