Nazioni Unite sul clima: la Terra di oggi è la più calda degli ultimi 125.000 anni
Secondo l’ultimo rapporto IPCC, le condizioni meteorologiche estreme che ormai devastano intere comunità in tutto il mondo sono inequivocabilmente causate dai gas serra. L’essere umano può ancora far qualcosa per mitigare il futuro ma il tempo stringe.
«È inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e la terra. Cambiamenti diffusi e rapidi si sono verificati nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera»
L’ultimo report sul clima delle Nazioni Unite afferma che le cose sono destinate a peggiorare se continueranno le emissioni dei gas serra: il futuro del pianeta dipende dalle scelte che l’umanità fa oggi. Chiamato Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), è stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP) per fornire ai governi valutazioni scientifiche regolari sullo stato dei cambiamenti climatici.
Il documento, redatto da più di 200 scienziati di 195 paesi nel corso di diversi anni, è il primo dei tre rapporti previsti guidati da altrettanti gruppi di lavoro. Il primo è focalizzato sugli aspetti scientifici del clima; il secondo valuta la vulnerabilità dei sistemi naturali e socio-economici, gli impatti dei cambiamenti climatici e le alternative di adattamento; il terzo studia le opzioni di mitigazione e contrasto dei cambiamenti climatici.
I report di valutazione scientifica, come quello appena rilasciato, vengono pubblicati ogni 6-7 anni. Il precedente, il quinto, risale al 2014 ed è stato il principale contributo tecnico nell’accordo di Parigi del 2015. Ma da allora, le cose sono peggiorate rapidamente.
«Le prove sono ovunque: se non agiamo, la situazione diventerà davvero grave», ha dichiarato Xuebin Zhang, climatologo presso l’Environment Canada a Toronto, uno degli autori e coordinatori principali del rapporto.
«Se le emissioni globali raggiungeranno lo zero netto entro il 2050, obiettivo in cui molti paesi si sono impegnati nell’ultimo anno, il mondo potrà arrivare a quanto stabilito dall’accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali», ha detto Valérie Masson-Delmotte, co-presidente del gruppo di lavoro che ha prodotto il recente documento e climatologa presso il Laboratorio di Scienze Climatiche e Ambientali a Gif-sur-Yvette, in Francia. «Il clima che sperimenteremo in futuro dipende dalle nostre decisioni di oggi».
I punti chiave del report dell’IPCC
- La temperatura superficiale globale della Terra più alta di 1,09°C nel periodo 2011-2020 rispetto al periodo 1850-1900, con aumenti maggiori sulla terraferma rispetto all’oceano. Un livello che non si vedeva da 125.000 anni.
- Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati dal 1850
- Il recente tasso di innalzamento del livello del mare è quasi triplicato rispetto al 1901-1971
- Il riscaldamento registrato dagli anni ’70 dello strato superiore dell’oceano (0-700 metri) è causato principalmente dall’attività umana e le emissioni di CO2 (anidride carbonica) dovute all’uomo sono il principale motore dell’attuale acidificazione globale dell’oceano
- Il ritiro globale dei ghiacciai in corso non ha eguali da almeno 2000 anni
- L’influenza umana è la causa principale del ritiro dei ghiacciai a livello globale dagli anni ’90 e della diminuzione della calotta glaciale artica
- Le precipitazioni medie globali sulla Terra sono probabilmente aumentate dal 1950, con un tasso maggiore a partire dagli anni ’80
- Gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati dalle attività umane. Dal 2011 (in base ai dati del precedente report AR5), le concentrazioni nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare.
- Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono state più alte degli ultimi 2 milioni di anni e le concentrazioni di CH4 (metano) e N2O (protossido di azoto) sono state più alte degli ultimi 800.000 anni
- È praticamente certo che il caldo estremo, comprese le ondate di calore, è diventato più frequente e più intenso dagli anni ’50, mentre gli eventi legati al freddo sono diventati meno frequenti e meno gravi
Queste sono solo alcune della serie quasi infinita di evidenze elencate nel rapporto, causate dal cambiamento climatico.
Secondo il professor Ed Hawkins, dell’Università di Reading, Regno Unito, co-autore del rapporto, gli scienziati non possono essere più chiari: «è inequivocabile e indiscutibile che gli esseri umani stanno riscaldando il pianeta». Petteri Taalas, segretario generale della World Meteorological Organization, ha dichiarato: «Utilizzando termini sportivi, è come se l’atmosfera fosse stata dopata».
Il team afferma che, dal 1970, le temperature superficiali globali sono aumentate più velocemente che in qualsiasi altro periodo di 50 anni negli ultimi 2000 anni. Questo riscaldamento «sta già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo». Che si tratti di ondate di caldo come quelle recentemente sperimentate dalla Grecia e dal Nord America, o di inondazioni come quelle avvenute in Germania e in Cina, «la loro attribuzione all’influenza umana si è rafforzata» nell’ultimo decennio.
