AMBIENTESPECIALI

A caccia di ghiaccio nero

Dark Snow Project è un progetto di ricerca e di divulgazione scientifica che indaga la presenza di particolato carbonioso nel ghiaccio artico.

La fuliggine immessa nell’aria viaggia trasportata dai venti e si deposita nelle zone più prossime al Circolo Polare Artico, “colorando” la superficie ghiacciata. Crediti immagine: Pixabay

SPECIALE DICEMBRE – Non è un bel periodo per enti e associazioni statunitensi che si occupano degli studi sugli effetti del cambiamento climatico. A maggio 2017 il governo di Donand Trump ha ridimensionato nettamente il budget destinato a questo particolare settore di ricerca, tagliando i finanziamenti a disposizione dell’EPA per il 2018 di quasi un terzo rispetto agli anni precedenti. In un momento come questo è fondamentale supportare chi, con il proprio lavoro, fornisce da anni le prove del cambiamento del clima in corso e ne indaga le cause nel profondo, come nel caso del Dark Snow Project, un progetto di ricerca e di divulgazione scientifica rivolto al grande pubblico che indaga una delle manifestazioni più evidenti dell’inquinamento alla base del riscaldamento climatico: la presenza di particolato carbonioso nel ghiaccio artico.

Il particolato carbonioso – chiamato comunemente fuliggine – è il sottoprodotto della combustione incompleta di sostanze organiche e viene prodotto in grandi quantità sia dalle industrie che durante gli incendi boschivi, sempre più numerosi di anno in anno. La fuliggine immessa nell’aria viaggia trasportata dai venti e si deposita nelle zone più prossime al Circolo Polare Artico, “colorando” la superficie ghiacciata. Da queste premesse deriva il nome del progetto – Dark Snow, “Neve scura” – con l’obiettivo di misurare l’impatto del particolato carbonioso sulla riflettanza (la capacità di riflettere la luce) della neve e del ghiaccio dell’Artico. La fuliggine, infatti, scurisce la superficie innevata e aumenta l’assorbimento di energia solare, contribuendo così al riscaldamento.

Il progetto ha mosso i primi passi nel 2013, con le prime spedizioni di raccolta di campioni di ghiaccio in Groenlandia, e nel corso degli anni ha prodotto una grande quantità di dati preziosissimi per analizzare il particolare fenomeno. Parallelamente all’attività scientifica i ricercatori si occupano anche della divulgazione del loro operato,  grazie ai video pubblicati sul sito. I ricercatori coinvolti nel Dark Snow Project analizzano, inoltre, l’impatto di alghe e altri microorganismi sul riscaldamento climatico. Uno dei biologi del team, Marek Stibal, ha scoperto pochi anni fa che una particolare specie di alga, in grado di vivere sulla superficie ghiacciata, produce un pigmento che agisce come se fosse una crema anti-scottature, proteggendola dai raggi solari. Il pigmento, neanche a farlo apposta, è lo stesso identico che da al tè nero la sua distintiva colorazione, come se ci si trovasse dinanzi a un gigantesco tè freddo.

Oggi i ricercatori sono pronti a organizzare nuove spedizioni per studiare ancora più nel profondo il fenomeno della neve scura nel Circolo Polare Artico e lo faranno garantendo un impatto sull’ambiente pari a zero, muovendosi senza utilizzare combustibili fossili. Per spostarsi e addentrarsi verso nord utilizzano già alcune slitte mosse da una sorta di aquilone da kitesurf. Grazie al vento le slitte si spostano in velocità e permettono di raggiungere i luoghi selezionati per raccogliere i campioni di ghiaccio, come si vede in questo video. Al momento il Dark Snow Project ha aperto una nuova campagna per il finanziamento delle prossime spedizioni. È possibile contribuire seguendo le indicazioni riportate a questo link.

@gianlucaliva

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.