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Alimentazione del coniglio: i sì e i no

Sì al fieno e a verdure varie stando attenti alle quantità, no a carote a profusione e avanzi della vostra tavola. Cosa dovrebbe (e cosa non dovrebbe) mangiare il coniglio, tra realtà e falsi miti.

Il coniglio non è vegetariano, è erbivoro. Una distinzione che non è squisitamente terminologica, perché tutto il suo apparato digerente è congegnato per poter sostenere una dieta particolarmente ricca di fibre. È iper specializzato nel digerire non tanto frutta e verdura, che in natura non mangerebbe o troverebbe in piccole quantità, ma erbe e foglie. Il suo stomaco è, di fatto, un magazzino per la raccolta del cibo, mentre è nell’intestino cieco che avvengono i principali fenomeni digestivi.

“La complessità e l’efficienza fisiologica del suo tratto gastro enterico”, ci spiega la dottoressa Serena Sola, veterinaria esperta in animali non convenzionali, “gli permettono di digerire materiali che per altre specie sono indigeribili. La fibra più grossolana viene allontanata rapidamente dall’apparato digerente sotto forma di feci dure, mentre le particelle più piccole vengono digerite e utilizzate per l’assunzione di sostanze nutritive e calorie. La digestione viene coadiuvata dall’azione di batteri che digeriscono l’alimento introdotto”. Da una dieta basata sulla fibra il coniglio ricava proteine, vitamine e tutto quello che è necessario al suo nutrimento. E una gran dose di salute.

Una delle peculiarità che distingue l’apparato digerente del coniglio da quello di altri animali è la ciecotrofia. “I microrganismi che si trovano nell’intestino cieco producono il ciecotrofo, un particolare tipo di feci ricche in nutrienti, che vengono espulse direttamente dall’ano e stimolano un impulso nervoso che costringe il coniglio a rimangiarsele. Il ciecotrofo, poi, arriva nello stomaco e i nutrienti che contiene vengono assorbiti”. In questo modo, grazie all’azione dei microbatteri del cieco, il coniglio riesce a sfruttare elementi come la fibra che invece altri animali non sono in grado di digerire.

Pane secco, carote, carote, carote. E altre ricette improbabili.

Di miti da sfatare sull’alimentazione del coniglio si potrebbe riempire un libro intero. A partire da uno dei problemi più comuni, quanto potenzialmente pericolosi, per la vita dell’animale: il cosiddetto “blocco”, ossia la stasi intestinale. Se anche voi credete si tratti di un problema di peli ingeriti pulendosi, siete sulla strada sbagliata.

La causa primaria della stasi – spiega la dottoressa – è la carenza di fibra alimentare: “La fibra rappresenta lo stimolo principale alla motilità intestinale del coniglio. Una dieta carente di fibra può provocare un’alterata fisiologia digestiva e portare a problemi di motilità. Il fieno, come tutti sappiamo, rappresenta un elemento fondamentale. Verdura e erba hanno un elevato contenuto di fibra, mentre i pellettati, da un punto di vista nutrizionale, sono meno efficienti per la motilità”.

Ecco perché oltre ad erba e piante di campo, il coniglio dovrebbe aver sempre a disposizione del fieno di buona qualità, verde e dagli steli sottili. Mentre solo una parte della sua dieta può dipendere dalla verdura fresca, il più varia possibile. L’idea che il coniglio si nutra principalmente di carote – sarà colpa di Bugs Bunny!- va decisamente abbandonata. Non solo non sono necessariamente il cibo preferito del coniglio, che potendo scegliere preferirebbe le foglie al tubero, ma sono anche un alimento particolarmente zuccherino. Per questo vanno date in piccole quantità e occasionalmente.

L’acquisto di mangimi

L’erba e le foglie sono anche un toccasana per garantire il consumo ottimale dei denti (prevedono una masticazione prolungata) e per rinforzare le ossa, dato che contengono grandi quantità di minerali e calcio. Pane, biscotti, e resti vari dell’alimentazione umana sono piuttosto dannosi, dunque un categorico no. Anche i mangimi commerciali che troviamo in negozio non sono da considerarsi adeguati per le esigenze del coniglio, e andrebbero evitati. Abbiamo fatto un po’ di shopping in alcune catene di vendita di prodotti per animali. Ci siamo subito infilati nel settore “esotici” e abbiamo letto le etichette dei maggiori prodotti dedicati espressamente ai conigli, anche quelle dei mangimi più costosi e definiti di alta qualità. In tutti abbiamo trovato la presenza di semi, cereali o farina di carruba.

