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“Sulle tracce del DNA”: intervista a Claudia Flandoli

Scritto e disegnato da Claudia Flandoli, è un libro a fumetti ironico e divertente. Ne abbiamo parlato con l'autrice.

Provare tenerezza per un ribosoma alle prime armi, fare il tifo per un koala che finge di essere uno scienziato, appassionarsi alla genetica seguendo le imprese di proteine impegnate nella costruzione di comodini in legno di ciliegio.

È quel che succede leggendo Sulle tracce del DNA, fumetto di divulgazione scientifica appena uscito per i tipi di Editoriale Scienza. A metà strada tra Viaggio allucinante ed Esplorando il corpo umano, il libro racconta la storia di Ambra e Blu, due giovanissime gemelle che vengono miniaturizzate e catapultate all’interno di una cellula umana. Qui, in compagnia di un pulcino di nome Pio, compiranno un viaggio entusiasmante alla scoperta del DNA e dei meccanismi della genetica.

Intelligente e ironico, spassoso e istruttivo, “Sulle tracce del DNA” ha una doppia anima: da una parte è un fumetto da leggere tutto d’un fiato, dall’altra un piccolo compendio di biologia per ragazze e ragazzi, con tanto di indice analitico finale. Nelle sue 192 pagine c’è spazio per tutto, dai giochi di parole al metafumetto, dalle citazioni pop alle spiegazioni scientifiche in grado di stimolare la curiosità e il desiderio di saperne di più. Pensato per lettori dagli 11 anni in su, può essere letto e apprezzato da persone di tutte le età.

Testi e illustrazioni sono della giovane fumettista Claudia Flandoli. Laureata in biologia all’Università di Pisa e in progettazione grafica all’ISIA (Istituto superiore per le industrie artistiche) di Urbino, Sulle tracce del DNA è la sua opera prima. L’abbiamo contattata per farle alcune domande sul libro e sul suo percorso professionale.

Studiare biologia per poi dedicarsi ai fumetti può apparire “bizzarro”. Puoi parlarmi delle ragioni dietro questa scelta?

Dopo il diploma ho deciso di studiare biologia perché mi sembrava interessante, ma mentre frequentavo l’università mi sono resa conto che non era quella la mia strada. Ho sempre disegnato e fatto fumetti per conto mio, nel tempo libero, sin da bambina. Dopo la laurea triennale ho deciso di prendermi un anno per capire cosa fare, quindi ho studiato illustrazione al Mimaster di Milano. Ho capito che quella era la strada giusta. Consapevole di dover perfezionare ulteriormente le mie conoscenze e le mie competenze, non avendo frequentato il liceo artistico né l’accademia, ho deciso di iscrivermi all’ISIA. Alla fine mi sono trovata ad avere due facce – quella dell’appassionata di scienza e quella della fumettista – e in un certo senso le ho messe insieme.

Ti senti più una fumettista o una divulgatrice scientifica?

Una fumettista. Non sono ancora la fumettista che ambisco a essere, ma fare fumetti è ciò che mi tiene impegnata per gran parte del tempo. Molto spesso scrivo fumetti di divulgazione. Da questo punto di vista, “Sulle tracce del DNA” è stato un grande passo avanti.

Com’è nato Sulle tracce del DNA?

Ogni libro è come una sorta di piramide. In questo caso la base, quello che il libro vuole trasmettere, è la parte scientifica. Ho iniziato rispolverando i miei libri di genetica e cercando quello che potevo raccontare per il target di età a cui era rivolto il testo; quindi ho fatto una scaletta degli argomenti e pensato a come metterli in progressione. Completata questa fase, ho pensato ai personaggi e a come raccontare la storia: il percorso delle protagoniste, le metafore da utilizzare.

Il libro alterna parti a fumetti, più leggere e divertenti, ad approfondimenti concettuali di impianto più tradizionale.

Inizialmente volevo che fosse tutto a fumetti, poi però – grazie anche ai consigli della casa editrice – mi sono resa conto che serviva dare ai lettori una sorta di mappa concettuale alla fine di ogni capitolo. Nel fumetto ho cercato di mettere meno termini biologici possibile perché mi sembrava che avrebbero rallentato il ritmo e appesantito la comprensione. Ho deciso che li avrei sostituiti con le immagini, per trasmettere meglio i concetti. Avevo paura che un bambino, di fronte a parole complicate e sconosciute, potesse annoiarsi o spaventarsi. Ho tolto questo ostacolo. Gli approfondimenti alla fine di ogni capitolo sono pensati per quei bambini davvero appassionati, un po’ nerd, che hanno voglia di saperne di più.

