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Dal veterinario: come addolcire la pillola

Per ridurre lo stress del cane durante la visita servono una clinica con design “da cani”, uno staff preparato e sensibile, un proprietario che sa confortare.

Un esame veterinario senza stress per il cane? Comincia dal saluto.

Sappiamo che i cani sono molto bravi a leggere i segnali dell’intenzione umana e che possiedono un buon vocabolario di parole. Al contrario noi umani non siamo altrettanto bravi e, sebbene riconosciamo in linea generale quando il nostro cane è stressato o angosciato, spesso fraintendiamo i segnali più sottili, come il comunicare la paura attraverso la tensione della muscolatura, la disposizione del corpo nello spazio, il movimento degli occhi, il leccarsi la bocca più o meno marcatamente.

Ma ci si aspetta che gli operatori veterinari siano, invece, formati ed esperti nell’interpretazione dei segnali e sappiano farne buon uso. Oltre a capire il cane, il personale veterinario può anche usare il proprio linguaggio del corpo per comunicare con i pazienti, indicando loro che non costituiscono una minaccia. Ecco perché, in una buona prassi, si dovrebbe cominciare dal saluto, dedicando del tempo per consentire all’animale di abituarsi gradualmente al personale, prima di essere manipolato.

Il veterinario dovrebbe evitare di sporgersi troppo verso l’animale o di cercare di toccarlo immediatamente, perché questo può essere facilmente interpretato come un atteggiamento minaccioso. Così come accovacciarsi di fronte all’animale con la faccia troppo vicina e il contatto visivo diretto. Piuttosto ci si dovrebbe sedere a terra a debita distanza, senza rivolgere lo sguardo al cane, muovendosi lentamente e avvicinandosi lateralmente con gesti fluidi e rilassati, che offrano al cane l’opportunità di prendere le distanze per qualche istante e muoversi nella stanza.

La sala d’attesa dei sogni

Come dovrebbe essere la sala d’aspetto “perfetta”? Non certo quella affollata di proprietari, cani, gatti, conigli, pappagalli e criceti. È stato dimostrato che anche il design delle cliniche veterinarie è centrale nell’esperienza del paziente. Nel 2008 Louise Hernander studiò il comportamento stress correlato dei cani nelle sale d’attesa e riferì che, nella sua indagine, i cani che avevano potuto attendere in zone tranquille e non affollate da altri pazienti, che avevano avuto il tempo per potersi calmare e non erano stati spostati in più posti e con atteggiamento frettoloso, risultarono meno stressati.

La prima cosa che l’animale dovrebbe vedere all’ingresso non è certo una sala d’attesa, ma piuttosto una reception senza la presenza di altri. Solo una volta accolto, magari con una coccola e qualche premio alimentare, dovrebbe poter entrare insieme al suo umano nella sala d’attesa (che dovrebbe essere il più libera possibile, grazie ad un’attenta organizzazione degli appuntamenti), progettata con diverse barriere visive: non un’unica area comune aperta, ma una serie di micro zone protette e divise per specie. E non basta: i pazienti pelosi fanno caso anche a luci e colori. Ecco perché sarebbe sensato far dipingere le pareti e i pavimenti non tanto di un colore alla moda, ma piuttosto di tinte percepite positivamente da cani e gatti.

L’architetto Heather Lewis sta lavorando da anni per definire in che modo colori e luci potrebbero calmare i cani nell’ambiente veterinario. I cani hanno una visione dicromatica, vedono meglio in condizioni di scarsa luminosità rispetto agli umani e possono vedere nello spettro ultravioletto. Avere questa capacità significa che alcuni materiali appariranno fluorescenti per i cani (e i gatti), incluso materiale organico, come l’urina. Anche il bianco di un camice, molto professionale agli occhi del cliente umano, rischia di diventare un vero faro negli occhi del paziente a quattro zampe. Lewis suggerisce che i colori “fear free” per cani e gatti includono tonalità nell’intervallo da giallo molto tenue a violetto, non certamente l’arancio, il rosso e i toni troppo scuri.

