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Ruth Patrick, pioniera delle ricerche sull’inquinamento ambientale

Oltre a essere una delle scienziate più longeve e produttive di sempre, Ruth Patrick è stata per decenni la massima esperta mondiale di limnologia.

IPAZIA – La limnologia è lo studio degli ecosistemi acquatici continentali – laghi, stagni, paludi, ma anche fiumi e torrenti – dal punto di vista geomorfologico, chimico, fisico e biologico. Disciplina poco conosciuta, strettamente imparentata con l’ecologia, riveste un ruolo fondamentale per la comprensione dei sempre più frequenti fenomeni di alterazione delle acque causati dall’uomo.

Morta poco prima di compiere 106 anni, oltre a essere una delle scienziate più longeve e produttive di sempre, Ruth Patrick è stata per decenni la massima esperta mondiale di limnologia. Specializzata in un gruppo di alghe microscopiche chiamate diatomee, è stata la prima a comprendere l’importanza di questi organismi per la valutazione del livello di inquinamento degli ecosistemi acquatici, decenni prima che Rachel Carson portasse le questioni ambientali al centro del dibattito pubblico.

I primi anni

Ruth Myrtle Patrick nasce a Topeka, in Kansas, nel 1907. Il suo interesse per l’ambiente nasce quando, da bambina, segue il padre – avvocato animato da una profonda passione per la natura – nelle sue lunghe escursioni nei boschi vicini. “Raccoglievo e collezionavo di tutto, dai vermi ai funghi, dalle piante alle rocce”, dichiarerà in un’intervista. All’età di sette anni, quando riceve in regalo il suo primo microscopio, l’interesse e la curiosità si trasformano in un vero e proprio amore per la scienza, destinato ad accompagnarla per il resto della vita. Dopo il diploma, conseguito nel 1925 in una scuola del Missouri, su insistenza della madre frequenta il Coker College, una scuola femminile non particolarmente impegnativa, ma grazie al padre ha la possibilità di perfezionare la sua formazione frequentando dei corsi estivi in chimica e biologia. Conseguita una prima laurea generica nel 1929, la giovane si iscrive all’Università della Virginia, dove nel 1931 si laurea in biologia e nel 1934 ottiene un dottorato di ricerca in botanica.

Negli anni della grande depressione lavora come volontaria presso l’Accademia di Scienze Naturali di Filadelfia. A partire dal 1937 si dedica alla gestione e alla cura della sezione di microscopia, concentrando i suoi interessi sulle diatomee. Si occupa di unificare le diverse collezioni in un singolo erbario crittogamico, ampliando la raccolta, sia in termini quantitativi che di varietà. Si dedica anche alla stesura di un catalogo, contenente l’elenco completo delle alghe e i riferimenti alle nuove specie scoperte, che integra e amplia l’importante lavoro del botanico F.W. Mills, comprendente tutte le diatomee scoperte tra il 1816 e il 1932. Grazie ai suoi sforzi, l’erbario dell’Accademia si trasforma in una delle più grandi e importanti raccolte mondiali di diatomee. Dopo anni di lavoro svolto a titolo gratuito, nel 1945 la giovane scienziata ottiene una posizione retribuita all’interno dell’Accademia e nel 1947 ha l’opportunità di fondare il dipartimento di limnologia, che dirigerà fino al 1973.

Inquinamento e biodiversità

In quegli anni nessuno è interessato a condurre analisi volte a valutare i livelli di inquinamento degli ecosistemi. I pochi scienziati che studiano il fenomeno si concentrano sugli effetti che l’inquinamento ha sul singolo organismo o su gruppi limitati di specie. Patrick è la prima persona a condurre una ricerca globale a livello ecosistemico in termini di biodiversità, con la precisa finalità di determinarne il livello complessivo di inquinamento. Nel suo dipartimento vengono condotti studi sui principali gruppi di organismi acquatici e sulle caratteristiche chimiche e fisiche di tutti i tipi di ecosistemi d’acqua dolce. Il dipartimento diviene famoso anche per le innovazioni tecniche; tra tutte, la più importante è forse il diatometro, un dispositivo inventato da Patrick nel 1945 che consente di prelevare e studiare in modo approfondito diatomee e altri organismi acquatici, in modo da analizzare la biodiversità e la qualità complessiva dell’acqua. Uno dei primi progetti del dipartimento, considerato ancora oggi una pietra miliare della ricerca ambientale, è il rilevamento compiuto nel 1948 nei pressi del bacino del fiume Conestoga, vicino alla cittadina di Lancaster, in Pennsylvania. Grazie a questo studio, compiuto analizzando la chimica dell’acqua e una vasta gamma di organismi – tra cui batteri, alghe, protozoi, rotiferi, macroinvertebrati e pesci – è stato possibile stabilire per la prima volta la correlazione diretta tra aumento dell’inquinamento e diminuzione della biodiversità.

Negli anni Cinquanta la commissione per l’energia atomica del governo americano contatta Patrick per chiederle di valutare lo stato ecologico del fiume Savannah nelle vicinanze dell’impianto per la produzione di materiali nucleari della compagnia chimica DuPont. È la prima di una lunga serie di consulenze e collaborazioni; negli anni Sessanta il presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson si rivolge a lei per condurre un’importante ricerca a livello nazionale sull’inquinamento idrico e negli anni Ottanta Ronald Reagan la coinvolge in una ricerca governativa sul fenomeno delle piogge acide.

Una passione viva fino all’ultimo istante

Nel corso di oltre settant’anni di carriera, Ruth Patrick ha scritto più di duecento articoli scientifici e decine di saggi dedicati a questioni ecologiche e ambientali. Tra i numerosi premi e riconoscimenti ottenuti, vanno ricordati l’elezione all’Accademia Nazionale delle Scienze, nel 1970, e il conferimento della prestigiosa National Medal of Science da parte del presidente americano Bill Clinton, nel 1996.

Una vera pioniera, capace di precorrere i tempi e comprendere l’importanza delle ricerche sistematiche sull’inquinamento molto prima di tutti gli altri, Ruth Patrick ha mantenuto viva la sua passione per la scienza fino all’ultimo istante. Nel 2012, all’età di 104 anni – novantasette anni dopo aver ricevuto il suo primo microscopio – seguiva ancora con interesse gli sviluppi sull’utilizzo della genetica nell’identificazione delle larve degli insetti acquatici presenti nei bacini idrici inquinati. “Era preoccupata riguardo l’inquinamento idrico e pensava fosse importante occuparsene prima ancora che il resto degli scienziati si rendesse conto dell’esistenza del problema”. Con queste parole James Gustave Speth, avvocato ambientalista americano, ha voluto ricordare la grande scienziata subito dopo la sua morte, avvenuta il 23 settembre 2013.

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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.