Leggendo il fumetto viene naturale pensare al cartone animato “Esplorando il corpo umano”. È stato tra le tue fonti d’ispirazione?

In parte. Quando ero alle elementari ogni tanto lo vedevo, anche se sono cresciuta senza tv. Non è stato un riferimento diretto perché non lo conosco benissimo, ma sicuramente ne sono stata influenzata.

Ironia, sarcasmo, giochi di parole. Essendo il tuo primo libro da autrice forse è un po’ presto per parlare di una cifra stilistica, ma qualcosa già si intravede. Quali sono i tuoi maestri da questo punto di vista?

Il mio maestro è indubbiamente Bill Watterson, l’autore di Calvin & Hobbes. Lo leggevo quand’ero piccola e lo leggo ancora adesso. Per me è un punto di riferimento, sia per i disegni che per la capacità di non essere mai banale. Per ironia e ritmo apprezzo anche Leo Ortolani e Silvia Ziche. Mi piacciono molto i disegni di Bastien Vivès e le capacità narrative di Cyril Pedrosa. A volte i fumettisti hanno un singolo punto di forza: disegno, ritmo, colori. Pedrosa riesce a creare dei mondi.

Ti stai specializzando nella realizzazione di fumetti scientifici?

Voglio continuare a realizzare fumetti scientifici, ma se un giorno mi capiterà di andare al di là del genere sarò altrettanto felice. Non sono due cose che si autoescludono.

Vivi a Cambridge. Scelta o necessità?

Scelta, anche se una volta qui mi sono resa conto di quanto la vita – per una libera professionista all’inizio della sua carriera – sia molto più facile rispetto all’Italia. La burocrazia inglese è milioni di anni luce avanti rispetto a quella italiana e il sistema di tassazione è più proporzionato alle entrate effettive. In Italia è difficile diventare indipendenti facendo questo mestiere, nel Regno Unito no. Non mi sono trasferita per questo motivo, ma quando mi sono accorta delle differenze ho pensato “mi sa che resto”.

Nel corso della tua carriera ti è mai capitato di toccare con mano la discriminazione di genere?

Penso che certe forme di discriminazione non siano totalmente visibili; se non c’è nulla di palese, ti senti un po’ paranoica a dire “mi hanno offerto di meno perché sono donna” o “non mi hanno selezionata per il mio genere”; “magari”, pensi, “non sono stata scelta perché non ero brava o perché c’era un candidato migliore”. Premesso questo, nel mio percorso di studi ho avuto a che fare con comportamenti poco piacevoli. Ho avuto degli insegnanti che mi hanno detto che nei miei fumetti affrontavo temi “poco femminili” oppure che se avessi voluto ottenere successo avrei dovuto parlare d’altro, che in quanto donna mi sarei dovuta rivolgere al pubblico femminile e quindi parlare di “cose da donne”. Mi è capitato anche che alcuni lettori dicessero “sei divertente, per essere una donna”, con la convinzione di fare un complimento.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Proprio oggi ho finito un fumetto per Comics&Science, periodico pubblicato dal CNR per favorire l’utilizzo del fumetto come mezzo di comunicazione per la divulgazione scientifica; il prossimo numero conterrà una mia storia di 20 pagine. Sto lavorando anche a un libro sul CERN e nei prossimi mesi realizzerò Il Dottor Li e il virus con in testa una corona, fumetto per bambini sul coronavirus, scritto da Francesca Cavallo – coautrice di  Storie della buonanotte per bambine ribelli – e finanziato tramite la piattaforma di crowdfunding Kickstarter.

E ora la domanda più importante di tutte. Alla fine di Sulle tracce del DNA dici essere impegnata nella creazione di un atlante di 3000 pagine sugli eucalipti. È vero?

Guarda, se me lo propongono, lo faccio. La botanica mi piace. Certo, 3000 pagine sono tantine…


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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.