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Piani alti, decisioni rischiose

Se ci troviamo ai piani alti di un edificio tendiamo a scegliere le opzioni più audaci e rischiare di più. Un nuovo studio lo mostra in ambito finanziario, ma la scoperta potrebbe applicarsi ai comportamenti umani in diverse situazioni

Quando prendiamo delle decisioni, se non siamo particolarmente impulsivi, tendiamo a ponderare tutti gli aspetti. Positivi e negativi. Valutiamo i rischi, cerchiamo di non farci influenzare troppo da paure e malumori. C’è anche un elemento meno noto e che, secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Psychology, ci fa sfidare la sorte più spesso.

Trovarci ai piani alti di un edificio.

ai piani alti di un edificio prendiamo decisioni più rischiose
Più siamo in alto, maggiori sono i rischi che prendiamo in campo finanziario. Foto Pixabay

Non solo panorami migliori, maggiore luminosità e meno smog. Secondo i ricercatori della Miami University stare in alto ci dà un maggior senso di potere a livello inconscio e questo ci porta ad assumerci rischi maggiori. Lo studio pilota prende in considerazione i dati analizzati su più di 3 000 fondi speculativi (o fondi hedge) in tutto il mondo, per un totale di beni che superava i 500 miliardi di dollari.

Gli scienziati hanno messo in relazione il livello di volatilità del fondo con il piano dell’azienda, che andava dal primo al 96esimo. Ne è risultata una correlazione, anche se piccola, tra i due fattori.

Ma lo studio non si è fermato qui. È stato chiesto ai partecipanti di prendere una decisione mentre salivano o scendevano in un ascensore di vetro di un edificio molto alto. Chi saliva verso il 72esimo piano era più propenso a optare per una scommessa più rischiosa, che prometteva una vincita irrisoria o significativa. Chi stava scendendo preferiva invece la scelta più conservativa, tra due somme simili.

In un altro esperimento, i partecipanti si trovavano o al piano terra o al terzo piano di un edificio dell’università. Dovevano prendere dieci decisioni con diversi livelli di rischio e profitto: anche questa volta chi era più in alto osava di più.

Ai piani alti di un edificio prendiamo decisioni più rischiose: perché?

Per comprendere meglio il comportamento i ricercatori hanno chiesto alle persone ai diversi piani di completare alcune parole lasciate incompiute. Chi era al terzo piano tendeva a creare vocaboli associati all’idea di potere rispetto a chi si trovava a livello del terreno. Gli studiosi credono che questi pensieri, legati ad autorità e potenza, spieghino come l’altezza influenzi la propensione per il rischio.

Anche se questa ricerca si concentra solo sul campo finanziario, apre la strada a ulteriori indagini sull’influsso che la posizione rispetto al suolo di una persona (o un ufficio) ha in vari ambiti. Un medico che si trova in alto sceglie un trattamento più rischioso per il suo paziente?

Suona inquietante per chi deve affidarsi alle scelte razionali di altre persone. Ma l’effetto dell’altezza, pare, svanisce nel momento in cui si informano le persone che l’altezza sta influenzando le loro scelte. O quando le persone si trovano ai piani alti ma non possono vedere la distanza dal terreno (ad esempio in stanze senza finestre).

Sina Esteky, dottore di ricerca e assistente universitario di marketing nella scuola di business della Miami University, ha un’idea. “Il nostro cervello è molto suscettibile a sottili fattori situazionali, ma è anche molto bravo a correggere questi effetti. La consapevolezza può aiutarci a essere più razionali nelle nostre decisioni”.


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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.