DOMESTICIRUBRICHE

Cane, collare sì o no?

Un nuovo studio sull'uso del collare per cani, condotto con metodo del tutto diverso rispetto ai precedenti, conferma che è sempre meglio un altro genere di imbracatura.

Collare o pettorina? Tra veterinari, comportamentalisti, proprietari di cani, addestratori, educatori e istruttori non c’è ancora accordo. La questione è una guerra aperta da ormai molto tempo e ogni volta che se ne riparla si riaccende una vera e propria zuffa a colpi di insulti tra chi sostiene il collare e chi, invece, lo definisce un metodo barbaro e dannoso.

La questione primaria riguarda i possibili danni fisici che sarebbero causati dall’uso del collare, sia tradizionale che a scorrimento. Di studi al riguardo ce n’è, ma c’è chi li definisce “pseudo-studi scientifici” per le carenze dimostrate nel numero di cani o nelle modalità di raccolta dei dati. In questi studi si parla di possibili danni cerebrali, atassia e ischemia, di danni oculari, come l’aumento della pressione oculare o la rottura dei vasi nell’occhio, di rottura dell’osso ioide, di traumi alla colonna vertebrale, di danni meccanici a laringe, trachea, esofago o tiroide.

Quindi, collare sì o no?

Ma la questione fisica non risolve, comunque, la faccenda. La “guerra di religione” prosegue, infatti, su un terreno ancor più accidentato, che è quello della corretta gestione del cane pauroso o aggressivo e della comunicazione fra cani, quando sono legati. E quando si parla di comportamento e teorie educative allora le opinioni si sprecano e le cose si complicano ulteriormente.

Troverai l’addestratore “vecchia maniera” che usa normalmente il collare a strangolo (che non in tutte le regioni d’Italia è vietato) o il cosiddetto “semistrozzo”, strumento che consiglierà a tutti i cani appena poco più grandi di un chihuahua. Troverai l’educatore “integralista” che non vuol sentire parlare d’altro se non di pettorina ad “H”, anche se il tuo cane ti dice in tutti i modi che quella roba lì gli dà proprio un gran fastidio. C’è, poi, un’infinità di sfaccettature e di educatori e professionisti del settore che vivono ognuno su una diversa gradazione, che non è né bianco, né nero.

Ma un saggio intero solo su questo argomento non sarebbe sufficiente. E quindi – solo per ora – ci teniamo ai bordi del vespaio. Per dedicare, piuttosto, spazio allo studio in più, una ricerca dai risultati appena pubblicati su Vet Record. E ci chiediamo: potrebbe costituire lo studio definitivo sull’argomento? Almeno per quel che riguarda il rapporto tra il collare e il collo del cane?

Il team di scienziati della Nottingham Trent University voleva indagare i rischi dell’uso del collare in modo diverso rispetto a tutti i lavori precedenti: il potenziale impatto della classica strattonata (lieve o meno lieve) del guinzaglio da parte del conducente con la relativa pressione sul collo del cane e anche il possibile danno dovuto alla spinta dello stesso cane che tira al guinzaglio. “Le ricerche esistenti – ci spiega Anne Carter, primo autore dello studio – forniscono una panoramica di alcuni dei potenziali problemi associati all’utilizzo dei collari e dei vantaggi, invece, di altri stili di imbracature, ma secondo noi c’era spazio per ulteriori indagini più dettagliate sull’area del collo per aiutare i proprietari a scegliere in maniera più consapevole lo strumento migliore da usare”.

Qui non c’è dubbio che tenga: non c’è un numero troppo esiguo di cani testati, né obiezioni sulla salute di collo e schiena dei cani prima dell’uso del collare, né braccia più o meno forti nel tirare il guinzaglio. Perché non sono stati testati cani veri con conduttori veri. Questa la grande differenza: una serie di sette collari di vari tipi, sia tradizionali che a scorrimento, sono stati testati utilizzando un sistema meccanico, un modello di plastica che riproduce il collo del cane con un sensore di pressione.

“Sebbene questo modello non reagisca in modo identico al collo – spiega Carter – ci ha permesso di standardizzare la forza esercitata sul collare e di sottoporre il collare ad ogni tipo di forza. Inoltre ci ha consentito di testare le forze senza alcun rischio di lesioni per i cani. Così abbiamo valutato una varietà di tipologie di collari sia in termini di materiali (dalla pelle alla catena) che di lunghezze e larghezze (più sottili, più grossi, a laccio o piatti), comfort (dai più stretti e scomodi agli imbottiti) e funzionamento (statici o a scorrimento)”.

Nessun collare è senza conseguenze

I risultati suggeriscono che i collari comportano rischi di lesioni (o dolore) sul collo dei cani. Stando ai ricercatori non esiste un collare definibile “peggiore “ (fatto salvo il collare a scorrimento), ma di fatto ogni collare, anche se morbido o imbottito, alla minima forza impressa sul guinzaglio dal cane o dal conduttore, ha sottoposto il modello di collo a pressioni che potrebbero rischiare di ferire il collo del cane: “nessuno dei collari testati ha fornito una pressione considerata abbastanza bassa da ridurre o eliminare del tutto il rischio di lesioni quando si tira il guinzaglio. Sia lo strattone del proprietario che quello del cane causano una pressione che finisce comunque a pesare sul collo. Ecco perché si dovrebbe insegnare al cane a camminare senza guinzaglio o con l’uso di un’imbracatura appropriata che non limiti la capacità di movimento, ma al tempo stesso mantenga la pressione lontana dal collo”.

Non era scopo primario dello studio quello di quantificare i danni fattibili sul collo del cane, ma ciò nonostante i dati suggeriscono che anche un basso livello di pressione sul collo del cane possa essere associato a fastidio, dolore e danno.

Il collare è da buttare, quindi? Secondo La Carter non come accessorio alla moda, ma sì come aggancio per la conduzione a guinzaglio: “Dobbiamo cambiare il modo in cui lo usiamo. È un ottimo modo per visualizzare i dati utili sull’identità di cane e proprietario e per accessoriare con colori o disegni particolari, ma per camminare (e soprattutto quando il cane tira il guinzaglio), le imbracature – o l’assenza di guinzaglio – sono un’opzione migliore e più sicura”. Ed ora, tra “collaristi” e “pettorinisti”, si scateni l’inferno.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Pixabay

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.