POLITICA

Elezioni politiche: il centrodestra e la scienza

Quali sono le posizioni dei partiti politici sui temi scientifici di maggior rilievo come vaccini, OGM e innovazione?

Quali le risposte del centro destra alle nostre domande su ambiente, sanità, innovazione, istruzione e ricerca?

POLITICA – Il 18 gennaio i tre principali partiti di centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) hanno firmato un programma comune. Essi, infatti, concorrono come un’unica coalizione. Il programma condiviso si articola in dieci punti. L’ultimo di questi tocca i temi legati alla scienza ed elenca le iniziative che questa coalizione intende prendere e gli obiettivi che vuole raggiungere: sviluppo e promozione di cultura e turismo, tutela dell’ambiente, piena diffusione delle infrastrutture immateriali, digitalizzazione della Pubblica amministrazione, piano di ristrutturazione delle tecnostrutture con particolare riferimento alle imprese, sostegno alle start-up innovative, risparmio energetico ed efficientamento della rete, sicurezza degli approvvigionamenti, più efficienza della produzione energetica e dei consumi, sostegno alle energie rinnovabili.

A rispondere a una parte delle domande formulate da OggiScienza è intervenuto Alessandro Basso di Fratelli d’Italia, esperto in materia di istruzione, scuola e politiche giovanili. Aspettiamo fiduciosi risposte dagli altri esponenti contattati, appartenenti a Forza Italia e Lega.

SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA

Per una scuola migliore della “Buona scuola”, quali sono i cambiamenti che, nella pratica, intendete attuare? In che modo l’alternanza scuola-lavoro può essere trasformata in un’esperienza realmente formativa in grado di costituire un vero valore aggiunto per i ragazzi?

Alessandro Basso – L’obiettivo è rafforzare la centralità dello studente. Per raggiungerlo bisogna avere buoni insegnanti, preparati e reclutati in modo tale che siano in cattedra a partire dall’inizio dell’anno scolastico, cosa che non è avvenuta quest’anno. I problemi della “buona scuola” si sono dimostrati un fatto oggettivo e non soggettivo. L’utilizzo di questi sistemi “borbonici” di reclutamento con infinite graduatorie e alcuni vincoli sindacali danneggiano gli insegnanti di qualità. Porre lo studente al centro della scuola avverrà con investimenti solidi, consistenti e soprattutto programmati; con una programmazione di risorse pluriennale che riguardi l’offerta formativa da un lato e il funzionamento delle scuole dall’altro. Si tratterà di risorse certe e riconosciute per tempo, in modo tale da potere programmare le attività. A ciò si affiancherà un reclutamento del personale docente costante e mirato. In Francia, ogni primo settembre, parte un concorso per assumere le persone che entreranno in ruolo nell’anno successivo per non lasciare mai cattedre scoperte. In Italia vogliamo introdurre questa logica, facendo in modo che le strutture funzionino.

Nel nostro programma c’è, inoltre, la chiara intenzione di rendere più semplice l’intera macchina amministrativa. Ciò significa fare uscire la scuola da un regime delle carte e della burocrazia che la sta condannando all’immobilismo. Le segreterie scolastiche devono essere gestite da persone competenti e serve investire perché fino ad adesso non c’è nemmeno il numero sufficiente di persone in grado di gestire l’apparato amministrativo-burocratico della scuola. Poi bisogna far sì che nelle segreterie scolastiche ci vadano persone competenti. Serve investire perché fino adesso alcuni meccanismi strani, non ci sono il numero sufficiente di persone che possano gestire la parte amministrativo-burocratica e soprattutto non vengono valorizzate le competenze, questo pone la scuola, in un certo senso, in una paralisi, Allo stesso tempo c’è da comprendere qual è il ruolo degli uffici scolastici regionali che sono stati, in alcuni casi, completamente svuotati, e svuotati soprattuto di senso.

Le scuole devono avere il personale quantitativamente e qualitativamente adatto a gestire tutte le operazioni. L’alternanza scuola-lavoro è uno strumento che va potenziato. Bisogna fare in modo che il percorso di orientamento nelle scuole superiori di secondo grado si rivolga sempre di più a favore delle professioni scientifiche e tecnologiche. L’alternanza è il vero grimaldello per fare in modo che l’impresa possa incentivare le competenze che gli studenti acquisiscono a scuola e che, in futuro, verranno applicate nel mondo del lavoro. Immagino, in ogni caso, un sistema più fluido, come avviene in Germania, dove l’investimento nell’alternanza scuola-lavoro non sia solo quantitativo ma anche qualitativo. Si tratterebbe di vere e proprie esperienze che avrebbero luogo anche grazie a un calendario scolastico meno rigido. La modifica del calendario scolastico potrebbe essere un passaggio culturale per il paese ma, senza dubbio, rappresenta un nodo che va affrontato.