La grafica colorata che accompagna il rapporto mostra cosa accadrebbe alle temperature globali e ai tassi delle precipitazione a seconda della variazione media annuale della temperatura superficiale osservata e simulata.
La sensibilità climatica
La sensibilità climatica è una metrica chiave che i ricercatori usano per fare proiezioni, è una misura di quanto riscaldamento a lungo termine ci si aspetterebbe sulla Terra da un raddoppio delle concentrazioni di anidride carbonica atmosferica rispetto ai livelli preindustriali.
Sebbene la migliore stima rimanga a 3 °C, l’IPCC riduce l’incertezza restringendo l’intervallo probabile a 2,5-4 °C, rispetto a quello più ampio di 1,5-4,5 C del rapporto precedente. Queste nuove stime più stringenti rafforzano alcune previsioni sul futuro. Ad esempio, in uno scenario di emissioni moderate, che presenta pochi cambiamenti rispetto agli odierni modelli di sviluppo globale, è previsto un aumento delle temperature medie globali di 2,1-3,5 °C, ben al di sopra del limite di 1,5-2 °C stabilito dall’accordo di Parigi. Ma anche se i governi dovessero tagliare in modo aggressivo le emissioni di gas serra, il rapporto prevede che le temperature globali supereranno probabilmente la soglia di 1,5 °C nei prossimi anni, prima di tornare a livelli più bassi verso la fine del secolo.
«Il messaggio fondamentale è che è ancora possibile prevenire molti degli impatti peggiori, ma la trasformazione richiesta è senza precedenti: riduzione rapida e immediata delle emissioni di gas serra a zero entro il 2050» ha affermato Ko Barrett, consulente senior per clima presso l’Office of Oceanic and Atmospheric Research del NOOA e co-presidente dell’IPCC.
L’anidride carbonica persiste nell’atmosfera per secoli quindi anche se le emissioni venissero improvvisamente fermate oggi stesso, il clima terrestre ne risentirà ancora per decenni. Il rapporto sottolinea anche l’eccessiva produzione di metano, un altro gas serra, il cui il cui effetto in termini di riscaldamento atmosferico è circa 80 volte superiore a quello della CO2. L’unica differenza è che scompare più rapidamente e quindi, una riduzione drastica di emissioni di metano avrebbe un effetto quasi immediato.
«È ancora possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C? La risposta è sì», afferma Maisa Rojas, autrice principale coordinatrice del rapporto e direttrice del Center for Climate and Resilience Research dell’Università del Cile. «Ma a meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala di tutti i gas serra, limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C sarà irraggiungibile».
Cambiamenti irreversibili o reversibili?
«Il futuro è nelle nostre mani», ha detto Rojas.
Il sistema climatico risponde all’influenza delle attività antropiche, ai driver naturali e alla variabilità interna. Al di là dei dati e dell’elenco fitto di misurazioni sconvolgenti elencate nell’IPCC, è evidente che i progressi scientifici stanno aiutando a comprendere meglio il clima ed i suoi effetti a livello globale e regionale, nelle aree più colpite da caldo estremo, precipitazioni o siccità.
In futuro, spiega il rapporto, con l’aumento delle temperature, gli eventi meteorologici estremi diventeranno sempre più gravi e frequenti. Ciò che prima si verificava una volta ogni 50 anni, si verificherà probabilmente ogni 3 o 4 anni quando la Terra raggiungerà i 2 °C al di sopra delle temperature preindustriali. Gli eventi saranno più complessi, dureranno di più e si verificheranno simultaneamente. «Non saremo colpiti da una sola cosa, saremo colpiti da più cose contemporaneamente», ha detto Zhang.
Si prevede che i livelli del mare in tutto il mondo aumenteranno di 2-3 metri nei prossimi 2.000 anni, anche se le temperature saranno tenute sotto controllo a 1,5 °C di riscaldamento e fino a 6 metri con 2 °C, rendendo di fatto inabitabili molte zone limitrofe alla fascia costiera oggi intensamente popolate.
È probabile che l’Artico sarà praticamente privo di ghiaccio nel mese di settembre almeno una volta prima del 2050 in tutti gli scenari valutati e potrebbero verificarsi bruschi cambiamenti della circolazione oceanica. Ma la più grande incertezza in tutte le proiezioni sul cambiamento climatico è come agiranno gli esseri umani.
Per i leader politici, il rapporto è un altro di una lunga serie di campanelli d’allarme ma avrà anche un peso rilevante nel prossimo vertice globale sul clima COP26, che si terrà a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021.
Leggi anche: La Terra raddoppia lo squilibrio energetico in soli 14 anni
Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Immagine: Pixabay