Musica, maestro!

Sembra che i cani abbiano anche uno spiccato senso per la musica. Nonostante siano stati effettuati molti studi approfonditi sul tema, arrivando a capire anche quali musiche sono preferibili, ben poco si sa sugli effetti dell’ambiente acustico sui livelli di stress canino all’interno della clinica veterinaria. Sappiamo, però, che una musica rilassante (e forse anche la TV) potrebbe essere di beneficio ad alcuni animali, tanto che, ad esempio, la musica classica è capace di far aumentare la quantità di tempo trascorsa a dormire dai cani di canile  ed anche di ridurne l’abbaio.

Ma se si vuole arricchire l’ambiente veterinario c’è qualcosa di ancora più efficace di Chopin: gli audiolibri. Un recente studio di Brayley e Montrose ha indicato che la lettura di audiolibri è stata particolarmente utile nel migliorare il benessere dei cani d’allevamento in box rispetto alle altre condizioni uditive. Gli autori hanno concluso che “poiché i cani sono animali altamente sociali il cui benessere è migliorato dalle interazioni umane, gli audiolibri possono parzialmente svolgere questo ruolo e fornire l’illusione di compagnia e conforto”.

Ad ognuno la sua visita

Una interessante review pubblicata su Veterinary Science nel 2017 fornisce molte indicazioni utili sia per il personale veterinario che per i proprietari più attenti. All’interno dell’articolo sono disponibili delle sezioni che indicano i migliori comportamenti da tenere in ogni fase della visita e che possono essere di aiuto al proprietario per capire meglio il suo cane e per fare una scelta consapevole del veterinario di fiducia. Secondo gli autori “il personale veterinario dovrebbe essere consapevole di come le interazioni influenzino i pazienti e, di conseguenza, imparare a scegliere il miglior metodo, calmo e positivo, per visitarli.

Limitare eccessivamente un animale (una “tecnica” piuttosto comune, purtroppo, ndr) è doloroso ed è causa di aumento della paura. Saper fornire moderazione, sostegno e direzione adeguati all’animale, invece, lo aiuterà a sentirsi equilibrato e sicuro. Per questo motivo, ad esempio, è meglio smontare i trasportini per cani di piccola taglia che sono riluttanti a uscire piuttosto che afferrare l’animale e trascinarlo fuori.

Una volta che l’animale è stato accolto in modo appropriato, dovrebbe essere aiutato a sapere con chiarezza cosa vuole il conduttore. Gli animali domestici dovrebbero essere guidati nella posizione appropriata piuttosto che capovolti in modo approssimativo, il che può generare sfiducia, e dovrebbe essere usato un contenimento minimo”.

Infine, perché non esaminare i pazienti dove si sentono più a loro agio e non necessariamente su un freddo tavolo metallico? I cani di piccola taglia, ad esempio, possono sentirsi più tranquilli quando vengono visitati in grembo dal veterinario. È stato dimostrato che altri trovano un maggior comfort quando possono stare sul pavimento, piuttosto che sul lettino  o, in alcuni casi più difficili, può essere ottimale visitare addirittura all’aperto, in un ambiente sicuro e recintato.

Se il cane va nel panico

Quando un cane mostra paura e ansia l’atteggiamento poco accorto degli operatori può aggravare ulteriormente la situazione. Per questo vanno sempre evitate punizioni, rimproveri e richiami a voce alta, facendo attenzione che quando i cani sono stati abituati ad essere erroneamente puniti dai proprietari per il loro ringhio, possono imparare a mordere senza preavviso.

Una manipolazione appropriata e le tecniche chiamate Ttouch possono aiutare a calmare il cane, se eseguite nelle aree corrette e facendo attenzione ai segnali di gradimento del cane. Uno studio di Kuhne, Hößler e Struwe  ha mostrato che generalmente i cani percepiscono come spiacevole la manipolazione intorno alla testa, al collo e al muso e non gradiscono essere tenuti per il collo: possono sentirsi intrappolati, il che può influire sulle loro scelte comportamentali.

