I crimini ambientali: numeri, mappe e tipologie
Tra commercio di legna, pesci, animali selvatici, estrazioni illegali o abbandono abusivo di rifiuti.
Sapevate che un’associazione di Parigi dal nome Géosmine ha creato una mappa per raccogliere le segnalazioni di crimini ambientali del mondo? Ideata da Arthur Paré e dal suo team, la mappa mostra le diverse attività illegali segnalate dagli utenti come commercio illegale di animali selvatici, legname e pesce e abbandono abusivo di rifiuti. Tutti crimini che il gruppo cerca di contrastare tramite la loro raccolta e classificazione.
Questa non è la prima iniziativa di questo genere (ma è la prima a partecipazione popolare sul web) già da anni, infatti, UNICRI, l’ente delle Nazioni Unite che si occupa di indagare e combattere questi crimini, così come l’Unione Europea e la World Bank, hanno raccolto dati ed effettuato azioni importanti per combattere le attività illegali che danneggiano l’ambiente. Vediamo nel dettaglio i numeri dei crimini legati all’ambiente.
Commercio illegale di legname, di pesce e di animali selvatici
Il valore economico globale del commercio illegale di legname, pesce e animali selvatici si aggira tra i mille e i duemila miliardi di dollari. Una cifra ingente, paragonabile a quelle dei crimini considerati “tradizionali” come il traffico di stupefacenti (World Bank).
Relativamente al legname, se si considera il mancato pagamento delle tasse su quello che viene tagliato e commerciato illegalmente, la somma persa dallo stato di riferimento è spesso significativa. Parlando di reati, è difficile avere dei dati certi, ma si possono fare delle stime. Secondo quelle della World Bank il valore annuo stimato del legname commerciato illegalmente (ovvero tagliato laddove non sarebbe legale farlo, come nelle zone protette) è compreso tra i 52 e i 157 miliardi di dollari, quello dei pesci commerciati illegalmente tra i 16 e i 36 miliardi di dollari e quello di animali selvatici tra i 5 e i 23 miliardi di dollari.
Il commercio illegale di legname è il crimine ambientale più lucrativo. Tagliare alberi laddove è vietato, come per esempio nella foresta amazzonica, provoca danni non solo all’ambiente ma è una minaccia anche per la sicurezza delle persone, in quanto circa un miliardo e mezzo di persone nel mondo dipende dalle foreste per sopravvivere. Il volume del legname commerciato illegalmente è molto alto in Indonesia e in Russia, che vedono rispettivamente 41 e 38 milioni di metri cubi l’anno trafficati. A seguire ci sono il Brasile con 19 milioni di metri cubi e l’India con 18.
Per quanto riguarda la pesca i numeri non sono meno significativi: i pesci catturati di frodo rappresentano l’11-19% di tutto il pesce pescato, quindi tra i 10 e i 26 milioni di tonnellate di pesce, con un valore totale valutato tra i 10 e i 23 miliardi di $.
Il commercio di animali selvatici comprende sia quelli a rischio di estinzione che quelli non a rischio, oltre che diversi prodotti derivati dagli animali. Oltre che essere ovviamente un danno per le specie in sé e per gli ecosistemi coinvolti, il commercio illegale di animali selvatici produce danni anche in termini economici. Un esempio è la caccia all’elefante. In uno studio del 2016 di Nature, vengono messe in relazione la presenza di elefanti in 164 aree protette africane con il numero di visite turistiche. Si è rilevato che una maggiore densità di elefanti aumenta il numero di visite alle aree protette: per ogni elefante aggiuntivo aumentano le visite turistiche del 371%.
Secondo la World Bank, impegnata seriamente contro i crimini ambientali (stanzia circa 300 milioni di $ per contrastarli) a pagare le conseguenze di questi atti illegali oltre che animali e ambiente sono spesso le popolazioni più povere. Questo perché esse dipendono proprio da quegli ecosistemi e quelle specie animali che sono messi a rischio dai crimini ambientali.
Per quanto riguarda le specie a rischio, come abbiamo visto qui, esse sono anche quelle più commercializzate. Eppure ben 183 paesi del mondo hanno sottoscritto nel 1973 CITES, la Convention on International Trade of Endengered Species, impegnandosi formalmente contro il sovrasfruttamento di flora e fauna.
Nonostante ciò il commercio di specie anche a rischio continua. Abbiamo visto che coinvolge diverse specie e paesi, fruttando moltissimo ai criminali che lo praticano, spesso internazionalmente.
Nel Rapporto Zoomafia 2019, la LAV afferma che il commercio illegale di animali selvatici è “Stimato per un valore di quasi 20 miliardi di dollari l’anno […] sta portando all’estinzione sia animali come i pangolini (uccisi per il commercio delle loro scaglie) o le tigri, sia le piante come il palissandro e il tek. Ogni giorno circa 55 elefanti africani vengono uccisi dai bracconieri per l’avorio”.
