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Covid-19: variante Delta e vaccini

Tra campagna vaccinale in Europa e nel mondo, varianti e voglia di vacanza: come passeremo l'estate?

La grande domanda, ora che ci siamo liberati anche noi in Italia della mascherina all’aperto, ora che abbiamo prenotato le ferie, ora che in molti cominciano ad avere in tasca il proprio Green Pass, è se possiamo davvero stare un po’ più rilassati in vacanza .
La risposta al momento dipende dal chiarire se corre di più la campagna vaccinale o la variante Delta, e se i vaccini che possediamo riescono a proteggerci sufficientemente anche dalle nuove varianti. Il meccanismo è semplice: più trasmissione, più varianti. Meno trasmissione, meno varianti. E i vaccini, a quanto pare, oltre a evitare alla maggior parte delle persone a rischio di ammalarsi gravemente di COVID19, con il tempo rallentano anche la trasmissione stessa del virus, come è accaduto con la maggior parte dei patogeni che conosciamo.

Ma non è ancora tempo. Siamo così impegnati a considerare la campagna vaccinale del nostro orticello italico, da perdere di vista che la battaglia contro SARS-CoV-2 si combatte a livello globale. Non basta aver ridotto i casi in Italia, e nemmeno in Europa, se altrove il virus continua a diffondersi e a mutare anche in varianti sempre più contagiose e imprevedibili.

Le campagne vaccinali nel mondo

Nel mondo le cose non vanno affatto bene. In Europa (dato ECDC) il 35% delle persone con più di 18 anni ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 58% ha ricevuto almeno una dose, con paesi tuttavia che non raggiungono ancora il 25% di copertura della prima dose. Nel resto del mondo (stando ai dati della dashboard OMS, che però non possediamo per tutti i paesi) in 14 stati meno dell’1% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. In 61 paesi ha ricevuto una dose meno del 10% della popolazione.

 

Al momento nel mondo sono in uso 15 vaccini, fra cui due vaccini a RNA (il vaccino Pfizer-BioNTech  e il vaccino Moderna), vaccini inattivati convenzionali (come BBIBP-CorV di Sinopharm, BBV152 di Bharat Biotech, CoronaVac di Sinovac e CoviVac), vaccini a vettore virale (come Sputnik V dell’Istituto di ricerca Gamaleya, il vaccino Oxford-AstraZeneca, Ad5-nCoV della CanSino e il vaccino Johnson & Johnson) e infine vaccini a subunità proteiche (EpiVacCorona dell’Istituto Vektor e ZF2001). I dati su quali paesi hanno approvato ogni vaccino si trovano nella dashboard dell’OMS (facendo attenzione a selezionare quanto si desidera dalle tendine a sinistra). A questi si aggiungono 104 vaccini in sperimentazione in fase clinica (sull’uomo). I vaccini approvati o in fase di approvazione per uso emergenziale dall’OMS si trovano qui (aggiornamento al 16 giugno 2021).

Ci rendiamo conto subito che non abbiamo dati completi e in tempo reale a livello globale su quante persone sono vaccinate. Un conto è infatti considerare il numero di dosi somministrate per 100 mila abitanti (è sufficiente una semplice proporzione), altra cosa è contare il numero di persone che ha ricevuto almeno una dose e quante entrambe le dosi, risultando quindi coperte. Sono due indicatori diversi, che dicono cose diverse, e per molti paesi – come la Cina – abbiamo solo il dato aggiornato sulle dosi per 100 abitanti.

La dashboard più completa in questo senso, con tutti i dati interattivi a livello mondiale è quella di Our World in Data.

Anche rimanendo in Europa, siamo ancora indietro. Nessun paese ha raggiunto il 70% di popolazione vaccinata. Al 20 giugno (ultimi dati ECDC) i paesi della regione europea con più popolazione che ha completato il ciclo vaccinale sono Malta (il 66% è vaccinato con seconda dose), Ungheria (55,4%) e Islanda (54,5%). Seguono Cipro (44,1%) e Belgio (38,4%). Mentre Bulgaria, Croazia Romania, Finlandia, Lettonia non superano il 28%.

Poi c’è COVAX, una rete coordinata da Gavi (The Vaccines Alliance), OMS e Cepi (Coalition for Epidemic Preparedeness and Innovations), per supportare i paesi meno abbienti con l’obiettivo di permettere loro di raggiungere una copertura vaccinale almeno del 20%. Al 28 giugno COVAX ha finora spedito oltre 89 milioni di vaccini COVID-19 a 133 paesi, alcuni anche in Europa (Montenegro, Georgia, Kosovo, Moldavia, Macedonia del Nord). Pochi, tutto sommato.

Estate 2021: non è vero che nel mondo il contagio sta calando

Stando in Italia abbiamo anche la percezione che le cose finalmente vadano meglio in termini di contagi, di ricoveri e decessi. A livello globale la situazione invece non è felice. Dalla settimana del 7 giugno a oggi il numero dei contagi nel mondo non è affatto calato, anzi è cresciuto in particolare in Europa, in Medio Oriente, e moltissimo in Africa, mentre nelle Americhe e nel Sudest Asiatico è rimasto stabile. I contagi crescono in Brasile, Argentina, Russia, nel Regno Unito, in Israele. Lo stesso si osserva per quanto riguarda il numero di decessi nel mondo.

Dov’è la variante Delta?

