La Salpa fusiformis, un tunicato innocuo che aiuta l’ambiente catturando anidride carbonica
Stanno aumentando gli avvistamenti nei mari di tutto il mondo, anche in Italia: è un tunicato dal corpo trasparente e dalla consistenza gelatinosa, due peculiarità che portano i bagnanti a confonderla con una medusa o un pezzo di plastica.
Nelle ultime settimane sempre più spesso nelle acque di Puglia, Calabria e Sicilia è stata avvistata una strana creatura. A causa del suo corpo semitrasparente e galleggiante potrebbe essere scambiata per uno strano pesce, una medusa o addirittura per un pezzo di plastica. Si tratta invece della Salpa fusiformis, nome scientifico che descrive un tunicato trasparente dalla consistenza gelatinosa in grado ogni giorno di catturare enormi quantità di anidride carbonica, ripulendo così l’aria del nostro pianeta. La specie è abbastanza diffusa in tutto il pianeta, la possiamo trovare nell’Oceano Antartico, nel Mar Mediterraneo, a nord dell’Oceano Pacifico (est e ovest), nelle acque europee come il Regno Unito o la Grecia, il Canada e la Nuova Zelanda.
Per saperne di più di questo strano animale abbiamo parlato con Gianluca Carandino, un biologo marino, cofondatore del gruppo S.e.a. Lovers che si occupa di tutela e salvaguardia ambientale organizzando giornate di raccolte rifiuti presso le spiagge e in ambiente marino, oltre a eventi di sensibilizzazione all’interno delle scuole per educare i più piccoli al corretto smaltimento dei rifiuti e ai danni della plastica in mare.
“Le salpe sono organismi appartenente al phylum dei Cordati, al subphylum dei Tunicati e alla classe dei Taliacei. Sono organismi essenzialmente filtratori, prendono nome dalla tunica che riveste l’animale. Presentano una forma a botte con evidenti i due sifoni caratteristici del filtraggio. Possono trovarsi in forma libera o coloniale. Fanno parte della macro categoria del plancton costituita da organismi che non sono in grado di opporsi al movimento delle correnti ma che, al contrario, si lasciano trasportare da esse. Le meduse invece appartengono al phylum degli Cnidari, la loro caratteristica distintiva sono gli cnidociti, cellule specializzate urticanti che usano principalmente per catturare le prede” afferma il Dott. Carandino.
Animali multicellulari che formano il trenino dell’amore
Le salpe sono considerate animali multicellulari, si riproducono rapidamente e sono in grado di raddoppiare il loro numero più volte al giorno. Questi organismi sono ermafroditi, cioè hanno sia il sesso maschile sia quello femminile, in modo tale che l’individuo possa agire nella copula sia da maschio che da femmina.
Ultmamente è possibile scorgere esemplari di Salpa fusiformis lungo tutto il Mar Mediterraneo, aggregato in grossi banchi di suoi simili lontani dalle coste componendo una sorta di trenino chiamato “il trenino dell’amore”. Durante la fase sessuata, infatti, si creano catene lunghissime formate dal perfetto schieramento delle salpe, che si ordinano in fila, uno dietro l’altro. In questo periodo, i maschi rilasciano nell’acqua svariati spermatozoi i quali entrano nelle femmine, fecondandole. Dopo aver partorito, tutti gli esemplari della fila si trasformano in maschi, in modo da poter fecondare di nuovo. Successivamente alla produzione degli spermatozoi, i maschi, per via dello sforzo, muoiono tutti, ma il numero della specie non ne soffre poiché dopo pochi giorni, soprattutto se le acque sono particolarmente calde, verranno sostituiti dai nuovi nati.
Eppure, non ci siamo mai accorti di lei
Insieme alla Salpa Maxima, la Salpa fusiformis è la più comune nei nostri mari tra le creature appartenenti all’ordine delle Salpide. Preferisce vivere in mare aperto e trascorre buona parte della giornata sommersa fino a profondità di 800 metri, per poi tornare in superficie durante la notte. A causa di venti e correnti si può avvicinare a riva anche se ciò generalmente accade in periodi differenti da quelli frequentati da turisti. Il suo modo di muoversi è davvero caratteristico, pompa l’acqua attraverso il proprio corpo e la filtra per bloccare il fitoplancton che mangia usualmente.
Che dieta seguono questi strani animali?
