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Inquinamento, immobilismo, mafia. Il caso del fiume Nocella in Sicilia

Nel fiume siciliano sono state segnalate morie di pesci, sversamenti di inquinanti, degrado ambientale. Ma nonostante le numerose segnalazioni, la situazione è sempre più grave.

In Sicilia c’è un fiume che è inquinato da decenni. È il Nocella, un corso d’acqua che nasce sulle pendici del Monte Platti, a pochi chilometri da Palermo e sfocia, dopo un percorso di circa 19 chilometri, nel Mar Tirreno, nel golfo di Castellammare in località San Cataldo. Negli anni sono state segnalate più volte morie di pesci, sversamenti di inquinanti, acque che si tingono di nero e un generale degrado ambientale che coinvolge quasi tutto il bacino del fiume. Nonostante le ripetute segnalazioni di cittadini e organi competenti, le autorità locali hanno fatto ben poco per fronteggiare una situazione che appare sempre più compromessa.

Il corso d’acqua attraversa i territori comunali di Montelepre, Trappeto, Giardinello, Carini, Terrasini, Borgetto e Partinico. Le sue sponde sono caratterizzate da macchia degradata, terreni coltivati e pascoli. A circa 1,5 Km dalla foce vi confluisce uno dei suoi principali affluenti: il corpo idrico Fosso Raccuglia R1904202 (anche noto come Puddastri). I dati, raccolti e presentati dall’ARPA Sicilia parlano molto chiaro. Il fiume Nocella versa in uno stato ecologico definito “scarso” e nelle sue acque è stata individuata la presenza di elevate concentrazioni di fosforo e ammoniaca. Per arrivare a questi risultati, i tecnici dell’ARPA hanno svolto un monitoraggio minuzioso nel corso degli ultimi anni.

Il metodo

Per provvedere alla raccolta dei dati sulle acque del fiume Nocella i responsabili dell’ARPA Sicilia si sono serviti di due stazioni di monitoraggio. La prima (stazione monte) si trova a circa 10 chilometri dalla sorgente del fiume, nel comune di Carini. La seconda (stazione valle) si trova a circa 5 chilometri di distanza dalla prima, in prossimità della confluenza con il torrente Raccuglia.

Le attività di monitoraggio previste dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (e applicata in Italia con il Decreto Legislativo 152/2006) prevedono due tipi di valutazione: quella dello Stato Ecologico e quella dello Stato Chimico. La valutazione dello Stato Ecologico è basata su cinque classi di qualità (elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo) e prevede che nel corso di almeno un anno si ottengano dati sugli Elementi di Qualità Biologica, ovvero lo stato di “salute” dei macroinvertebrati (invertebrati di dimensioni maggiori a 1 millimetro, classificati in base all’indice STAR_ICMi), delle macrofite (vegetali acquatici visibili a occhio nudo e valutati tramite l’indice IBMR) e delle diatomee (piccole alghe brune analizzate secondo l’indice ICMi).

A questi vanno affiancati gli Elementi di Qualità chimico-fisici, ovvero il Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo Stato Ecologico (LIMeco), ed eventuali elementi chimici a sostegno, cioè inquinanti specifici non inclusi nell’elenco di priorità e indicati nella Tabella 1/B del Decreto Ministeriale 260/2010). Il peggiore di questi cinque elementi determina lo stato di qualità dello stato ecologico. Per la valutazione dello Stato Chimico, invece, vanno determinati nel corso di almeno un anno gli inquinanti specifici inclusi nell’elenco di priorità.

La salute del fiume Nocella

Il Nocella è inquinato. Se lo Stato Chimico risulta “buono”, lo stesso non si può dire dello Stato Ecologico, che in ben 3 dei 5 indicatori risulta essere “scarso” nella stazione valle. In particolare i risultati hanno evidenziato un peggioramento da monte a valle per macroinvertebrati e macrofite mentre l’indice LIMeco è “scarso” in entrambi i casi, a causa della presenza accertata di elevate concentrazioni di fosforo e ammoniaca.

Già in passato, nel 2005 e nel 2006, era stato fatto un monitoraggio del fiume Nocella, previsto dal Piano di Tutela delle Acque in Sicilia. I criteri previsti per le analisi erano diversi da quelli attuali ed erano quelli del precedente Decreto Legislativo 152/99 per il calcolo dello Stato Ambientale corsi d’acqua (SACA). Tuttavia, già in quell’occasione lo stato ecologico e ambientale del corso d’acqua risultava pregiudicato, dalla cui classificazione emergeva un giudizio di qualità pari a “5”, corrispondente a un “ambiente fortemente degradato”. Negli ultimi anni il corso d’acqua è stato spesso interessato da vari eventi denunciati dalla cittadinanza.

