ANIMALI

Sciacalli in Italia e nel Friuli Venezia Giulia

Sono stati avvistati durante un recente monitoraggio, ma sulla tutela c'è molto da fare. La specie gode ancora di un'immeritata pessima reputazione.

ANIMALI – Tra maggio e agosto 2018 gli esperti del Museo Friulano di Storia Naturale e alcuni agenti del Corpo Forestale Regionale hanno localizzato un nuovo gruppo riproduttivo di sciacallo dorato – di cinque/ sette esemplari – lungo il corso del fiume Torre, nel Friuli centrale.

La scoperta è avvenuta nel corso dei  monitoraggi delle specie protette dalla Direttiva Habitat, nel quadro di un incarico pluriennale di collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia.  Si tratta di una novità straordinaria nell’ambito di una situazione molto vivace per la fauna del territorio italiano ma, allo stesso tempo, molto fragile.

Uno dei cuccioli di quattro mesi si avvicina alla stessa fonte alimentare (5 agosto 2018). Foto L. Dreon-L. Lapini.

Lo sciacallo europeo (Canis aureus moreoticus) è una rarità in Italia e rientra tra le specie animali considerate dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE nonché dalla legge n°157 dell’11 febbraio 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, grazie a cui è stato annesso come specie protetta nella fauna italiana.

Il primo esemplare a mettere piede sul territorio italiano venne avvistato nel 1984 e oggi si stima che ci siano tra i quattro e i nove nuclei riproduttivi, per un numero complessivo che oscilla tra i 15 e i 45 esemplari.

«All’inizio eravamo riusciti a individuare due esemplari di sciacallo: un maschio adulto e una femmina in lattazione», racconta a OggiScienza Luca Lapini del Museo Friulano di Storia Naturale, «e a quel punto abbiamo subito organizzato una indagine bioacustica nella zona. Il metodo consiste nel riprodurre un ululato corale identico a quello che viene emesso da un gruppo di sciacalli con dei cuccioli. Se si ottiene una risposta analoga allora si ha la conferma della presenza di gruppi riproduttivi. Essi infatti hanno una caratteristica “firma” acustica sul finale dell’ululato che consente di essere sicuri di avere a che fare proprio con gli sciacalli dorati».

Gli sciacalli hanno risposto subito e i ricercatori hanno individuato un gruppo di esemplari giovani guidati da una femmina helper, il cui ruolo è quello di tutrice dei cuccioli mentre il padre e la madre sono alla ricerca di cibo.

Comportamenti inaspettati

Durante le indagini condotte grazie ai richiami acustici è successo l’inaspettato. «Alla terza stimolazione è uscita fuori la femmina helper mostrando un comportamento del tutto fuori dal comune», ricorda Lapini, «digrignava i denti, ululava e urlava in modo disperato. È arrivata a circa dieci metri da noi. Si tratta di un comportamento del tutto atipico. È difficilissimo che una femmina helper si faccia carico di un’iniziativa quasi “suicida” per la difesa della cucciolata. È un segno evidente che rivela come il gruppo di sciacalli sia sottoposto a un fortissimo stress».

Il motivo di queste particolari manifestazioni degli sciacalli è da ricondursi al pericolo derivato dalla possibile presenza del lupo nella stessa area geografica. Nella zona coperta dai ricercatori, infatti, sono state scattate delle fotografie che suggeriscono la presenza del lupo.

Le segnalazioni acustiche utilizzate come richiamo attraggono i lupi che attaccano gli sciacalli, eliminandoli. A quel punto gli sciacalli adottano un tipico comportamento anti-predatorio e smettono di rispondere a qualsiasi richiamo, rendendone ancora più difficile il monitoraggio.

«Bisogna evitare i richiami», spiega Lapini, «in questa fase molto delicata si deve escludere la sovrapposizione di iniziative indipendenti di ricerca per non disturbare gli animali, che nella zona sono particolarmente stressati dalle stimolazioni acustiche. Il lupo, guidato da sovra-stimolazione acustica potrebbe localizzare gli sciacalli, decimando il gruppo familiare, come già accaduto nei Magredi del pordenonese».

I problemi della comunicazione sul tema carnivori

Lo sciacallo, purtroppo, ha una connotazione molto negativa nell’immaginario comune. Ne Il Libro della Giungla di Rudyard Kipling, ad esempio, lo sciacallo Tabaqui è un infingardo approfittatore, astuto, nemico del Popolo Libero e perenne spalla della tigre antagonista.

Temuto da alcuni, odiato da altri, lo sciacallo è stato vittima della sua (immeritata) reputazione storica anche nel recente passato. Nella zona di Gorizia, ai confini con la Slovenia, sono state recentemente disseminate esche avvelenate dopo che gli sciacalli avevano attaccato alcune galline di proprietà privata. Il rischio che si ripetano episodi del genere è molto elevato. Questi carnivori suscitano una reazione negativa nel pubblico, accusati di danneggiare irrimediabilmente i piccoli allevamenti.

Lo sciacallo è una specie antropofila: vive ai margini delle città in cerca di rifiuti con cui cibarsi. Ha una elevata socialità e un ampio repertorio vocale. È una specie monogama e una coppia resta assieme per tutta la vita. Inoltre lo sciacallo ha uno spettro di predazione di poco minore a quello della volpe ma con una densità di popolazione estremamente bassa. Caccia topi, lepri, pollame oppure si accontenta di carcasse.

«La legge offre la mitigazione del danno sia se causato dal lupo che dallo sciacallo. Esso infatti è coperto da una rete di risarcimenti economici e vengono anche fornite le misure di prevenzione ai danni per il futuro», chiarisce Lapini, che evidenzia anche come «le uccisioni di sciacalli sono solo il frutto di una cattiva comunicazione.

Il suo comportamento è paragonabile a quello di una volpe poco efficiente ma spesso le sue azioni vengono ingigantite da falsità diffuse ad arte tra la popolazione. La verità è che lo sciacallo non incide minimamente sulle specie di maggiore interesse per i cacciatori e i risultati delle più recenti ricerche venatorie condotte nei Balcani lo indicano con chiarezza».

Più informazione per tutelare gli sciacalli

Lo scenario è molto complesso e sfaccettato ma le azioni che potrebbero mettere a rischio la vita degli sciacalli in Italia possono essere evitate con estese campagne di public awareness. Per questo motivo il Museo Friulano di Storia Naturale, la Regione FVG e le Riserve di Caccia stanno già pensando di organizzare iniziative congiunte di informazione del pubblico generico e venatorio.

Luca Lapini (Zoologo, Sezione Zoologica del Museo Friulano di Storia Naturale) segue lo sciacallo in Italia dal 1984, monitorando costantemente l’evoluzione della sua situazione italiana.

Informazioni storiche e recenti sullo sciacallo dorato in Italia e in Europa si possono trovare sul libero portale del Golden Jackal informal study Group in Europe, fondato nel 2011 proprio da Luca Lapini insieme a Ovidiu Banea (goldenjackal.eu).

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.