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FOTOGRAFIASPECIALI

Scienza estrema: spedizione nell’inverno antartico

La R/V Polarstern (stella polare) è una delle poche navi in grado di navigare nell’antartico durante il periodo invernale. In questa galleria di immagini vediamo la sua ultima missione che, nel periodo tra Giugno e Agosto del 2013, ha impegnato un gruppo di 49 scienziati e 44 membri dell’equipaggio. Durante le nove settimane di viaggio il gruppo ha effettuato misurazioni e rilievi sull’ecosistema e le proprietà fisiche del ghiaccio.

Guardando attraverso il ghiaccio

AMBIENTE - Sulla terra, negli oceani, nell’atmosfera, nei freezer, nelle comete, su Marte: dal macro al micro, il ghiaccio è ovunque. Quali siano le sue forme e caratteristiche nei vari ambienti in cui lo ritroviamo, lo spiega uno studio pubblicato sulla rivista Reviews of Modern Physics, a oggi il più completo mai portato a termine sull’argomento. Un’impresa che ha prodotto un mastodontico articolo di 60 pagine, un vero e proprio compendio dello stato dell’arte della ricerca sottozero, e che ha visto la partecipazione di 17 scienziati provenienti da 11 paesi europei: l’Italia è stata rappresentata da Giovanni Strazzulla, dell’Instituto nazionale di astrofisica di Catania. Il lavoro ripercorre le ricerche internazionali sul ghiaccio realizzate negli ultimi anni, e riporta risultati ottenuti riguardo alle strutture, le varietà e i processi fisici e chimici in cui è coinvolto. Il ghiaccio, infatti, può adottare una grande moltitudine di configurazioni quando si forma a temperature e pressioni molto basse, o anche quando si trova in comete, pianeti e particelle di polvere nello spazio interstellare. È quindi un mezzo dinamico, che presenta forti variazioni nelle sue caratteristiche, tanto nel tempo che nello spazio: è proprio da queste specificità, e dall’obiettivo di giungere a una migliore comprensione di morfologia e processi di questa forma solida, che nasce l’interesse della fisica contemporanea per questo tema. Lo studio del ghiaccio è quindi un’area di grande attualità, e può fornire indicazioni sulla chimica e sulla fisica dell’atmosfera, poiché fa parte delle nuvole, come anche sui processi che hanno luogo nelle grandi calotte polari. Può anche giocare un ruolo essenziale nel cambio climatico, oltre che nella spiegazione delle origini della vita, giacché alcune teorie situano l’origine dei primi esseri viventi della Terra tra i ghiacci oceanici. Nell’articolo si analizzano anche altri temi, per esempio la presenza di ghiaccio su Marte e nelle comete, ma anche temi più ‘terrestri’, come il motivo per cui ancora oggi non si riescano a predire valanghe

Come cresce un fiocco di neve

ARTE, MUSICA E SPETTACOLI - Per la serie time-lapse, questo video è bellissimo. Mostra come cresce un fiocco di neve in laboratorio. Qui trovate come è stato fatto il video (è servito per comprendere in laboratorio come piccole differenze di temperatura cambino drasticamente la crescita dei cristalli di ghiaccio, il paper a opera di un gruppo di ricerca del Caltech lo trovate sugli Arxiv).

Acqua su Mercurio?

CRONACA - La cerchiamo su Marte, la cerchiamo sulla Luna e anche su Mercurio, il pianeta così caldo che nelle zone più illuminate la sua temperatura scioglierebbe il piombo. Secondo gli scienziati del team di MESSENGER, la sonda NASA in orbita intorno a Mercurio da marzo di quest'anno, sul pianeta ci potrebbero essere zone perennemente in ombra in cui trovare acqua allo stato solido (ghiacciata). L'antefatto di questa storia è che nell'ormai lontano 1991, gli scienziati avevano notato che certe zone opache e scure alla luce visibile (nell'area del polo nord del pianeta) "brillavano" ai radar. L'acqua (il ghiaccio) si comporterebbe proprio cosi, ma questa prova non è sufficiente. Ora però sono usciti due studi che corroborano l'ipostesi, anche se ancora non sicono l'ultima parola sulla questione (sono stati presentati qui la settimana scorsa da Sean Solomon, planetologo all'Istituto Carnegie di Washington e membro del team di MESSENGER)

Mai più ghiaccio nel nostro gelato

- Capita a volte di tirare fuori una vaschetta di gelato dal congelatore, di prenderne qualche cucchiaiata e di lasciare la vaschetta sul tavolo mentre ci si tuffa nel godimento ipercalorico sottozero. Poi, con calma, si mette a posto la vaschetta e, quando la si riprende la volta successiva, la trama vellutata del variegato alla fragola è diventata ruvida e fastidiosa al palato, e anche il sapore è meno intenso. La colpa è dei cristalli di ghiaccio (oltre che nostra, per aver lasciato il gelato fuori dal freezer). Tra qualche tempo, però, problemi di questo tipo potrebbero essere eliminati. Infatti, un gruppo di ricercatori francesi del del Cnrs (l'equivalente del Cnr italiano) e dell'azienda Saint-Gobain hanno scoperto che un composto chimico originariamente pensato per evitare l'aggregazione spontanea di particelle in una sospensione si dimostra capace di controllare la formazione di cristalli di ghiaccio. Questa ricerca, pubblicata in linea sulla rivista PLoS One, fornisce anche nuovi indizi per l'elaborazione di equivalenti sintetici alle proteine antigelo diversi da quelli oggi noti.