Un fossile straordinario rivoluziona le conoscenze sul nostro ramo dell’albero filogenetico
Ida ci ha messo venticinque anni a diventare una superstar, ma ora è molto probabile che la sua fama duri molto a lungo. Il fossile, vecchio di ben 47 milioni di anni, è stato infatti scoperto da un palenotologo amatoriale nel 1983 nell pozzo di Messel, un sito noto per la ricchezza di reperti, e solo vent’anni dopo è stato venduto per giungere infine in Norvegia, con grande felicità di Jørn Hurum, paleontologo del Museo di Storia Naturale dell’Università di Oslo.
“Sarà una di quelle immagini stampate sui libri di testo per i prossimi cent’anni almeno,” ha commentato lo scienziato. “Ci spiega quella parte della nostra evoluzione che fino ad oggi era rimasta celata.”
È stato Hurum a battezzare il fossile con il nome di sua figlia perché l’animale al momento della morte si trovava nello stesso stadio di sviluppo della piccola Ida, che ha sei anni, quell’età in cui non sei più propriamente “piccolo” ma nemmeno autosufficiente, come ha commentato il paleontologo. La specie a cui Ida apparteneva è stata formalmente battezzata Darwinius masillae in onore dei duecento anni dalla nascita di Charles Darwin.
In un articolo apparso sulla rivista PLoS ONE Hurum e colleghi descrivono accuratamente il fossile. Il piccolo animale, straordinariamente conservato, tanto che sulla pietra che lo contiene è rimasta addirittura la traccia dei peli, potrebbe essere l’anello di congiunzione fra i primati e tutto il resto dei mammiferi. Secondo gli scienziati, infatti, Ida risalirebbe a quel particolare periodo della storia dell’evoluzione in cui la linea evolutiva dei primati, che si è diversificata prima nelle scimmie, poi nei primati e infine nell’essere umano, si è separata dal gruppo che ha dato poi vita ai lemuri e ad altre specie meno note.