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Il virus, l’uomo, l’ambiente. Uno sguardo evoluzionistico

Scienza e cultura sono il nostro scudo. Telmo Pievani mette in guardia: abbiamo grandi responsabilità e nessun alibi, serve lungimiranza

Parliamo ancora di Covid… quale novità! Durante gli ultimi mesi, non senza giuste ragioni, l’attenzione pubblica è stata convogliata unicamente sulla pandemia e sui suoi risvolti, togliendo spazio a notizie che in periodi ordinari avrebbero occupato gran parte dell’agenda mediatica. Vogliamo quindi parlare sì di pandemia, ma da una prospettiva inusuale: evoluzionistica!

Sapiens vs Covid-19

Se il primo imperativo darwiniano è sopravvivere e trasmettere geni, la spietata competizione tra diversi organismi non può che essere la regola base da rispettare, per non soccombere alla selezione naturale. Ora, in questa lotta evoluzionistica primaria vediamo due sfidanti. Da un lato c’è Homo sapiens, un mammifero di grossa taglia ma debole, senza artigli né zanne, apparso sulla Terra in tempi recentissimi: in pratica un neonato evolutivo. Dall’altro è schierato un virus, ossia un microscopico essere (vivente? Non esiste accordo nel merito), antico praticamente quanto il pianeta stesso, il cui pericolo di estinzione non è mai stato nemmeno ipotizzabile. Pare da principio una battaglia impari. Eppure Homo sapiens ha un asso nella manica: l’intelligenza. Su di noi non opera solo l’evoluzione biologica, anzi, più trascorrono i secoli, le rivoluzioni e gli avanzamenti tecnologici, più si impone come protagonista l’evoluzione culturale. Le nostre straordinarie capacità cognitive ci faranno quindi uscire vincitori dall’atavica competizione con il virus?

I vantaggi del virus e gli errori degli umani

La parola è ora dell’esperto. Abbiamo chiesto il parere di Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo della scienza presso l’Università di Padova, il quale ha approfondito questi argomenti durante la kermesse scientifica Esof2020, da poco  conclusasi a Trieste. In quell’occasione, il professore ha analizzato anzitutto il vantaggio evolutivo dei virus su di noi. Il primo, già citato, è la loro età filogenetica estremamente avanzata. Abitare la Terra da così lungo tempo gli ha consentito infatti di ottimizzare le strategie di sopravvivenza (attraverso l’infezione di altri organismi). Inoltre, ha chiarito Pievani, si tratta di elementi dalla struttura estremamente semplice, infatti il Covid è costituito da un singolo filamento di RNA circondato da una capsula di proteine. Questi tipi di virus sono dunque in grado di replicarsi rapidamente, minimizzando i costi e le risorse necessari, mutando molto più in fretta rispetto agli altri organismi. Infine, Homo sapiens del ventunesimo secolo sembra la vittima ideale di un essere che prospera saltando da un organismo all’altro, per varie ragioni.

Proprio a partire da quest’ultimo aspetto interroghiamo Pievani: per quale motivo questo virus, pur essendo nel complesso meno violento rispetto ad altri che abbiamo incontrato nel passato, come quello responsabile della spagnola, sta provocando conseguenze così impattanti? “Non risulta che i virus siano diventati più aggressivi – chiarisce il professore – sono cambiate piuttosto le nostre condizioni demografiche, sociali. Adesso siamo un ospite perfetto dei virus: meglio dei pipistrelli”. Viviamo in grandi metropoli, ammassati sui mezzi di trasporto, ci spostiamo con facilità da un continente all’altro, manteniamo numerosissimi contatti sociali. A tutto questo si associano i frequenti casi di zoonosi, il fenomeno di trasmissione patogena da animale a uomo. Infatti, in molte zone del mondo, una scarsissima igiene unita al contatto diretto con animali espone molte persone a virus e batteri sconosciuti (perché non caratteristici dell’essere umano), contro i quali l’organismo non possiede difese. Un’altra causa di zoonosi, sottolinea Pievani, è la distruzione delle nicchie ecologiche attraverso la deforestazione e, in generale, l’invasione degli habitat di alcune specie. Queste pratiche fanno sì che gli animali, e con essi i loro patogeni, dapprima isolati nel loro ambiente naturale, abbiano ora più possibilità di contatto con gli esseri umani. Per non parlare poi del rischio derivante dal commercio di esemplari appartenenti a specie esotiche, conclude severo.

Futuro incerto, responsabilità certe

Questa umanità interconnessa, globale, poco attenta all’igiene e all’ambiente è senza dubbio un prodotto dei mutamenti culturali e quindi dell’evoluzione culturale: quel meccanismo di trasmissione dei saperi, nell’accezione più ampia, che ha trasformato noi stessi e ciò che ci circonda. Consci dei traguardi raggiunti, crediamo di aver sottomesso ogni cosa al nostro volere e spesso ci sentiamo inattaccabili rispetto al resto del mondo naturale. Eppure questa pandemia ci mostra il contrario: i nostri modernissimi modi di vivere ci si ritorcono contro. La lezione del Covid-19 può rappresentare un esempio della profonda interrelazione tra processi culturali e processi naturali? “Certamente – assicura Pievani – ma facciamo fatica ad ammetterlo. La pandemia rivela la nostra vulnerabilità, la nostra connessione al resto della biosfera e il fatto che non siamo indispensabili: tutte verità scomode”.

Spesso ci si interroga sul futuro dell’umanità e sui pericoli per la sopravvivenza della nostra specie. Tra i più pessimisti, c’è chi teme un progresso tecnologico fuori controllo che provocherà un effetto boomerang e chi invece prevede l’estinzione dell’essere umano per mano, appunto, di potentissimi virus. In qualche modo ritengono che la natura si vendicherà. Crede siano preoccupazioni fondate? “Io diffido di tutte le personalizzazioni della natura, la quale non ha fini, intenzioni progetti. Non punisce, non ricorda, non premia. Siamo noi, con le nostre azioni, che creiamo conseguenze spiacevoli. Non abbiamo alibi – continua il professore – le possiamo prevedere, sappiamo cosa implicano e abbiamo tutti gli strumenti per evitarle. La colpa è della nostra mente, troppo debole in fatto di lungimiranza e di capacità di afferrare dinamiche non lineari e globali come il cambiamento climatico e la crisi ambientale, di cui le pandemie sono un capitolo”. È necessario quindi essere consapevoli che il nostro strumento evolutivo più potente, il cervello, è un’arma a doppio taglio. Comunque, ci rincuora Pievani, “non credo che Homo sapiens si estinguerà, né per mano tecnologica né per via di una pandemia. È più realistico immaginare che pagheremo un prezzo per la crisi ambientale, un prezzo altissimo e crescente, e poi cambieremo rotta”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Simone Chiusoli
Sono laureato in scienze cognitive e mi affascina tutto ciò che ha l'essere umano come oggetto di studio scientifico. Grazie al MCS della SISSA ho scoperto il potenziale incredibile della comunicazione scientifica e quanto essa si riveli indispensabile oggigiorno. Attualmente mi sto dedicando alla comunicazione dell'evoluzione attraverso una prospettiva interdisciplinare, che faccia dialogare biologia e scienze umane.