Come progettate di rendere competitive le università italiane in modo da incentivare il rientro dei cervelli? In che modo questo potrà giovare al trasferimento tecnologico? Qual è la vostra posizione nei confronti delle richieste del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria?

Alessandro Basso – La fuga dei ricercatori all’estero si può fermare facilmente. Se ai ricercatori venissero garantiti salari adeguati e la possibilità di restare a lavorare in Italia, queste persone automaticamente rimarrebbero nel nostro paese. Per fare ciò bisogna percorrere due corsie. Da una parte bisogna offrire delle vere possibilità economiche a chi lavora nella ricerca. Dall’altra è necessario avviare percorsi di ricerca che siano stabili e duraturi nel tempo. Non solo per la serenità della persona ma anche per avere, nel nostro paese, delle fucine di pensiero e di ricerca che genereranno posti di lavoro, la nascita di start-up e percorsi di innovazione. La bravura dei nostri ricercatori è riconosciuta all’estero ma questi vanno in tutti i modi riportati nel nostro paese per compiere il doveroso investimento per il futuro e per i nostri figli. Altrimenti rischiamo che questa fuga all’estero diventi una costante senza alcuna ricaduta positiva per noi.

Non voglio affermare che i nostri ragazzi non debbano andare all’estero. La mobilità internazionale deve essere valorizzata ma ci deve essere la possibilità che per ogni nostro ragazzo che si trasferisce a fare ricerca all’estero, ci siano un ricercatore estero che viene a lavorare in Italia. Il sistema di reclutamento dei professori universitari deve essere reso più fluido e costante. Ci deve essere la possibilità di poter far sì che si avviino delle vere e proprie carriere anche in età relativamente giovane. Non c’è scritto da nessuna parte che un percorso universitario debba passare attraverso decenni di passaggi intermedi. Questo sarà possibile solo se verranno tolti alcuni vincoli burocratici. Ciò potrà avvenire solo mettendo in campo fondi certi. Il paradigma, per il nostro programma, è di rendere l’intero sistema universitario un sistema meritocratico e di qualità.

Più università per tutti o un’università migliore per i più meritevoli? Meglio cancellare le tasse rischiando di non poter investire in miglioramenti nella ricerca, nella didattica e nelle strutture o puntare sulle borse di studio?

Alessandro Basso – Una delle nostre proposte è quella di abolire il test a numero chiuso perché i numeri in università devono essere calcolati eventualmente dopo il primo anno, quando gli studenti, attraverso gli esami, esprimono ciò che hanno ottenuto. Siamo completamente distanti e contrari dalla proposta di qualche partito che ha proposto di togliere le tasse universitarie. Il fatto che nessuno paghi non ci porta da nessuna parte. Piuttosto vanno rafforzati alcuni metodi di diritto allo studio universitario che possano effettivamente permettere a tutti di fruire degli studi universitari. E questo avverrà sulla base del reddito e in base al fatto che si sia o meno studenti e lavoratori, privilegiando dal punto di vista dell’accessibilità anche gli studenti che intraprendono un percorso lavorativo per potersi mantenere gli studi, garantendo, tra le altre cose, la possibilità di avere alloggi dove studiare.

Secondo l’OCSE la spesa pubblica per le istituzioni dell’istruzione in Italia è diminuita del 14% tra il 2008 e il 2013. Intendete investire nella scuola, nelle università, nella ricerca: quale ritiene sia l’ordine di grandezza totale di questi investimenti e quale sarà la loro provenienza?

Alessandro Basso – I governi precedenti, soprattutto di questa ultima legislatura, hanno fatto piani di spending review che poi non si sono mai realizzati o che si sono realizzati solamente con la scure sulla testa dei cittadini. Penso a tutti i commissari che abbiamo avuto per individuare in contenimento della spesa. Penso agli anni che ci sono stati di riduzione del tempo-scuola e degli investimenti in generale. Noi sicuramente intendiamo investire, ma non bisogna promettere in campagna elettorale che ci possano essere delle impennate in tal senso. Di sicuro, come abbiamo fatto nelle regioni e nelle provincie e nei comuni che abbiamo amministrato noi, abbiamo cominciato a invertire la rotta. Va individuata una percentuale significativa da stanziare perché costituisce un investimento che avrà una ricaduta futura enorme. Come li reperiamo questi fondi? La spesa pubblica deve avviare dei piani di contenimento e di stanziamenti che devono essere resi disponibili. C’è la possibilità di farlo. Si tratta di capire come possano essere incentivate forme di investimento all’interno della ricerca.

INNOVAZIONE

Il concetto stesso di smart city può mutare a seconda del contesto. Anche nel caso italiano, per estendere le politiche di sviluppo intelligente al di fuori delle grandi aree urbane, si parla da anni di smart land. Prevedete di gettare le basi per una strategia nazionale che risponda in maniera organica alle necessità delle comunità del territorio italiano?

