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Keystone Pipeline, Obama è al bivio

È ormai da qualche mese che negli Stati Uniti, tra ambientalisti e multinazionali del petrolio è battaglia aperta sul completamento del Keystone Pipeline, l’oleodotto che dovrebbe portare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose del Canada fino alle raffinerie del Golfo del Messico.

Avanzo di galera e di ferie

IL CORRIERE DELLA SERRA - Tim Ball, di "Friends of Science" (sic) e varie lobby canadesi del petrolio, ha scritto che il posto di Michael Mann non era alla Penn State, l'università della Pennsylvania, ma in una "State pen", una prigione statale. Mann è ancora in libertà, in compenso il direttore del Goddard Center for Space Studies della NASA James Hansen è stato arrestato lunedì 29 agosto davanti alla Casa Bianca insieme a 142 persone tra cui 60 leader religiosi di varie fedi. Come altri 450 arrestati dal 20 agosto, chiedevano al presidente Obama di non autorizzare la costruzione del pipeline Keystone XL che dovrebbe trasportare petrolio estratto dalle sabbie bituminose dell'Alberta, nel Canada occidentale, fino alle raffinerie americane sul Golfo del Messico.

Contro il “petrolio etico”

AMBIENTE - Contro il cosiddetto"petrolio etico" è iniziata la protesta di Bill McKibben, l'autore di Terraa, del movimento 350.org e di Tar Sands Action. Da un lato, escludono che il nuovo pipeline commissionato alla TransCanada si guasti meno di quelli precedenti: è soggetto alle stesse norme di sicurezza di cui nessuno controlla il rispetto, si veda l'incidente alla Deepwater Horizon. Dall'altro, la tecnologia per il "petrolio etico" richiede enormi quantità di acqua ed energia, e ancora prima della trasformazione del bitume in benzina emette più gas serra di quello che succede con il petrolio normale.