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Sindrome brachicefalica nei cani, l’indagine in Italia

L’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani (ANMVI) ha intrapreso un’indagine per approfondire la percezione dei proprietari verso i problemi veterinari delle razze brachicefaliche e raccogliere i dati clinici in modo uniforme.

Su questa rubrica abbiamo avuto modo di parlare più volte di parlare di come la selezione estrema di alcuni caratteri risulta deleteria per la salute del cane (e non solo del cane). Tra le razze in cui più di frequente si riscontrano questi problemi vi sono le cosiddette “brachicefale”, ossia quelle razze in cui il muso risulta schiacciato e il cranio tondo, come i bouldedogue francesi e i carlini.

Un aspetto che le porta al centro dell’attenzione per gli esperti è che non solo queste razze sono tra quelle che hanno più problemi sanitari e di benessere ma sono anche sempre più diffuse: avevamo già visto come, per esempio, il bouledogue francese sia stato il cane più popolare in Gran Bretagna nel 2018, sorpassando lo “storico” labrador. Dal fenomeno della loro diffusione non è esente neanche l’Italia, dove, riporta il notiziario dell’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani (ANMVI), nel 2019 il bouledogue francese ha segnato una crescita di circa tremila esemplari.

È proprio per conoscere e affrontare meglio questo fenomeno che l’ANMVI ha fatto partire un’indagine sulle razze brachicefale rivolta ai veterinari, e che è tra le prime in Europa a considerare anche la percezione che i proprietari hanno del problema della sindrome brachicefalica – ossia il complesso di problemi di cui soffrono le razze brachicefale. Ne abbiamo parlato con Marco Melosi, presidente dell’ANMVI.

Ipertipi e sindrome brachicefalica

«I problemi più noti e che si osservano più di frequente sono quelli respiratori, dovuti a una serie di anomalie anatomiche che si possono verificare nei cani brachicefali: per esempio, le narici troppo strette (stenotiche), e difetti al palato molle, alla laringe e alla trachea che comportano difficoltà di respirazione, che si esplicita per esempio nel russamento, o con difficoltà a sostenere le passeggiate», spiega Melosi. «Tuttavia, non va dimenticato che queste razze sono spesso soggette anche ad altri problemi, quali per esempio l’emivertebra, che consiste in una malformazione delle vertebre e che può arrivare a portare a una paralisi».

Ancora, le caratteristiche fisiche di queste razze le rendono più facilmente soggette a problemi al parto e a traumi agli occhi. Questo non vale ovviamente per tutti gli individui ma riguarda soprattutto gli ipertipi, cioè quei soggetti nei quali le caratteristiche selezionate (come l’accorciamento del muso) risultano estreme.

«In generale, la sindrome brachicefalica comporta una ridotta qualità della vita dei cani. La diffusione di queste razze in Italia ha fatto sì che i veterinari abbiano potuto ampliare la casistica a loro disposizione e la conoscenza delle patologie; manca ancora, però, una raccolta uniforme dei dati, ed è per ovviare a questa mancanza che, nell’ambito di un programma definito insieme a ENCI e alla Fondazione Salute Animale (FSA), abbiamo avviato l’indagine sulle razze brachicefale in Italia», spiega ancora il veterinario.

«Il questionario che rivolgiamo ai veterinari è uno dei passi volti a contrastare l’extreme breeding, la selezione estrema, e tutelare nel contempo il patrimonio cinologico di queste razze senza passare per azioni drastiche (in alcuni Paesi, per esempio, si sta pensando di vietarne l’allevamento)».

Dal veterinario al proprietario

Il questionario ha una duplice natura. Da una parte, infatti, mira a indagare l’approccio clinico del veterinario e a informarsi sull’interesse verso l’impiego di un approccio uniforme per la stadiazione, ossia il processo che permette (anche attraverso indagini endoscopiche, per esempio della trachea) di stabilirne la gravità. Dall’altra, al veterinario vengono anche poste delle domande riguardanti la percezione dei proprietari di queste razze. Si tratta, spiega l’ANMVI, di una delle prime indagini in Europa il tal senso.

La possibilità di comprendere meglio e approfondire la percezione dei proprietari non è un elemento di poco conto: come avevamo avuto modo di raccontare su OggiScienza, infatti, capire quali fattori influenzano la scelta della razza, o anche quanto poi un proprietario sia propenso a riacquistarla (quella definita “fedeltà alla razza”) sono elementi importanti da tenere in considerazione per affrontare il problema della selezione estrema in razze così popolari. Nello specifico, il questionario di ANMVI, ENCI e FSA è rivolto alla conoscenza del problema; cerca, cioè, di indagare quanto i proprietari abbiano già consapevolezza dei problemi che possono presentarsi in queste razze.

Il questionario, comunque, è solo una delle attività che verranno portate avanti in questo senso. Il programma di ANMVI, ENCI e FSA vuole infatti rivolgersi non solo ai veterinari ma anche agli allevatori e ai giudici cinofili; insomma tutti gli attori coinvolti, a vario titolo, nella gestione delle razze brachicefaliche. Come spiega Melosi, «Ciascuno di essi ha il suo ruolo, ed è necessario che siano riuniti per raggiungere lo scopo».

Oltre a lavorare sulla selezione per abbattere i tratti estremi (che nessuno standard Federazione Cinologica Internazionale richiede), l’intento è di monitorare sul piano clinico e diagnostico la sindrome per offrire agli allevatori indicazioni utili alla selezione, anche individuando linee di sangue che non presentano la sindrome e che possono dunque essere fatte riprodurre senza che trasmettano la malformazione ai cuccioli. E, per quanto riguarda i giudici, la spinta è a premiare alle manifestazioni cinofile quegli esemplari che non esaltano l’ipertipo.

Infine, per quanto riguarda i proprietari, l’ANMVI ha fornito ai veterinari una scheda, con domande da rivolgere al proprietario in visita, per accompagnarlo verso una migliore conoscenza delle problematiche del proprio cane; contemporaneamente, svolge regolarmente incontri di aggiornamento scientifico per i veterinari. «Sappiamo che purtroppo la moda ha spesso un peso significativo nelle scelte della razza, più della conoscenza della razza stessa. I cani brachicefali come i bouledogue francesi, i carlini, i cavalier king sono piccoli, docili, ottimi cani da compagnia; tuttavia, è importante che chi sceglie di acquistarli sia consapevole dei rischi veterinari associati e della particolare gestione che possono richiedere», conclude Melosi.


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Photo by Cristina Glebova on Unsplash

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

 

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.