Sappiamo che la variante Delta (B.1.617.2, individuata per la prima volta a dicembre 2020 e che ha sconvolto l’India nei mesi scorsi) è la più trasmissibile delle varianti individuate finora, ed è già stata identificata in almeno 85 paesi del mondo. In Italia siamo passati dal 4,2% di contagi per variante Delta sul totale dei nuovi casi, al 16,8% di metà giugno. Il quadruplo.
Quella della variante Delta è una diffusione acceleratissima nelle ultime settimane, specie tra le popolazioni non vaccinate, che sono ancora moltissime. Ci sono paesi nella regione Europea dell’OMS, dove il tasso di incidenza negli ultimi 14 giorni è raddoppiato: Regno Unito, Cipro, Russia, Kyrgyzstan, Portogallo, Monaco, Moldavia, Uzbekistan, Israele. L’ECDC (Centro Europeo per il Controllo delle Malattie) ha messo in piedi per questo una Dashboard interattiva dedicata alle varianti “preoccupanti”, quelle che in termini tecnici si definiscono VOC (Variants of Concern) aggiornata ogni giovedì pomeriggio.

Variante Delta e vaccini

I vaccini pare funzionino adeguatamente anche contro la variante Delta, ma solo con la seconda dose, dicono gli esperti. Una delle ragioni della rapida diffusione della variante Delta nel Regno Unito è la scarsa prevalenza di persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Da Israele, che al momento ha il 57% della popolazione vaccinata con la seconda dose, arrivano dati interessanti. Il 50% delle nuove infezioni, si apprende dalla direzione generale di sanità israeliana, riguarderebbe i minori, mentre l’altra metà le persone adulte vaccinate con una dose.
Non è uno scandalo. Sappiamo che nessun vaccino al mondo protegge al 100%: parte della popolazione vaccinata rimane comunque vulnerabile. Diventa un problema di sanità pubblica quando questa percentuale si applica a un campione di vulnerabili ampio. Un primo rapporto dell’ISS aggiornato a fine aprile 2021, ha evidenziato che lo 0,8% dei vaccinati in Italia è risultato positivo a un tampone nelle settimane immediatamente successive. Si tratta di una stima in un contesto di grande trasmissibilità come quello primaverile.

Sappiamo – almeno stando ai dati finora in nostro possesso – che i vaccini approvati proteggono, con due dosi, anche dalla variante Delta, sebbene in percentuali leggermente inferiori rispetto alla protezione fornita contro la variante Alpha (quella che a inizio anno chiamavamo in gergo Variante Inglese). Considerando i vaccini approvati finora in Europa, un articolo in pre-print (quindi ancora da validare all’interno della comunità scientifica) propone delle stime di efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech e del vaccino AstraZeneca contro le ospedalizzazioni da variante Delta: 88% di efficacia il primo, 67% il secondo, ma solo con la doppia dose, precisano gli autori. Si tratta di una stima – ripetiamolo – sui ricoveri, non sui contagi. Stando a quanto comunica Mosca, Sputnik V (usato anche a San Marino, in Serbia, Slovacchia, Ungheria, Moldavia, Macedonia e Montenegro) dovrebbe essere efficace al 90% contro la variante Delta. Il governo indiano comunica invece che Covaxin e Covishield (usati in India) sarebbero anch’essi efficaci contro la variante Delta. Infine, anche la Cina rassicura che Sinovac protegge contro la variante Delta.

Vaccinati e contagiosi?

Il vaccino non ci serve per non essere contagiati, dal momento che non ci trasforma in palombari impermeabili a qualsiasi agente, ma per non ammalarci gravemente di COVID-19. Per permettere al nostro sistema immunitario di distruggerlo non appena viene in contatto con noi. Sappiamo inoltre che un vaccinato può comunque contagiare gli altri, seppur in misura minore. Purtroppo non è facile avere certezze su questo aspetto, perché un conto è un esperimento controllato in laboratorio, altra cosa la vita reale. In gergo medico in inglese si differenzia addirittura fra Efficacy (nel primo caso) ed Efficiency (nel secondo). Uno studio pubblicato le scorse settimane sul New England Journal of Medicine rassicura che la doppia dose del vaccino di Pfizer-BioNTech si è dimostrato efficace nell’evitare di contagiare il prossimo nel 92% dei casi. Certo, il vantaggio della campagna vaccinale è che se quasi tutti sono vaccinati con due dosi, l’impatto potenziale di coloro che restano vulnerabili sui sistemi sanitari, in termini di ricoveri e cure, è sempre più basso.

Per quanto tempo saremo protetti?

C’è, infine, un’altra domanda ancora aperta. Sappiamo che anche da vaccinati potremmo relativamente rilassarci nei confronti del nostro prossimo, solo quando la maggior parte dei nostri prossimi saranno vaccinati. Ma vaccinati… in che senso? Pare infatti non basterà vaccinarsi una volta con entrambe le dosi per essere immuni per sempre. Attualmente si sta cercando di capire quanto permane in noi la risposta immunitaria contro Sars-CoV-2 a seconda del vaccino ed eventualmente ogni quanto sarà necessario ricorrere al richiamo: mesi? Anni?

Non è così chiaro nemmeno quante persone stanno ricevendo un vaccino e quante un altro. I vaccini a mRNA per esempio, sono solo una parte delle dosi somministrate al momento. In Europa (dato ECDC, selezionando Doses by Product) sono la maggior parte, 312 milioni di dosi fra Pfizer e Moderna contro le 93 milioni di dosi degli altri vaccini . Anche la piattaforma Our World in Data riporta i dati relativi alle dosi per produttore solo per alcuni paesi del mondo. Possiamo comunque vedere dalla tabella sottostante, sempre al medesimo link, quali sono i paesi dove sono in uso i vari vaccini.

Al di là delle prime stime e dell rassicurazioni dunque, la cosa più onesta da dire è che non resta che attendere da vigili i prossimi mesi per verificare se ci stiamo davvero dirigendo, seppure lentamente, verso una risoluzione. Oppure se si tratta solo di un’altra sosta.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.