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Patricia Bath e il dispositivo che ha rivoluzionato l’oftalmologia

Professoressa universitaria, oftalmologa di fama internazionale, inventrice con cinque brevetti all’attivo. Patricia Bath è tra le 58 donne che hanno cambiato il mondo secondo il TIME.

Patricia Bath, tra le 58 donne che hanno cambiato il nome secondo la rivista TIME. Foto: TIME

Quando ha brevettato la sonda Laserphaco, il primo dispositivo laser per la rimozione della cataratta, la reazione da parte dei suoi colleghi dell’Università della California di Los Angeles è stata di incredulità. «Ho spiegato al supervisore quel che avevo realizzato e lui ha risposto usando queste parole: “No, non l’hai fatto. È impossibile”».

Professoressa universitaria, oftalmologa di fama internazionale, inventrice con cinque brevetti all’attivo, Patricia Bath si è confrontata più volte con sessismo e razzismo. Nata e cresciuta ad Harlem, ha documentato le disparità razziali nell’accesso alle cure oculistiche e lavorato duramente per colmare questo gap. Nel corso della sua carriera, Bath ha collezionato numerosi primati – è stata la prima donna afroamericana a guidare un programma di formazione post-laurea in oftalmologia e la prima a brevettare un dispositivo medico – e oggi è famosa in tutto il mondo per aver reso la chirurgia oculistica più efficiente e meno invasiva.

Laserphaco, la sua invenzione più importante, è in grado di eliminare la cataratta – opacizzazione del cristallino oculare che può portare alla cecità – in maniera quasi indolore e con un’incisione di appena un millimetro. Grazie al genio e alla tenacia di questa donna, migliaia di persone in tutto il mondo sono tornate a vedere.

Il periodo newyorkese

Patricia Era Bath nasce nel 1942 ad Harlem, New York. Il padre, emigrato da Trinidad e Tobago, è il primo macchinista nero della metropolitana di New York, la madre, di ascendenze africane e Cherokee, è casalinga e collaboratrice domestica. I genitori incoraggiano lei e il fratello a studiare e investono tutte le loro risorse nella loro educazione. Patricia frequenta la Charles Evans Hughes High School di Manhattan, dove eccelle in scienze e matematica. All’età di 16 anni è tra i pochi studenti a poter prendere parte a un seminario sul cancro sponsorizzato dalla National Science Foundation. Il direttore del programma di ricerca, Robert Bernard, impressionato dal lavoro della ragazza, decide di inserirlo in un articolo scientifico. Nel 1960, ancora adolescente, Patricia Bath vince il Merit Award della rivista Mademoiselle per il suo contributo al progetto.

Subito dopo il diploma si iscrive all’Hunter College di Manhattan, dove nel 1964 consegue una prima laurea in chimica. Frequenta quindi la Howard University di Washington, dove nel 1968 si laurea con lode in medicina. Nell’estate di quello stesso anno, segnata dall’assassinio di Martin Luther King, decide di contribuire alla Poor People’s Campaign, la campagna a sostegno dei poveri voluta dal grande leader afroamericano. Con alcune decine di studenti di medicina della sua università, Bath si reca a Resurrection City – baraccopoli costruita lungo il National Mall di Washington a seguito della morte di King – dove organizza e gestisce un servizio volontario di assistenza sanitaria per le persone più indigenti.

Nel 1969 ottiene una borsa di studio della Columbia University che le dà la possibilità di studiare e al contempo contribuire ai servizi di assistenza oculistica presso l’Harlem City Hospital. In questo periodo inizia a raccogliere grandi quantità di dati sui problemi alla vista dei pazienti dell’ospedale, privo di un reparto di oftalmologia. Si accorge così della sproporzione tra il numero di pazienti non vedenti ad Harlem rispetto a quelli presenti nella clinica oculistica della Columbia e scopre che gli afroamericani hanno il doppio delle probabilità di soffrire di cecità rispetto ai bianchi e, addirittura, una possibilità otto volte maggiore di sviluppare un glaucoma, prima causa di cecità all’interno della comunità di Harlem.

Sulla base di queste ricerche, Bath fonda l’oftalmologia di comunità, disciplina che promuove la salute della vista e la prevenzione della cecità attraverso programmi che utilizzano metodologie di salute pubblica e medicina di comunità, in modo da portare le cure oculistiche alle fasce di popolazione più deboli e meno servite.

In California

Tra il 1970 e il 1973, Bath è la prima persona afroamericana a svolgere un tirocinio post-universitario in oftalmologia alla New York University. Ottenuta la specializzazione, si trasferisce in California per lavorare come assistente di chirurgia presso la Charles R. Drew University e l’Università della California (UCLA) di Los Angeles. Qui i dirigenti provano imbarazzo all’idea di assegnarle un posto in condivisione con un collega – maschio e bianco – con le stesse qualifiche.

Appena assunta, Bath ottiene una scrivania nella stanza delle segretarie. “Quando mi è stato offerto un ufficio che non era equivalente a quello dei miei colleghi maschi”, dichiarerà Bath in un’intervista a Time, “avrei potuto protestare, ma sentivo che in quel momento era più importante concentrarmi su quello che stavo facendo”.

Foto: UCLA

La sua perseveranza la ripaga presto. Nel 1975, infatti, diventa la prima donna a ricoprire un ruolo stabile all’interno del dipartimento di oftalmologia del Jules Stein Eye Institute della UCLA. L’anno successivo è tra i fondatori dell’American Institute for the Prevention of Blindness, importante associazione che fa propri i principi dell’oftalmologia di comunità, secondo cui la vista è un diritto umano fondamentale e la cura degli occhi deve essere parte essenziale dei servizi sanitari di base.

Tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, Bath sviluppa tecniche innovative di cheratoprotesi, trattamento chirurgico dei pazienti affetti da cecità attraverso l’impianto di cornee artificiali, e nel 1983 è scelta per condurre il primo studio nazionale su questo tipo di intervento.

Laserphaco, rivoluzionare il trattamento della cataratta

Nel frattempo, a partire dal 1981, inizia a lavorare alla sua invenzione più famosa, un dispositivo per il trattamento della cataratta che sfrutta la tecnologia laser. Nel 1986, dopo cinque anni di test ed esperimenti, decide di allontanarsi temporaneamente dalle responsabilità cliniche e amministrative e concentrarsi su questo lavoro. Conduce le sue ricerche nel laboratorio di Daniéle Aron-Rosa, ricercatrice al Centre ophtalmologique Edmond De Rothschild di Parigi, e poi al Laser Medical Center di Berlino.

Il risultato è la sonda Laserphaco, abbreviazione di Laser PHotoAblative Cataract surgery. Il dispositivo, brevettato nel 1988, vaporizza rapidamente e in modo quasi indolore la cataratta e consente il facile inserimento di un nuovo cristallino. Migliorato da Bath nel corso degli anni, è ancora oggi lo strumento più utilizzato in quest’ambito a livello internazionale.

Nel 2017 la rivista TIME ha inserito Patricia Bath tra le 58 donne che hanno cambiato il mondo e nel 2018 la New York Academy of Medicine le ha conferito la prestigiosa John Stearns Medal per i suoi contributi alla pratica clinica. Sono solo gli ultimi di una lunga serie di premi e riconoscimenti che Patricia Bath – a dispetto del sessismo, del razzismo e dell’incredulità dei suoi colleghi – ha meritatamente ottenuto nel corso della sua carriera.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.