STRANIMONDI

Niche: un gioco di genetica e sopravvivenza

Realizzato grazie a una campagna Kickstarter, Niche è un gioco di strategia e simulazione il cui scopo è far sopravvivere la propria specie in contesti ambientali difficil.i

Molti temi legati all’evoluzione biologica – adattamento, corsa evolutiva agli armamenti, dinamiche predatori-prede – rappresentano forme di sfida e competizione che si prestano a essere sviluppate in un gioco, ma spesso questi concetti vengono banalizzati o fortemente distorti per adattarli alle esigenze ludiche.

Videogiochi ed evoluzione

In una delle puntate precedenti abbiamo visto diversi esempi di autori di giochi da tavolo che sono riusciti a costruire meccanismi ludici che hanno anche senso dal punto di vista scientifico. La situazione nel mondo dei videogiochi è stata analizzata da uno studio del 2016 pubblicato sul Journal of Science Education and Technology, i cui autori hanno preso in esame 22 titoli incentrati sull’evoluzione per selezione naturale.

Dalla loro ricerca è emerso che i titoli con una maggiore distribuzione commerciale in genere non rappresentavano in maniera corretta i concetti chiave del processo evolutivo, mentre i giochi più accurati erano poco conosciuti e quindi più difficilmente accessibili dal grande pubblico.

Un’eccezione in questo senso è quella di Creatures, uno dei primi giochi basati su forme di intelligenza artificiale in grado di evolversi in maniere imprevedibili per i giocatori. Creato negli anni Novanta dall’informatico britannico Steve Grand, Creatures ha dato il via a una serie di titoli che tutt’ora godono di un certo seguito e ha avuto, fra i suoi estimatori, anche un biologo evolutivo del calibro di Richard Dawkins.

Decisamente meno accurato, secondo gli autori dello studio, l’approccio del gioco di maggior successo di questa categoria, Spore, nel quale le differenze genetiche non sono determinanti nell’influenzare la sopravvivenza degli organismi.

Il caso di Niche

Uno dei titoli più recenti in questo senso (che non è stato incluso nello studio sopra citato) è Niche: a genetics survival game, primo prodotto dallo Stray Fawn Studio di Zurigo. Realizzato grazie a una campagna Kickstarter che ha raccolto più di 70.ooo dollari (a fronte di 15.000 richiesti), Niche è un gioco di strategia e simulazione il cui scopo è far sopravvivere la propria specie in contesti ambientali difficili, fra malattie, cambiamenti climatici e predatori.

Muovendo le proprie creature simili a volpi su una mappa a base esagonale, i giocatori dovranno procurarsi cibo, raccogliere materiali per il nido e proliferare, avendo sempre cura di adattarsi al territorio in cui vivono.

Ci sono tanti modi per sopravvivere grazie alla grande varietà di tratti disponibili, che possono conferire vantaggi nell’approvvigionamento, nella percezione, nel movimento, nella difesa o nella riproduzione. Questi tratti posso essere recessivi o dominanti e molti di essi non sono presenti all’inizio ma possono apparire in seguito a mutazioni. La loro trasmissione ai discendenti è in parte legata al caso ma può comunque essere molto pianificata dal giocatore, che però dovrà tenere d’occhio il pool genico di ogni membro della specie.

Inbreeding, genetica

Non esistono solo tratti positivi e bisogna fare attenzione ai ripetuti accoppiamenti fra consanguinei, che possono far emergere problemi genetici e indebolire la specie. L’accumulo di variazioni può portare alla nascita di individui molto diversi fra loro – fra i tratti che possono apparire ci sono anche corna e ali, per dire – ma non ci sarà mai un evento di speciazione, sebbene sia comunque possibile separare geograficamente una sottopopolazione nella quale si verificherà un fenomeno di effetto del fondatore dovuto alla deriva genetica.

I primi passi nel mondo di Niche non sono facili e richiedono un’attenta gestione delle risorse sia dal punto di vista genetico, sia per quanto riguarda cibo e materiali da raccogliere, sia in termini di economia di azioni (ogni individuo adulto ha a disposizione tre punti azione, finiti i quali dovrà attendere il passaggio di un giorno per poter agire di nuovo), il che lo rende un gioco forse non per tutti e, alla lunga, potenzialmente ripetitivo.

Dal punto di vista scientifico ci sono delle evidenti semplificazioni – per esempio, caratteri poligenici che vengono ereditati come se fossero mendeliani – e il forte controllo esercitato dal giocatore lo fa sembrare più che altro un grande esperimento di selezione artificiale, ma l’idea è comunque interessante e consente di prendere confidenza con diversi concetti base della genetica evitando l’approccio didascalico.


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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.