Pochissimo si conosce sulla dieta dei tunicati planctonici come le salpe, che possono comprendere circa l’80% dell’abbondanza di zooplancton in condizioni di fioritura. Durante uno studio risalente al 2017 è stato analizzato il contenuto intestinale sia delle fasi aggregate sia di quelle solitarie della Salpa fusiformis e della Salpa Thalia democratica, attraverso microscopia elettronica a scansione (SEM), cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) e analisi degli isotopi stabili (SIA) per raccontare le loro diete in condizioni di campo. Il contenuto intestinale comprendeva diatomee, dinoflagellati, aptofiti agellati (Ordine Prymnesiales e Coccolithophorales), prasinofiti (Ordine Chlorodendrales) e, talvolta, copepodi (Crustacea). Il microscopio elettronico a scansione ha sostenuto la presenza di numerose specie di fitoplancton nell’intestino della salpa ed è stato ampiamente supportato da HPLC e SIA. I picchi dominanti nei cromatogrammi HPLC corrispondevano alla fucoxantina, alloxantina, clorofilla beta-carotene, dimostrando l’ingestione di diatomee, criptofite e alghe verdi. Gli stadi solitari sia di S. fusiformis che di T. democratica si alimentano di elementi che non erano comuni nei campioni di fitoplancton, ovvero rispettivamente coccolitofori e copepodi.
La Salpa ha una stretta connessione con l’uomo
Pur avendo un aspetto molto particolare, la Salpa fusiformis è un animale affascinante. Il suo legame con l’uomo è più stretto di quanto si possa immaginare: facendo parte del gruppo dei Cordati presenta la notocorda, una struttura di sostegno del corpo che nei vertebrati, come l’uomo, è stata poi sostituita dalla colonna vertebrale. A questo si aggiunge il contributo dell’animale alla pulizia dell’ambiente: come emerso da alcuni studi, essa è in grado di catturare ogni giorno molte tonnellate di anidride carbonica, trasportandole dalla superficie al fondale marino, impedendo così alla CO2 di rientrare nell’atmosfera.
Non presentando tentacoli velenosi, questa specie non è urticante, la sua presenza porta però un danno a livello ambientale causando l’eutrofizzazione delle acqua marine, ovvero una prolificazione eccessiva di alghe.
Ma cosa può significare la loro presenza nelle nostre acque?
“L’innalzamento della temperatura del Mediterraneo – spiega il Dott. Carandino – potrebbe essere uno dei principali fattori nel determinare questo aumento nei nostri mari. Già alcuni anni fa sono stati avvistati nelle acque di Lipari (Messina) esemplari di Salpa Maxima non comune a queste latitudini. L’animale, infatti, vive sui fondali dell’Oceania e di vari arcipelaghi del Pacifico. La mancanza o la diminuzione di predatori, a causa dell’impatto antropico, potrebbe essere un altro fattore determinante, infatti la notevole riduzione di tartarughe marine o delfini che si nutrono di questi organismi planctonici potrebbe causare un’abbondanza di queste specie.”
La loro presenza, infatti, è sintomo di un mare pulito. Si è inoltre scoperto che questi organismi potrebbero svolgere un importante ruolo a livello ecosistemico sequestrando ogni giorno tonnellate di anidride carbonica, trasportandole dalla superficie al fondale marino, impedendo così alla CO2 di rientrare nell’atmosfera.
“I biologi statunitensi Laurence Madin, della Woods Hole Oceanographic Institution, e Patricia Kremer, dell’università del Connecticut, hanno grande fiducia nel loro potenziale, come emerge da una loro ricerca pubblicata nella rivista Deep Sea Research. La ricerca è il risultato di numerose spedizioni nel medio Atlantico eseguite nel corso di più di trent’anni, dalle quali è emerso che la specie studiata, Salpa aspera, prolifera in modo continuo fino a formare densi sciami in grado di coprire per mesi superfici anche di cento mila chilometri quadrati. Proprio per questa sua caratteristica con l’impiego delle più attuali tecnologie ricombinanti, una mutazione del corredo cromosomico porterebbe la Salpa aspera a diventare sempre più efficiente nel legarsi all’anidride carbonica presente nell’aria. Capace di metabolizzare, trattenendole, grandi quantità di CO2, questa se lasciata proliferare potrebbe dare risultati davvero significativi contro l’effetto serra” sostiene il Dott. Carandino.
Leggi anche: Anche le tartarughe vedono le facce nelle nuvole?
Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.