Anche nella maggior parte dei pellet, che ci aspettavamo essere costituiti solo da erbe pressate, c’è parte di alimento non salutare, in genere semi. “Mangimi che contengono cereali non dovrebbero proprio essere somministrati – mai -“, spiega la veterinaria, in quanto, oltre a non avere un adeguato contenuto in fibra, contenendo cereali, possono causare fermentazioni anomale e di conseguenza meteorismo”… e quel famoso blocco intestinale così pericoloso.

“La stasi determina una serie di condizioni che a loro volta ostacolano la ripresa della motilità, causando un circolo vizioso: ristagnando, il materiale alimentare va incontro ad assorbimento di liquidi e disidratazione compattandosi, il che ne ostacola ulteriormente il transito lungo il tratto gastroenterico. Inoltre, l’alimento può andare incontro a fermentazioni anomale, soprattutto se la dieta contiene un eccesso di carboidrati, con sviluppo di gas e distensione dolorosa dei visceri, a sua volta causa di anoressia e stasi. Gli animali in sovrappeso, in seguito a un digiuno prolungato (sono sufficienti un paio di giorni) vanno incontro a lipidosi epatica, una grave condizione che può portare rapidamente a morte il coniglio”.

Perché allora troviamo questo tipo di mangimi in commercio e sono così diffusi? Risponde con grande precisione un commento della clinica Orsa Maggiore. “Perché quelli sono mangimi ideati per conigli destinati alla macelleria e al consumo umano, e non ai conigli da compagnia. A tre mesi di vita i conigli da carne vengono macellati, quindi hanno bisogno di bombe energetiche che li facciano crescere velocemente per raggiungere un buon peso ed essere macellati col massimo guadagno. Tre mesi di vita però non sono sufficienti a far sviluppare tutte le numerose patologie alle quali va incontro il coniglio da compagnia che vive circa una decina d’anni. Uno degli aspetti più subdoli è che le varie malattie vengono fuori a distanza di anni, e quindi il proprietario non vede un diretto rapporto causa-effetto fra alimentazione sbagliata e malattia; e quando gli si spiega che quella malattia è data dall’alimentazione errata, la risposta è “Ma sono anni che mangia queste cose ed è sempre stato bene!”.

I sì e i no dell’alimentazione, in breve

Sì in quantità illimitata: erba ed erbe di campo, fieno

Sì: verdure fresche crude (sedano, finocchio, zucca, indivia, lattuga, radicchio, zucchine, peperoni, pomodori senza le foglie, cetrioli, basilico, prezzemolo, cicoria, broccoli, ravanelli ecc)

Sì, con misura: frutta. La frutta più zuccherina, come anguria, fragole e banane, dovrebbe essere data in piccolissime quantità e solo saltuariamente. La scelta preferita dalla veterinaria: mela

“Ni”: solo in minime quantità e molto, molto raramente. Frutta secca.

No: semi, carboidrati, cereali, pasta, biscotti, dolci, yogurt, cioccolato. Verdure cotte. Aglio, cipolla, patate, legumi, melanzane, funghi. Piante ornamentali.

Ogni giorno un coniglio dovrebbe poter avere fieno o erba in quantità sempre a disposizione, oltre a circa 150-200 grammi di verdura mista per ogni chilo di peso. “Per avvicinarsi il più possibile alla composizione del pasto fatto di diverse erbe che il coniglio troverebbe in natura – precisa la veterinaria – è bene nutrire il coniglio con grande varietà di colori: verdure il più possibile miste costituiscono un’alimentazione migliore e più varia”. E i conigli che si muovono poco e sono in sovrappeso? “Dovrebbero essere nutriti solo a fieno evitando altra frutta e verdura, che sono molto caloriche, e altri alimenti commerciali”.

Cambi di alimentazione: il tempismo è tutto!

Se dopo aver letto questo articolo pensate di voler cambiare l’alimentazione del vostro coniglio verso una più adatta alle sue esigenze, non fatelo da soli: sentite prima il veterinario e poi passate alla nuova alimentazione, molto lentamente. Il rischio concreto, con il fai-da-te e la fretta, è quello di peggiorare anche gravemente la salute del vostro amico.

Anche se si passa da un errato regime alimentare a una dieta più sana, “il cambio va fatto in modo graduale – conferma la veterinaria – per dare il tempo ai batteri intestinali di abituarsi a digerire il nuovo tipo di alimento che viene introdotto. Se questo non avviene i microrganismi potrebbero subire uno scompenso e di produrre, di conseguenza, acidi grassi volatili. Ed ecco che così il coniglio si gonfia letteralmente e rischia molto seriamente di morire”.

Per un cambio definitivo a un nuovo regime alimentare potrebbero volerci anche diverse settimane.


Leggi anche: Il coniglio, maneggiare con cura

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Pixabay

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.