Alessandro Basso – È un tema molto attuale e controverso. L’Italia si trova, a questo punto, a un passaggio obbligato verso la smart city. Molte nazioni estere prevedono grandi investimenti da adesso al 2021. Uno degli elementi caratterizzanti del nostro paese è quello di fare di necessità, virtù e, quindi, di uscire dal concetto di metropoli e di centro urbano in favore di una visione più territoriale. Il concetto stesso di smart land implica una rete trasversale di servizi e di opportunità che devono trovare una applicazione alla svelta. Questa trasversalità sicuramente dovrà occupare alcuni ambiti ben precisi, come nel caso delle energie rinnovabili e o delle infrastrutture tecnologiche. Tutti questi “flussi” devono trovare il loro percorso comune. Dobbiamo partire da una politica che deve mettersi in testa che il nostro paese deve adeguarsi velocemente, visto che è necessario disporre di una infrastruttura adeguata. Bisogna a tutti i costi evitare di restare schiacciati dai grandi poli di investimenti che potrebbero comprimere l’Europa, presenti sia a ovest che e est. Penso alle politiche sul territorio attuate da Stati Uniti e Cina ma anche da tutti i paesi del BRICS. L’Europa dovrà fare, in questo senso, un passaggio molto forte.

Lo sviluppo delle intelligenze artificiali ha avviato una vera e propria rivoluzione in molti campi e le pubbliche amministrazioni di molte nazioni stanno lavorando su strumenti d’intelligenza artificiale in grado di essere sfruttati nei servizi ai cittadini: sempre più efficienti e automatizzati. Quali sono le politiche che metterete in atto per l’utilizzo delle IA in ambito pubblico?

Quando si parla di intelligenze artificiali (IA) e pubblica amministrazione si deve considerare che dobbiamo lavorare verso una pubblica amministrazione più efficace ed efficiente in generale. Si tratta di un passaggio preliminare all’uso di IA o, perlomeno, parallelo. Se non sburocratizziamo l’intero apparato rischiamo che gli interventi di ricerca nel campo delle IA diventino vani perché non trovano un contesto dove inserirsi opportunamente. Gli ambiti dove sviluppare le IA sono quelli della medicina, della robotica, del benessere dei cittadini e della Fabbrica 4.0. Dobbiamo approfittare di una crisi economica che sta per terminare sotto tanti punti di vista ma che l’Italia deve ancora superare del tutto per creare un futuro all’utilizzo delle IA. Non sono convinto di quanto sia pronto il sistema pubblico ad adottare le IA ma bisogna sicuramente lavorarci. Intravedo un utilizzo, sì, ma sul lungo periodo.

Da anni, ormai,viviamo nel mondo dei big data e ogni giorno generiamo una enorme quantità di informazioni. Queste informazioni possono essere sfruttate (e lo sono già) nell’ambito della pubblica sicurezza. Quali saranno le vostre politiche in merito? Che proposte verranno avanzate per normare il diritto di privacy dei cittadini nell’era dei big data?

Noi ci troviamo nella società della conoscenza dove abbiamo sviluppato, da un lato, una cultura della privacy e della riservatezza e dall’altro la cultura della trasparenza. Nel mezzo ci sono i big data. È chiaro che il sogno innovativo dei big data è che ogni persona possa in qualche utilizzare una carta del cittadino con la quale si acceda a qualsiasi servizio in campo pubblico o privato. È necessario fare quel passo in più affinché questi dati abbiano un uso davvero funzionale. Sarebbe ideale individuare un sistema, sicuro dal punto di vista della sicurezza, con il quale una persona possa andare in banca, all’INPS, iscriversi a scuola o andare in comune e pagare le tasse. Questo sarà il futuro dei dati: integrare con garanzie di sicurezza le varie informazioni che collezioniamo. Poi abbiamo il secondo aspetto che è quello della trasparenza. Abbiam imitato le norme europee sull’amministrazione trasparente e ci siamo dotati di grandi strutture che sono servite a poco. Siamo tutt’ora incastrati con la burocrazia, con obblighi e adempimenti. L’importante è sempre non confondere la trasparenza con la “democrazia dal basso” che piace ad alcuni ma che, invece, crea una corrente qualunquista che non è vera trasparenza. L’aspetto della privacy, infatti, è il più delicato. Dobbiamo trovare il modo di difenderci da quelle che sono le politiche europee. Si tratta di politiche sacrosante, sia chiaro, ma rischiamo di dovere applicare il nuovo regolamento sulla privacy che entra in vigore il 25 maggio (Regolamento (UE) 2016/679) e di trovarci di fronte all’impossibilità di applicarlo perché sarebbe necessario cambiare tutto e avviare un ulteriore processo burocratico. Il compito preciso deve essere quello di razionalizzare la materia in alcune linee guida e in un regolamento che sia fruibile ai cittadini e che garantisca fattivamente la privacy. Sarà necessario fare un po’ d’ordine, dal punto di vista culturale prima ancora che di quello normativo.