L’ARPA Sicilia ha rilevato la presenza di bovini nell’area e nell’alveo fluviale, nonché la presenza di discariche. Nella stazione di valle è stata rilevata un’area abusivamente adibita a discarica di inerti, resti di demolizioni ed elettrodomestici. Inoltre ad aprile e giugno 2017 sono stati osservati notevoli afflussi di acque maleodoranti e torbide, provenienti dal Fosso Raccuglia (Puddastri).

Le cause dell’inquinamento

Non c’è un solo colpevole. Il fiume riceve gli scarichi dei centri abitati di Montelepre e Giardinello e dalle attività agricole e agro-industriali (frantoi, allevamenti, caseifici) presenti in buon numero nel territorio circostante. Inoltre, l’affluente Puddastri riceve le pressioni dei centri abitati di Borgetto e Partinico e da numerose attività come cantine e frantoi, allevamenti e una distilleria.

È in particolare la distilleria, di proprietà della famiglia Bertolino, a essere la principale accusata da parte delle associazioni ambientaliste. Il danno ambientale derivato dagli scarichi della distilleria è già stato accertato e condannato con sentenza penale in Cassazione diventata irrevocabile nel 1999. Tuttavia rimane ancora aperta la questione sui risarcimenti e sulla eventuale chiusura della distilleria.

A questo bisogna aggiungere che negli anni i vertici della proprietà sono stati coinvolti in indagini per accertarne l’appartenenza mafiosa. Il legame con la mafia è stato evidenziato sia dai portali locali di lotta alla criminalità organizzata che dalle stesse autorità.

La reazione della cittadinanza

Il caso del fiume Nocella sarebbe rimasto noto solo localmente se non si fosse costituita un’associazione di cittadini e cittadine pronti a manifestare il loro disappunto verso questa situazione di degrado: l’Associazione San Cataldo Baia della Legalità.

Il presidente, Francesco Loria, ha spiegato a OggiScienza che «molti anni fa io e un gruppo di ragazzi abbiamo iniziato a interessarci alla protezione dell’ambiente e successivamente ci siamo costituiti prima in un comitato e poi in associazione. Fino a qualche anno fa la popolazione era ancora molto “chiusa” e non si esponeva facilmente alle discussioni pubbliche. Oggi invece c’è una coscienza nelle persone e ci siamo accorti che in tantissimi ci affiancano. Quando organizziamo una giornata di bonifica ci ritroviamo ad avere anche 100 persone che lavorano con noi. Vuol dire che pian piano abbiamo sviluppato una credibilità.

D’altronde siamo un’associazione che non prende e non vuole soldi da nessuno. Tutto ciò che vogliamo è che l’area venga risanata e che venga riconosciuta come protetta. Nei prossimi tempi vogliamo anche coinvolgere le scuole del territorio e ampliare ancora la nostra opera di divulgazione alla cittadinanza. Cercheremo di mettere le autorità davanti a una marea di persone che vogliono che questa situazione cambi. Speriamo di farcela».

Il futuro del Nocella

Si discute sulla costruzione di un resort turistico di lusso nella zona della Baia di San Cataldo. Alessandra 77 srl è l’impresa palermitana di costruzioni che vorrebbe investire quasi sette milioni di euro per un progetto «al servizio dell’area naturalistica e archeologica di San Cataldo». La proposta è ancora da valutare con attenzione ma ha incontrato il favore dei dirigenti comunali coinvolti.

Di tutt’altro avviso sono gli ambientalisti, secondo cui non sarebbe un resort a 5 stelle a risolvere le cose e a garantire una riqualificazione sostenibile nel tempo.

Il 5 novembre Francesco Loria dell’Associazione San Cataldo Baia della Legalità ha denunciato un atto intimidatorio. Mentre si trovava con un collega a compiere un’osservazione delle acque del fiume, le loro automobili parcheggiate poco distante sono state danneggiate.

«Evidentemente – ha commentato a PalermoToday il sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci – l’azione dei volontari, dei movimenti, delle istituzioni, delle forze dell’ordine che stanno intensificando i controlli e le azioni contro questi criminali, che vorrebbero continuare a inquinare e vivere nel malaffare, comincia a dare fastidio. Insieme ai comuni di Trappeto e Partinico abbiamo allertato subito la polizia municipale che ha provveduto a fare diversi campionamenti e, insieme agli amici della Baia di San Cataldo, siamo stati in caserma dei carabinieri per testimoniare concretamente la vicinanza delle istituzioni. Infine, personalmente ho denunciato e comunicato tutti i fatti alla Guardia costiera che sono sicuro continuerà le indagini per l’individuazione dei responsabili di questa “vergogna”».

La vicenda del fiume Nocella è ancora ben lontana da una conclusione ma forse, ora, qualcosa sta per cambiare. La speranza è che non si tratti di un cambiamento da Gattopardo.

Crediti immagini: Associazione San Cataldo Baia della Legalità

 

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.