AMBIENTE

Innalzamento dei mari, triplicata la stima delle persone a rischio

Nel 2100 saranno 190 milioni le persone sul pianeta che vivranno in zone al di sotto delle linee di alta marea.

L’innalzamento del livello del mare in questo secolo potrebbe inondare le aree costiere che ora ospitano da 340 a 480 milioni di persone, riferiscono i ricercatori di Climate Central, un gruppo di ricerca che ha pubblicato nuove stime sul livello di innalzamento dei mari su Nature Communications. Si tratta del triplo del numero di persone che si stima siano a rischio utilizzando i precedenti dati sull’altitudine costiera.

Quali sono le stime attuali dell’innalzamento

La maggior parte delle stime dell’innalzamento medio globale del livello del mare in questo secolo parlano di un innalzamento al di sotto dei 2 m. Si tratta delle previsioni del principale modello utilizzato per valutare le esposizioni della popolazione globale e nazionale a livelli estremi di acque costiere, i dati di elevazione satellitare della NASA. Tali stime si basano sulla missione radar topografica della NASA, o SRTM, che ha creato una mappa topografica globale da immagini satellitari e dati radar. SRTM misura l’elevazione facendo rimbalzare i segnali radar dalla superficie terrestre, che si tratti di un albero, un edificio o la terra stessa. Quindi il metodo può sopravvalutare i livelli di elevazione, specialmente nelle foreste e nelle città. Proprio gli alberi e gli edifici avrebbero prodotto grandi margini di errore nelle precedenti stime dell’altitudine costiera.

Cos’è CoastalDEM

Oggi, un nuovo tool – chiamato CoastalDEM – utilizza reti neurali per ridurre il margine di errore delle previsioni fornite dalla NASA. Gli scienziati hanno messo a punto le stime di elevazione di SRTM usando una rete neurale artificiale, un algoritmo informatico pensato per imitare il modo in cui il cervello elabora le informazioni. L’algoritmo è stato programmato per tenere conto di alberi, ponti ed edifici per ricalcolare le altitudini del terreno come se la Terra fosse nuda per produrre stime di elevazione più accurate.

Secondo le previsioni basate sulla situazione odierna, CoastalDEM mostra che nel 2100 saranno 190 milioni gli abitanti del pianeta che vivranno in zone al di sotto delle linee di alta marea, 80 milioni di persone a rischio in più rispetto a oggi, cifre che triplicano i valori basati sulla modellistica precedente.
Utilizzando le nuove stime di elevazione, i ricercatori hanno utilizzato i dati sulla popolazione del 2010 per calcolare quante persone vivono oggi sulla terra che potrebbero essere influenzate dall’innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici. Se il riscaldamento globale potesse essere mantenuto a 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, l’innalzamento del livello del mare, previsto dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici nel 2013, sommergerebbe le aree che attualmente ospitano 360 milioni di persone, mentre nello scenario peggiore – dove cioè le emissioni rimarranno incontrollate provocando importanti scioglimenti di ghiacci antartici, a essere colpite saranno 480 milioni di persone. Indipendentemente dallo scenario, oltre il 70% delle persone considerate vulnerabili vive in otto paesi asiatici, la fetta più consistente in Cina.

Si tratta di stime

Certo, si tratta di stime. Le tendenze demografiche della popolazione costiera potrebbero andare in un’altra direzione. Gli esseri umani possono migrare di fronte al rischio di alluvione oppure le città potrebbero ridisegnare le infrastrutture per gestire meglio le maree più alte e le frequenti inondazioni.
“In ogni caso, le nuove proiezioni per la popolazione colpita entro il 2100 rappresentano un notevole balzo in avanti rispetto alle stime utilizzando i dati SRTM, afferma uno degli autori – che oscillavano dai 95 ai 170 milioni di persone.”

“Se le nostre scoperte restano valide – concludono – le comunità costiere di tutto il mondo dovranno prepararsi a futuri molto più difficili di quanto si possa attualmente prevedere. Recenti lavori hanno suggerito che anche negli Stati Uniti l’innalzamento del livello del mare durante questo secolo potrebbe indurre una migrazione su larga scala lontano dalle coste non protette, ridistribuendo la densità di popolazione in tutto il paese e esercitando una forte pressione sulle aree interne.”


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.