La dieta dei bonobo, ricca di iodio grazie alle piante acquatiche
Nella foresta di LuiKotale gli scienziati studiano le abitudini sociali e alimentari di due comunità di bonobo. Che arricchiscono la propria dieta con piante acquatiche, ricche di iodio.
A Sud del fiume Congo, nel cuore del bacino idrologico, si trova il Salonga National Park: è la più grande area di foresta tropicale protetta dell’Africa. Qui, più precisamente nella foresta LuiKotale, un gruppo internazionale di ricercatori segue dal 2002 due diverse comunità di bonobo, conducendo sudi comparativi sulle loro preferenze di habitat, di alimentazione e sulle abitudini sociali. Su quest’ultima, i ricercatori hanno osservato qualcosa d’interessante: i bonobo consumano piante acquatiche ricche di iodio. I dati raccolti al riguardo, appena pubblicati sulla rivista BMC Zoology, potrebbero spiegare come i nostri stessi antenati preistorici abbiano potuto soddisfare le loro esigenze nutrizionali e stabilirsi nella regione.
Uno spuntino di piante acquatiche
Il bonobo (Pan paniscus) è classificato come “in pericolo” dalla IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, che stabilisce lo status di conservazione delle specie. Si stima che il 40% della popolazione possa essere ospitata dal Salonga National Park, dove i primatologi tedeschi Barbara Fruth e Gottfried Hohmann guidano il LuiKotale Bonobo Project, un progetto di ricerca sul campo iniziato 17 anni fa. I ricercatori seguono due comunità di bonobo, per un totale di una settantina d’individui, che si sono ormai abituati alla loro presenza.
Nel corso del lavoro sul campo, gli scienziati hanno notato che i bonobo usano cibarsi delle piante acquatiche del bacino del Congo. Le osservazioni raccolte nel corso di due anni per una delle comunità di bonobo, in particolare, hanno mostrato che queste grandi scimmie fanno uno spuntino di piante acquatiche all’incirca una volta ogni due settimane e nutrendosi di due specifici vegetali: ninfee (Nymphaea lotus), di cui mangiano il corpo immerso scartando foglie e fiori, e piccole quantità di alcune specie di giunco.
La combinazione di queste osservazioni con i dati sul contenuto di iodio delle piante di cui si cibano i bonobo – provenienti da un altro studio, in corso al Leibnitz Institute for Zoo and Wildlife Research – ha rivelato che si tratta di vegetali con un alto contenuto di iodio, un elemento che ha un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento del sistema endocrino e lo sviluppo cerebrale dei vertebrati.
«Le nostre osservazioni potrebbero spiegare come le scimmie ottengano lo iodio necessario al loro benessere dalle fonti naturali di cibo, laddove in molte popolazione dell’area si stima che vi sia una carenza dell’elemento», spiega Hohmann, primo autore dello studio, in un comunicato. «Anche in altre scimmie come gorilla e scimpanzé, infatti, è stato riportato il consumo di piante acquatiche, che potrebbero quindi rappresentare la principale fonte naturale di iodio».
Primati, anche umani
Le osservazioni nella foresta di LuiKotale possono non essere rappresentative dell’intera area del bacino, né è ancora chiaro quanto i bonobo allo stato selvatico riescano ad assorbire lo iodio dalla vegetazione acquatica (sebbene la concentrazione in quest’ultima sia alta, quindi potrebbe trattarsi di una percentuale significativa). Tuttavia, lo studio porta indizi utili non solo per capire come il nutriente entri nella dieta dei primati non umani, ma anche per comprendere come le popolazioni preistoriche della nostra specie abbiano potuto stabilirsi nell’area, ritenuta povera di fonti di iodio.
Lo iodio è un elemento fondamentale per gli umani moderni e dei primi ominidi: in quantità adeguate permette infatti lo sviluppo del cervello, assicurando un’adeguata produzione di ormoni tiroidei, necessari per il buon funzionamento del metabolismo. «Gli scenari evolutivi suggeriscono che i principali sviluppi dell’essere umano siano legati alle aree costiere, che offrono una dieta in grado di portare avanti lo sviluppo cerebrale degli ominidi», spiega Hohmann.
«Si pensa che i bonobo abbiano necessità di iodio simili a quelle degli esseri umani, per cui il nostro studio offre, per la prima volta, una possibile risposta a come i nostri antenati abbiano potuto sopravvivere nel bacino del Congo, un’area in cui si pensava che le fonti di iodio fossero scarse, senza supplementi nella dieta: il consumo di erbe acquatiche potrebbe aver contribuito a soddisfare le esigenze nutrizionali delle popolazioni di ominidi». Le osservazioni raccolte nello studio di Hohmann e dei suoi colleghi permetteranno ora di indagare alcuni aspetti più specifici sull’assunzione dello iodio nei bonobo, come gli effetti sulla riproduzione e sullo sviluppo dei piccoli.
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