SCIENZA E SOCIETÀ

Viviamo in una società sempre più tecnologizzata, e come cittadini veniamo tutti messi alla prova dinanzi a sfide inedite, dalle emergenze ambientali alle nuove frontiere della medicina. Queste sfide richiedono la nostra partecipazione e il nostro contributo. Qual è la vostra opinione su queste realtà, la nostra società ha tutti gli strumenti di conoscenza necessari per affrontarle?

[senza risposta]

Credete sia necessario, nello specifico, favorire un’informazione più approfondita sui temi del cambiamento climatico e del futuro del pianeta, dei vaccini, delle emergenze alimentari e degli OGM? In che modo?

[senza risposta]

Ritenete sia diventata un’emergenza il dilagare dell’information disorder e delle fake news?
Il futuro governo e il nuovo parlamento potranno fare qualcosa per arginare questo fenomeno e favorire, invece, la crescita di una cultura scientifica più diffusa e consapevole?

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Avete una posizione riguardo l’opportunità o meno di rivedere l’uso del termine razza nella nostra costituzione?

[senza risposta]

SANITÀ E RICERCA

Vaccini e obbligatorietà: qual è la posizione del vostro partito e cosa pensate di fare una volta al governo? Siete favorevoli o contrari e per quale motivo?

[senza risposta]

La Legge sul Biotestamento è stata approvata lo scorso dicembre e la prima malata di Sla ha potuto beneficiarne proprio in questi giorni. Sabato ha lasciato che venisse staccata la spina nella sua casa di Nuoro. Qual è la vostra posizione come partito e come pensate che possa essere, in caso, migliorata?

[senza risposta]

Fecondazione assistita, cosa pensate della legge 40? Quali sono i limiti e le potenzialità di questa legge? Se dovesse pensare ad un miglioramento, cosa farebbe?

[senza risposta]

Staminali, in Italia ancora tanti tabù. Qual è la posizione del vostro partito in merito? Per quale motivo ritenete che la ricerca con le staminali potrebbe o meno essere un bene per il Paese e lo sviluppo in campo medico di nuove terapie?

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In Cina per la prima volta sono state clonate due scimmie con il metodo della pecora Dolly. E intanto il metodo CRISPR permette di tagliare e incollare il Dna. Le staminali embrionali in Italia invece restano vietate, ma la ricerca scientifica prosegue e rappresenta delle possibilità per la medicina: quale è la posizione del vostro partito sulla clonazione e la manipolazione genetica? 
Come pensate sia possibile regolarizzare anche da un punto di vista etico, oltre che politico, questo tipo di sperimentazioni?

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AMBIENTE

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Rinnovabili o nucleare? Qual è la politica energetica del vostro partito? Quale pensate che possa essere la risposta migliore alle esigenze energetiche del Paese e come pensate di soddisfarle?

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Viviamo in un Paese, l’Italia, che è ad alto rischio sismico e idrogeologico. Quali sono le misure di prevenzione che proponete per le aree sismiche e quelle a rischio di dissesto idrogeologico densamente popolate? Cosa proponete per le popolazioni terremotate del centro Italia e per le zone ad altissimo rischio, come le pendici del Vesuvio?

[senza risposta]

L’inquinamento atmosferico come emergenza ambientale e sanitaria, soprattutto nelle regioni più industrializzate del Nord Italia (ogni anno arrivano dati sempre più allarmanti per la concentrazione stagnante di particolato in pianura Padana, di recente molto hanno fatto discutere immagini satellitari molto eloquenti): cosa prevede il vostro programma in merito?

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Ritenete siano sufficienti gli interventi adottati finora dai singoli comuni a rischio, o pensate sia opportuno prevedere dei programmi più incisivi per abbassare le emissioni (trasporti, impianti di produzione, riscaldamento)?

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È ormai confermato da diversi studi epidemiologici che l’inquinamento atmosferico sia causa di diverse forme di tumori. Avete una posizione in merito all’istituzione del Registro Tumori dove ancora assenti?

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Il consumo di suolo avanza a ritmi insostenibili (30.000 ettari di suolo al giorno, pari a 5mila ettari di territorio, ultimi dati ISPRA): cosa prevede sull’argomento la vostra proposta di governo?

[senza risposta]

Ogm, un tema ad oggi molto dibattuto. Qual è la posizione del vostro partito? Siete favorevoli o contrari e per quale motivo?

[senza risposta]

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.