Il pangolino risulta essere l’animale più trafficato nel mondo, tanto che la specie è a rischio estinzione; il motivo del traffico di questo animale è legato al commercio delle scaglie di cheratina che gli ricoprono il corpo, unico mammifero al mondo con questa particolarità, molto apprezzate soprattutto nella medicina tradizionale cinese.
Estrazione illegale di minerali e di petrolio greggio
L’estrazione illegale di minerali è limitata ai paesi in via di sviluppo. Sebbene sia uno dei crimini ambientali minoritari, l’estrazione e il commercio illegali di minerali è stimata valere tra i 12 e i 48 miliardi di dollari l’anno, ovvero una percentuale compresa tra l’1 e il 4% dell’estrazione globale di minerali. Oro, diamanti e pietre preziose in generale sono le sostanze più estratte e commerciate illegalmente. I minatori illegali utilizzano spesso sostanze tossiche e poco costose nel processo di raffinazione, sostanze che finiscono regolarmente per contaminare corsi d’acqua per esempio con il mercurio, un elemento molto utilizzato in questo processo.
È stimato che ogni giorno vengano estratti illegalmente tra i 99 e i 227 milioni di barili al giorno solo in sei paesi: Colombia, Indonesia, Messico, Siria, Russia e Nigeria, cioè una percentuale compresa tra lo 0,3 e lo 0,6% della produzione totale annuale. Solo in Nigeria, il paese più colpito, i barili rubati sono tra i 100mila e i 400mila al giorno. Il Furto di petrolio e sua la raffinazione provocano solitamente gravi problemi di inquinamento ambientale che può avere effetti a lungo termine, contaminare le fonti di cibo e acqua e minacciare i mezzi di sussistenza che dipendono dalla terra e corsi d’acqua. Il greggio è una risorsa che se gestita correttamente inoltre, può servire come un’importante fonte di entrate per i paesi in via di sviluppo.
Abbandono abusivo di rifiuti, anche pericolosi
Relativamente all’abbandono abusivo di rifiuti c’è sicuramente molto da dire sull’Italia. Secondo i dati raccolti da Legambiente, l’Italia presenta dei numeri molto significativi: nel 2018 sono aumentati i crimini legati al ciclo illegale dei rifiuti in Italia, il cui numero complessivo si avvicina alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno).
La regione italiana più colpita è la Campania che, come possiamo vedere dall’immagine, presenta moltissimi siti di scarico illegale di rifiuti tossici, oltre ad essere al primo posto nella classifica italiana per infrazioni legate al ciclo dei rifiuti. Con ben 1589 infrazioni accertate nel 2018 rappresenta il 19,9% delle denunce di questo tipo a livello nazionale.
In generale, la popolazione umana mondiale produce oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti solidi al giorno, più di tutte le altre emissioni antropogeniche, compresi i gas serra, rendendo quello dei rifiuti un problema globale. L’UE con la Direttiva 99/31 “Mira a prevenire, o ridurre il più possibile, qualsiasi impatto negativo delle discariche sulle acque superficiali, sulle acque freatiche, sul suolo, sull’atmosfera e sulla salute umana, introducendo rigidi requisiti tecnici”, ma rispettarla è costoso. Per questo le organizzazioni criminali hanno visto nel traffico illegale di rifiuti un’attività estremamente redditizia. Non solo in Italia: i crimini legati allo smaltimento illegale dei rifiuti toccano a livello europeo anche Spagna, Grecia, Francia, Romania, Bulgaria e anche il Regno Unito. Un metodo innovativo presentato in un paper del 2016 per rilevare le discariche abusive è quello di dotare una particolare specie di gabbiani, i Larus michahellis, di GPS e poi studiare i loro spostamenti per individuare le discariche.
Allontaniamoci ancora: dopo l’Italia e l’Europa analizziamo il problema delle discariche abusive di rifiuti a livello globale. Secondo la World Bank: “Le discariche non regolamentate o illegali servono circa 4 miliardi di persone e detengono oltre il 40% dei rifiuti mondiali”. Sono soprattutto i paesi in via di sviluppo a pagare il prezzo più alto. Secondo uno studio riportato dalla BBC: “Più di 200 milioni di persone in tutto il mondo sono a rischio di esposizione a rifiuti tossici”. Questo perché, come segnalano le Nazioni Unite, per evitare il costoso processo di smaltimento dei rifiuti elettronici molti paesi industrializzati come quelli europei e USA, aggirano le regole: “migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici vengono dichiarate erroneamente come beni di seconda mano ed esportate da paesi sviluppati a paesi in via di sviluppo, comprese le batterie di scarto erroneamente descritte come rottami di plastica o di metallo, o monitor per computer dichiarati come rottami di metallo”.
Si è arrivati addirittura a parlare di “razzismo ambientale”, per definire il fenomeno illegale che vede il trasporto dei rifiuti pericolosi nei paesi in via di sviluppo sotto mentite spoglie.
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