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Orgasmo femminile e altri prodotti di scarto

COSTUME E SOCIETÀ - Alla fine il paper pubblicato su Animal Behaviour dice poco più di quanto si sapeva già, ma è un'occasione ghiotta per parlare una volta di più di orgasmo femminile e del dibattito che infuria sulle basi evolutive di questo fenomeno. Andiamo per ordine. Il paper finlandese sostiene di aver trovato dati genetici che non supportano la "byproduct theory" (più o meno la "teoria del prodotto secondario"- pazientate un po' la spiego sotto). In poche parole Brendan Zietsch e Pekka Santtila hanno fatto compilare a migliaia di coppie di gemelli (fraterni o identici) e di fratelli (le coppie potevano essere dello stesso sesso o di sesso opposto), raccogliendo dati - soggettivi, sottolineo - sui loro orgasmi

Neuroscienze hard

NOTIZIE - Il primo pensiero è stato che solo una giornalista britannica poteva fare con una naturalezza invidiabile quello che avrebbe provocato non poco imbarazzo ad altri. Quel che si dice sacrificarsi nel nome della completezza di informazione (e della scienza): Kayt Sukel giornalista free lance che collabora con testate del calibro di Scientific American e New Scientist si è sottoposta a una risonanza magnetica mentre praticava dell’autoerotismo e lo ha raccontato in un articolo proprio su New Scientist. Naturalmente quel che interessa qui non è tanto l’esperienza specifica della giornalista quanto gli studi di cui quello a cui ha preso parte riguardano. Barry Kumisaruk della Rutgers University studia i meccanismi neuronali dell’orgasmo da parecchi anni ed è un vero esperto nel campo. Lo studio di cui la Sukel ha fatto parte è stato presentato lo scorso novembre al meeting annuale della Society of Neurosciences. Grazie alle sue osservazioni (e alla collaborazione di alcune intrepide volontarie) lo scienziato ha tracciato una mappa temporale dell’attivazione delle aree cerebrali (più di trenta) durante la masturbazione fino all’orgasmo (rigorosamente femminile).