Uno stretcher ottico, dispositivo biofotonico costituito da due fibre ottiche affacciate, dalle quali escono due raggi laser che “intrappolano”, senza toccarlo, un singolo globulo rosso. Mentre tutte le altre cellule presenti nel campo si muovono, quella “catturata” nella trappola ottica rimane immobile.
CRONACA – Lo stretcher ottico è uno dei dispositivi con cui lavora Francesca Bragheri, tra le giovani ricercatrici dell’Università di Pavia che ha preso parte a un progetto regionale di ricerca intitolato “Dalla scienza dei materiali alla biomedicina”. Durante la giornata di celebrazione della conclusione del progetto, Bragheri – che lavora presso il laboratorio di elettronica quantistica dell’ateneo pavese – ha illustrato i risultati del suo lavoro.
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Due gli obiettivi principali del progetto, cofinanziato per un milione di euro dall’Università di Pavia e dalla Regione Lombardia. Da un lato, offrire un’occasione di alta formazione a giovani ricercatori; dall’altro, mettere in comunicazione due “anime” forti della ricerca dell’Università di Pavia: quella chimico-fisica-ingegneristica, con le sue piattaforme tecnologiche, e quella biomedica.
Decisamente positivo il bilancio secondo i coordinatori dei lavori, e non solo in termini di pubblicazioni scientifiche (oltre 130 in due anni). “Grande merito di questi due anni è stata la creazione di un ambiente di lavoro propositivo e collaborativo, in cui si è riusciti a superare singole competenze puntando verso obiettivi comuni di ricerca. Direi che abbiamo creato un’ottima base non solo tecnologica e disciplinare, ma anche psicologica, su cui continuare a lavorare”, ha commentato Cesare Balduini, professore ordinario del Dipartimento di biochimica.
I più entusiasti, comunque, erano i giovani ricercatori. Oltre alla presentazione di Bragheri sui dispositivi biofotonici, ce ne sono state altre su nanomateriali da utilizzare come biosensori ottici, sui telomeri (le estremità dei cromosomi ai cui scopritori è andato quest’anno il premio Nobel per la medicina) e su nuove molecole per il trattamento delle amiloidosi, patologie causate da alterazioni del metabolismo e della conformazione delle proteine.