Emotivamente connessi

Si chiama “osmosi emozionale”. È la trasmissione o la condivisione di emozioni tra cane e umano, quell’invisibile guinzaglio emotivo che si crea tra il cane e il suo proprietario. Qualcosa di così bello che sembra magico, eppure scientificamente provato. In pratica, se durante la visita veterinaria, voi siete tesi o preoccupati per il vostro cane, lui lo sentirà e, di conseguenza, sarà più portato a provare la vostra stessa emozione.

Non si tratta di una suggestione, ma di una connessione reale: il cane annusa letteralmente le vostre emozioni. Lo ha confermato uno studio italiano condotto da Biagio D’Aniello dell’Università di Napoli: esiste un vero e proprio trasferimento di emozioni interspecie attraverso gli odori corporei (chemiosegnali); in pratica gli odori del corpo emessi dall’essere umano in condizioni di felicità o paura forniscono informazioni che sono rilevabili dai cani e che mettono i cani in uno stato di tranquillità o di agitazione e paura verificabili, ad esempio, dall’aumento del battito cardiaco.

L’importanza di esserci

Diciamocelo. A volte noi proprietari di cani siamo fastidiosi da sopportare per il veterinario. Siamo apprensivi, facciamo mille domande mentre il cane viene visitato togliendo concentrazione al medico, magari lo riprendiamo se non è abbastanza delicato per i nostri standard, sussultiamo ad ogni reazione di disagio o fastidio del nostro cane mentre viene manipolato.

Ecco perché alcune cliniche preferiscono farsi consegnare il paziente direttamente dalla sala d’attesa e portare il cane in visita in una stanza dove è presente solo il personale medico. Oppure visitare il cane insieme al suo accompagnatore umano, ma poi, per qualsiasi procedura o trattamento, riservarsi di portarlo in una zona interdetta al pubblico.

Eppure noi che abbiamo un cane sappiamo bene che lui ha bisogno della nostra presenza nei momenti difficili. Ha bisogno di essere confortato, di saperci lì con lui, delle nostre parole di calma, di una carezza e di essere rassicurato. Ma spesso veniamo accusati di trattare i cani come bambini e di essere “i soliti esagerati”. Ebbene, sappiate che oggi possiamo orgogliosamente dire “lo sapevo!”, perché la ricerca scientifica ci dà ragione.

Lo studio che ci riguarda più da vicino è stato condotto in Francia con l’intento specifico di migliorare il benessere dei cani. Gli autori hanno voluto studiare l’effetto delle interazioni sociali umane sul comportamento e sulla fisiologia del cane durante un esame veterinario di routine. Così hanno scelto di valutare l’impatto della visita sugli indicatori di stress nei cani, analizzando sia parametri fisiologici che evidenze comportamentali. Poi hanno osservato come le interazioni tattili e verbali del proprietario con il cane avessero influenzato i parametri associati allo stress.

Lo studio consisteva in due condizioni sperimentali: 1) “contatto”: coccole del proprietario e parlare con il cane durante l’esame; 2) “senza contatto: il proprietario era presente durante l’esame, ma non autorizzato ad interagire con il cane. Durante l’esame in cui gli umani hanno potuto interagire con il loro cane, attraverso lievi carezze e parole calmanti, è stata osservata una riduzione significativa dei tentativi di saltare giù dal tavolo d’esame ed un effetto attenuante sul battito cardiaco, sui livelli di cortisolo e su una serie di altri indicatori di stress fisiologici. Come chiariscono gli autori, “questo studio dimostra che le interazioni proprietario-cane migliorano il benessere dei cani durante un esame veterinario. La ricerca futura potrebbe aiutare a comprendere ulteriormente i meccanismi associati alla riduzione dello stress nei cani in contesti simili”.


Leggi anche: Dal veterinario senza stress, per il gatto è possibile?

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Foto: Pixabay 

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.