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Un tassello mancante nel puzzle dell’evoluzione del linguaggio

Il processo di domesticazione, e nel caso della nostra specie di autodomesticazione, può favorire la complessità del linguaggio. E avere effetti "collaterali" positivi sulle capacità di gestire lo stress e sull'aggressività.

La domesticazione è un processo che si è svolto nel corso di migliaia di anni e, con tutte le specificità climatiche, territoriali, e sociali, aveva l’obiettivo di rendere gli animali più mansueti e adatti alla convivenza con l’essere umano. Anche Homo sapiens è stato oggetto, e al contempo soggetto, di questo processo: nel nostro caso di parla di autodomesticazione. In ogni modo, se da un lato ben conosciamo il successo di questa pratica tipicamente umana, dall’altro le conseguenze collaterali da essa prodotte possono sorprenderci. Un’affascinante eterogenesi dei fini sembra infatti aver plasmato gli individui addomesticati, rendendoli degli abili e sofisticati comunicatori.

Un team interdisciplinare dell’Università di Barcellona ha recentemente pubblicato su Trends in Cognitive Sciences uno studio che mostra come il processo di domesticazione, e di autodomesticazione, abbia favorito l’emergere di complessità comunicativa e linguistica. Sembra infatti che la presenza di minore stress e aggressività reattiva, tipica degli individui addomesticati, consenta tanto agli uccelli quanto agli esseri umani di comunicare o parlare in maniera più articolata. Nel concreto, Kazuo Okanoya, uno degli autori dell’articolo, ha studiato il comportamento del fringuello bengalese addomesticato e di quello selvatico, constatando che il primo produce un cinguettio più complesso e articolato rispetto al secondo. Allo stesso tempo mostra anche una risposta più debole allo stress e minore aggressività.

Gli autori concordano nel ritenere che tali dinamiche rappresentano “il tassello centrale nel puzzle dell’evoluzione del linguaggio umano”. Portano quindi evidenze anche di carattere neurofisiologico; pare infatti che sia gli umani moderni che gli altri animali addomesticati presentino una mutazione nel funzionamento di specifici geni, in particolare di quelli responsabili della regolazione della dopamina: il neurotrasmettitore implicato, tra gli altri, nello stato di stress.

Cooperazione alla base del linguaggio umano

Stando a questo studio, quindi, la tendenza alla tolleranza e alla cooperazione potrebbe aver svolto un ruolo chiave nello sviluppo del linguaggio umano. Un minor livello di competizione e di aggressività si sarebbe tradotto in uno scambio comunicativo o linguistico sempre più articolato.

Sulla base di tale considerazione possono trovare terreno fertile molte delle teorie già formulate sull’origine del linguaggio, in particolare quelle che attribuiscono un peso primario al radicamento sociale della comunicazione. Michael Tomasello, ad esempio, afferma che le abilità linguistiche derivano dall’abilità umana di “leggere” nella mente dei conspecifici, ossia di capire le loro intenzioni e di interpretarle. Una tale capacità non può non trarre giovamento da un ambiente pacifico, in cui l’aggressività, la minaccia esterna e lo stress si mantengono a livelli bassi.

La possibilità di mettersi nei panni dell’altro, di cogliere e comprendere le sue intenzioni e i suoi desideri non può verificarsi con semplicità in un ambiente ostile. Le energie sono destinate allo stato d’allerta continuo: bisogna scrutare l’orizzonte con sospetto onde evitare di essere azzannati da un felino affamato, se si è maschi è necessario prestare attenzione al simile che cerca la zuffa per assicurarsi il successo riproduttivo con una femmina ambita, eccetera, eccetera.

Molti studiosi ritengono poi che la necessità dei primi sapiens di riunirsi in piccoli gruppi e di coordinarsi per la caccia, impegnandosi in un compito quindi altamente cooperativo, sia stata una delle spinte propulsive più importanti allo sviluppo del linguaggio. Per la gran parte degli studiosi dell’evoluzione umana, in sostanza, la cooperazione e gli atteggiamenti prosociali hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle abilità linguistiche.

Che questa scoperta specifica rappresenti davvero il tassello centrale di quel complicatissimo puzzle che è il linguaggio umano, non possiamo dirlo con certezza. Le ricerche sono numerose, interdisciplinari e in continua evoluzione. Tuttavia, studi comparati come questo possono ampliare le prospettive di ricerca, ricordandoci sempre che non siamo esseri speciali, e che anche il cinguettio di un fringuello può aiutarci a svelare i più profondi interrogativi sulla nostra specie.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Photo by Lucia Macedo on Unsplash

 

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Simone Chiusoli
Sono laureato in scienze cognitive e mi affascina tutto ciò che ha l'essere umano come oggetto di studio scientifico. Grazie al MCS della SISSA ho scoperto il potenziale incredibile della comunicazione scientifica e quanto essa si riveli indispensabile oggigiorno. Attualmente mi sto dedicando alla comunicazione dell'evoluzione attraverso una prospettiva interdisciplinare, che faccia dialogare biologia e scienze umane.