Foto 51: un’indagine per ragazzi alla scoperta del DNA
La parte romanzata del libro si amalgama bene con quella storica di Rosalind Franklin e serve all’autrice per raccontare luci e ombre della ricerca scientifica.
STRANIMONDI – John Desmond Bernal, scienziato irlandese e pioniere dell’uso della cristallografia a raggi X nella biologia molecolare, le ha considerate “fra le più belle fotografie a raggi X di una sostanza che siano mai state realizzate”.
Le nitide immagini di una singola fibra di DNA, ottenute dalla chimica e cristallografa inglese Rosalind Franklin, giocarono un ruolo determinante nella scoperta della struttura a doppia elica del DNA. In particolare la celebre Foto 51, che è anche al centro della trama di Foto 51: il segreto del DNA (151 pagine, 12 €) il nuovo romanzo per ragazzi scritto da Chiara Segré per Notes Edizioni. Un romanzo che riesce, in maniera efficace e scorrevole, a coniugare la narrazione e la divulgazione sia scientifica sia storica.
Annie è un’intraprendente quattordicenne che, nel 1952, si ritrova per le mani la foto 51 e si mette in cerca della sua proprietaria, aiutata da alcuni amici. Si ritrova così coinvolta in una losca vicenda di furto di dati scientifici, rivalità e ambizione, e incontra alcuni dei principali protagonisti di un’accesa disputa scientifica.
Rosalind Franlkin non ricevette il giusto riconoscimento per il suo lavoro: il 25 aprile del 1953, James Watson e Francis Crick, dell’Università di Cambridge, pubblicarono su Nature il modello a doppia elica limitandosi ad ammettere, in una riga, di essere stati stimolati dalle idee e dai risultati non pubblicati di Franklin e di Maurice Wilkins (suo collega al King’s College). I due articoli successivi dello stesso numero della rivista erano firmati uno da Wilkins e uno dalla stessa Franklin e dal suo dottorando Raymond Gosling (che confermava la validità del modello a doppia elica), ma il merito della scoperta venne attribuito a Watson e Crick.
I due scienziati di Cambridge erano in competizione con il biochimico americano Linus Pauling, che aveva già pubblicato una prima ipotesi di modello del DNA ma a tripla elica, e quando Wilkins informò Watson delle foto realizzate da Rosalind Franklin capirono di avere l’elemento mancante per lo sviluppo del loro modello. La loro ambizione, i cattivi rapporti fra Wilkins e Franklin, il litigio che quest’ultima ebbe con Watson quando lui la visitò nel suo laboratorio, e le circostanze poco chiare relative al modo in cui Watson poté visionare le foto, generarono una profonda controversia, inasprita dalla vittoria del Nobel per la Medicina da parte di Watson, Crick e Wilkins, nel 1962. Non sapremo mai se anche Rosalind Franklin lo avrebbe vinto: morì il 15 aprile del 1958, a soli 38 anni, per un tumore alle ovaie. E il Premio Nobel non può essere attribuito postumo.
Segré arricchisce questa vicenda con una trama da thriller che gioca con le aspettative del lettore e, pur seguendo uno schema narrativo piuttosto lineare, riesce a regalare un bel colpo di scena finale, anche per il lettore che conosce la controversia scientifica. La parte romanzata infatti si amalgama bene con quella storica e serve all’autrice per raccontare luci e ombre della ricerca scientifica; se da un lato Segré esalta la passione, la curiosità e la sfida intellettuale che sono alla base dell’attività dello scienziato, dall’altro sottolinea anche la sua natura umana e le sue inevitabili debolezze. «Essere uno scienziato non ti mette al riparo dalle seduzioni del potere, della presunzione o della ricerca della gloria», dice Linus Pauling, cui Annie e i suoi amici si rivolgono per un aiuto nell’indagine. Impietosa, in questo senso, la rappresentazione – quasi sempre indiretta, i protagonisti li incontrano di sfuggita una sola volta ma ne sentono spesso parlare – che l’autrice fa di Watson e Crick, descritti come ricercatori più ambiziosi e sbruffoni che capaci.
Quando si racconta una storia romanzata ma basata su fatti storici, spesso si rischia di scivolare nel didascalico: eventi, nomi e date finiscono per appesantire tanto la voce del narratore quanto quelle dei protagonisti, togliendo ritmo al racconto e ai dialoghi. La Storia prende il sopravvento sulla trama. Questo, in Foto 51, non succede: Segré riesce a far emergere il contesto storico senza congestionare la narrazione e senza che i suoi personaggi parlino come libri stampati. Anche quando un professore spiega ai ragazzi l’evoluzione della Biston betularia o quando Pauling racconta loro della bomba atomica, i toni non sono accademici e i dialoghi risultano scorrevoli. La storia e l’intreccio, in Foto 51, sono più importanti dei personaggi, che comunque non sembrano piatte figurine di carta, hanno la giusta dose di simpatia (o antipatia) e sono funzionali al ruolo che svolgono nella vicenda.
Nel complesso, quindi, Foto 51 è un romanzo ben fatto, che riesce a combinare la componente informativa con quella narrativa. A livello di contenuti, il libro approfondisce un’importante e spesso trascurata controversia scientifica, che a sua volta consente a Segré di mettere in evidenza un altro tema importante, e cioè il gender gap tutt’ora presente nella comunità scientifica, dove le donne, nonostante diversi progressi, sono ancora pagate di meno e hanno difficoltà a ottenere fondi e posizioni accademiche paragonabili a quelle dei colleghi maschi con gli stessi curricula. Non a caso il libro si chiude con un salto temporale che ci porta al presente, mostrando al lettore un personaggio come la biochimica americana Jennifer Doudna, una dei protagonisti della “rivoluzione” dell’editing genomico grazie al metodo CRISPR/Cas9, che Segré cita come esempio di scienziata che ha sfondato il cosiddetto “soffitto di cristallo”.
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