Attraverso delle osservazioni da satellite si è scoperto che la regione compresa tra il Pakistan, il Bangladesh e l’India settentrionale sta consumando il suo patrimonio di acqua a un ritmo impressionante: 54 chilometri cubi di acqua ogni anno, molto superiore alle previsioni.
I risultati vengono dalla missione GRACE (Gravity Recovery and Climate Experiment) partita nel marzo del 2002 come una collaborazione della NASA e del Centro Aerospaziale tedesco (GSOC – Deutsches Raumfahrt-Kontrollzentrum), che consiste di due satelliti in orbita a 220 chilometri di distanza l’uno dall’altro. I due satelliti calcolano le minime variazioni della gravità terrestre misurando la distanza reciproca. Se uno dei satelliti passa su una zona di alta gravità accelera lievemente, allontanandosi dal compagno. Poi, appena fuori dall’anomalia, decelera di nuovo permettendo al secondo satellite di riguadagnare la distanza perduta. Le variazioni della gravità terrestre sono dovute principalmente ai movimenti delle masse d’acqua, comprese quelle che si trovano sotto la superficie. Nel passato GRACE ha già rilevato la diminuzione delle calotte di ghiaccio, lo spostamento delle correnti oceaniche, il prosciugamento di alcuni grandi laghi e zone di siccità.
Gli scienziati Virendra Tiwari del National Geophysical Research Institute a Hyderabad (India), John Wahr dell’Università del Colorado e Sean Swenson del National Center for Atmospheric Research a Boulder, basandosi sui dati di GRACE corretti per le variazioni dovute agli effetti naturali (piogge, evaporazione ecc.), hanno scoperto una diminuzione delle riserve di acqua di circa 54 chilometri cubi di acqua all’anno. In questa zona del mondo viene usata un’enorme quantità di acqua per irrigare i campi che coprono tra il 50% e il 75% della superficie della regione e per soddisfare i bisogni di acqua dolce della popolazione che supera i 600 milioni di individui.
La ricerca sostiene anche che il 70% delle riserve di acqua sono state ormai consumate, e a questo tasso sarà necessario scavare dei pozzi più profondi e utilizzare delle pompe più potenti, rischiando di arrivare ad attingere riserve di acqua salata o inquinata, e alla fine arrivare al fondo dei pozzi e a prosciugare completamente tutte le riserve.