Gallina che sta al sole fa uova buone
Piccole "coccole ambientali" per le galline domestiche o per pollai casalinghi fanno bene alla salute di tutta la famiglia, umana e pennuta.
Più di dieci anni fa usciva uno studio scandinavo che indicava come le galline cresciute in allevamenti con sistemi di lettiere o libere di razzolare fossero più predisposte alle malattie rispetto a quelle cresciute in gabbie tradizionali da allevamento e ne risultava, quindi, una maggiore mortalità delle prime.
In quell’occasione i ricercatori del National Veterinary Institute della Svezia, guidati da Oddvar Fossum, hanno osservato che – durante il passaggio previsto dalla legge svedese dagli allevamenti in gabbia a metodi più naturali (come quello che prevede polli e galline ruspanti) – il numero di galline che moriva di malattia e infezioni era aumentato. La causa principale registrata era un’infezione batterica da Escherichia coli, ma i polli ruspanti avevano anche più probabilità di essere beccati, feriti gravemente e uccisi da altri volatili. Anche le infestazioni da acari e vari parassiti si rilevarono più importanti nelle galline libere, tuttavia il tipo di vita e alloggiamento non sembrò influenzare l’incidenza di infezioni virali.
Fortunatamente oggi non ci sono dubbi sul fatto che la salute (non solo fisica) di polli e galline migliori quando vivono in libertà, o in contesti ambientali naturalmente stimolanti. E quello di dieci anni fa era solo un paradosso apparente, poiché il concetto di benessere del pollo era ancora molto poco sentito, anche tra gli allevatori non intensivi. Si chiarì che soprattutto in Svezia, dove la legge aveva imposto di passare in breve tempo dalle gabbie ad allevamenti più umani, gli allevatori mancavano dell’esperienza necessaria e di quelle conoscenze che avrebbero impedito tassi di mortalità e malattia così alti.
Lo stesso Fossum, dichiarò dopo la pubblicazione dello studio che “la salute delle galline svedesi allevate con questi nuovi sistemi è migliorata non appena gli allevatori hanno acquisito maggiore esperienza nella gestione dei nuovi sistemi”. Tutto questo vale anche per i piccoli pollai casalinghi o per chi ha anche una sola gallina come pet e che ancor più si interessa del benessere psicofisico del suo piccolo animale da compagnia.
Erbe e verdure
Un banale accorgimento sulla somministrazione di erbe e verdure, che vale tanto per il grande allevatore svizzero quanto per chi ospita in casa una gallina domestica, riguarda non quanta o quale verdura mettere a disposizione, ma piuttosto il come. Lasciarla semplicemente per terra può causare parassitosi o infezioni proprio come quella da Escherichia coli: con la verdura a terra la gallina libera tenderà a calpestare il cibo, razzolare e raspare con le zampe, trascinando così le foglie nel fango e negli escrementi, per poi cibarsene. Basta realizzare un sistema di “appendino” per verdure o una zona rialzata dove disporle per evitare in maniera semplice ed economica molti problemi di salute della gallina (per saperne di più o avere qualche idea).
Nel 2009 una ricercatrice finlandese – Eija Valkonen – studiò la salute delle galline confrontando quelle allevate in gabbie comuni con quelle cresciute e vissute in gabbie arricchite di stimoli e “mobilio” utili all’attività naturale della specie. I risultati ottenuti non mostrarono alcuna differenza nella produttività delle uova e in termini di salute fisica indicò che le galline cresciute in gabbie tradizionali avevano ossa decisamente più fragili per il mancato esercizio fisico, mentre quelle cresciute in gabbie ricche, che potevano usare attivamente posatoi e nidi, avevano ossa più forti (ma c’era la possibilità di lesioni ai polpastrelli).
Vale la pena, però, che chiunque ha una gallina in casa faccia una riflessione su ciò che dichiarò la ricercatrice, sostenitrice delle gabbie non convenzionali. “Studiare il benessere degli animali non è mai una questione semplice e i risultati sono invariabilmente ambigui. Sono sempre aperti all’interpretazione, almeno per quanto riguarda il peso che diamo ai diversi indicatori di benessere. Ad esempio, è più importante evitare le lesioni ai piedi o soddisfare i bisogni comportamentali degli individui?”.
Il benessere delle galline
In Italia, dalla legge n. 629 del 1985 in poi, si cominciò a parlare di benessere degli animali da allevamento e delle 5 libertà fondamentali che dovrebbero essere garantite: libertà dai bisogni primari (fame e sete), libertà dal dolore, libertà dal disagio, ma anche libertà dalla paura e libertà di esprimere il comportamento naturale.
Ecco perché ogni gallina dovrebbe poter disporre di un luogo protetto dove nascondersi e deporre le uova in serenità, avere l’alimentazione giusta e l’acqua a disposizione, vivere in luoghi aperti dove poter razzolare e avere posti dove appollaiarsi. L’aria aperta e garantire il comportamento del razzolare sono fondamentali per ogni gallina. E recentemente si è scoperto che stare al Sole fa bene non solo a loro, ma anche a noi: un team di nutrizionisti e ricercatori esperti di allevamento ha rivelato che l’esposizione delle galline ai raggi UV aumenta il livello di vitamina D – chiamata anche “vitamina del sole” – nelle uova.
Secondo la Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro l’80% delle persone ha una carenza di vitamina D. Le uova della gallina sono naturalmente ricche di vitamina D, ma i ricercatori della Martin Luther Universität hanno trovato un modo per aumentarne ancora la concentrazione: fare letteralmente i lettini solari alle galline.
L’idea del team di ricerca ha funzionato: dopo solo tre settimane di esposizione alla luce UV supplementare per sei ore al giorno, il contenuto di vitamina D delle uova è aumentato dalle tre alle quattro volte, senza poi crescere ulteriormente e a dismisura nelle settimane successive. Gli sperimentatori hanno anche valutato che, nel loro campione, la luce aggiuntiva non ha causato problemi evidenti per le galline.
Ma occhio. Se avete una gallinella in casa o un piccolo pollaio, questo esperimento è di quelli da “non ripetere a casa” senza l’ausilio di un veterinario esperto: “gli esseri umani”, ha spiegato in una nota allo studio il professor Eberhard von Borell, esperto di zootecnia “non possono vedere la luce UV, ma i polli possono. Pertanto, i regimi di luce sono un aspetto critico perché la luce influenza il comportamento e l’attività di deposizione”.
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