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Al via la dissezione del cervello senza ricordi

Inizia la dissezione del cervello più famoso della storia della neurologia: quello del paziente HM

CRONACA – Ha inizio oggi la dissezione del cervello più studiato della storia delle neurologia: quello di Henry Gustav Molaison, l’uomo che in seguito a un intervento chirurgico aveva perso la capacità di formare nuovi ricordi, morto esattamente un anno fa all’età di 82 anni. A dirigere il delicato compito c’è Jacopo Annese, neuroscienziato italiano a capo del Brain Observatory dell’Università della California, che per sezionare l’organo, fotografarlo e rendere le immagini disponibili su internet ha ricevuto 350.000 dollari dalla Dana Foundation e dalla National Science Foundation statunitense. Al termine del progetto, presumibilmente entro il 2010, una mappa tridimensionale del cervello di HM, sigla che ha celato l’identità di Molaison fino al giorno della sua morte, sarà fruibile online e navigabile con un sistema analogo a quello di Google Earth. «L’organo intero è già stato sottoposto a risonanze magnetiche con l’obiettivo di ottenere riferimenti precisi che possano guidarci nella ricostruzione tridimensionale» dice Annese. «Salvo intoppi, la dissezione dovrebbe concludersi nell’arco di una settimana e permetterà di ottenere circa 2.600 fette dello spessore di 70 micron. Non tutte però saranno usate per la ricostruzione anatomica; una parte infatti sarà inviata ai ricercatori che ne facciano richiesta per condurre altri studi anatomici, in particolare sulle demenze e sul morbo di Alzheimer, dato che nell’ultima parte della sia vita HM aveva una demenza senile». Tutte le operazioni della dissezione possono essere seguite in diretta sul sito che l’istituto californiano ha dedicato al progetto.

Nell’attesa, i ricercatori trattengono il fiato: HM, infatti, è stato il paziente più studiato della storia della neurologia e si deve a lui la gran parte delle conoscenze che oggi abbiamo su come funziona la memoria. Più di cento scienziati lo hanno esaminato e sul suo caso sono state prodotte decine di lavori scientifici. «Sappiamo di avere un compito molto delicato» dice Annese; «anche per questo abbiamo deciso di rendere visibili a tutti le operazioni e nelle fasi che hanno preceduto la dissezione siamo stati aperti a critiche e a consigli da parte dei colleghi».

HM divenne un caso clinico nel 1953, quando all’età di 27 anni fu sottoposto a un intervento chirurgico sperimentale per curare una grave forma di epilessia. In seguito all’asportazione di una parte dei lobi temporali (che comprendeva l’ippocampo, l’amigdala e i tessuti circostanti) l’epilessia migliorò, ma William Scoville, il chirurgo che lo aveva operato, capì subito che l’intervento aveva tolto ad HM la capacità di fissare nella mente nuovi ricordi. Se parlava con qualcuno se ne dimenticava subito dopo, e non era in grado di dire che cosa aveva fatto il giorno prima: gli unici ricordi che HM conservava erano quelli della sua infanzia. Nel 1957, Scoville descrisse il caso su Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry, in un articolo destinato a diventare una pietra miliare nella storia della neurologia: prima di allora, infatti, si pensava che la memoria e la capacità apprendere nozioni nuove non fossero localizzabili in una zona precisa del cervello, ma che fossero il risultato di un’attività diffusa del cervello. Il caso di HM dimostrava invece che l’ippocampo è determinante per fissare i ricordi, che tuttavia, in un secondo tempo, sono immagazzinati in altre aree. Inoltre, il fatto che l’uomo riuscisse comunque a imparare nuovi compiti di tipo motorio dimostrò che la memoria ha diverse forme: esiste una memoria dichiarativa, che riguarda nozioni e fatti della vita personale ed è legata all’attività dell’ippocampo; ed esiste una memoria implicita, che permette di acquisire abilità nuove e dipende invece da altre aree cerebrali (in particolare, dal cervelletto e dai gangli della base).

I medici hanno studiato HM per 55 anni, ma su di lui non è ancora staro svelato tutto. Non è chiaro, per esempio, il motivo per cui l’uomo ricordasse la sua vita solo fino all’età di 16 anni, 11 anni prima dell’intervento chirurgico. «L’analisi anatomica potrebbe spiegare questi aspetti» conclude Jacopo Annese. «Potremmo scoprire che ci sono altre aree cerebrali danneggiate nel cervello di HM, e collegare queste lesioni all’amnesia retrograda e ad altri comportamenti non ancora spiegati di HM».

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