COSTUME E SOCIETÀ

Scienza mia non ti conosco, ma ti credo (e un po’ ti temo)

Il rapporto tra gli italiani e il sapere scientifico è contrastato. C’è fiducia, ma anche paura. Tra le nuove generazioni le competenze tecniche perdono appeal. E le lacune si aggravano. La fotografia dell’Annuario 2010 curato da Observa

COSTUME – Fiduciosi nella scienza e negli scienziati. Circospetti nei confronti di tecnologie che cambiano troppo in fretta e spiazzano. Curiosi verso le nuove scoperte. Eppure “asini” sulle nozioni di base. Favorevoli a maggiori investimenti nella ricerca. Ma pessimisti sulla meritocrazia nelle università. Sono gli italiani fotografati nella sesta edizione dell’Annuario Scienza e Società 2010, curato da Observa – Science in Society (www.observa.it) grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e pubblicato da Il Mulino. “Il bilancio dei rapporti tra scienza e cittadini non è scontato né negativo come talvolta si sarebbe portati a credere”, afferma Massimiano Bucchi, docente di scienza, tecnologia e società all’Università di Trento, curatore del volume insieme a Federico Neresini stessa cattedra all’Università di Padova.

“Cresce la consapevolezza della rilevanza della scienza, non esente da ambivalenze e giudizi critici. Per esempio, aumenta la sensibilità dei cittadini, passati dal 16 al 23%, per gli investimenti nella ricerca, considerati più importanti rispetto ad altri settori, come la sicurezza. Solo assistenza sanitaria e istruzione scolastica superano la ricerca in termini di priorità di spesa pubblica. Tuttavia, si conferma estremamente negativo il giudizio dell’opinione pubblica su alcuni aspetti gestionali: per il 63% degli italiani sarebbero le raccomandazioni, più che il merito, a guidare il reclutamento dei ricercatori in Italia”, continua Bucchi. “Inoltre, se da un lato cresce, soprattutto tra i giovani, la fame di notizie scientifiche, con uno su tre tra i 20 e i 30 anni che naviga regolarmente siti e blog di scienza e tecnologia, dall’altro più del 60% degli intervistati si riconosce nel principio di precauzione, ritenendo che sia meglio rinunciare a nuova tecnologia se non si ha la certezza assoluta che sia innocua. E in generale, una persona su tre è spaventata dal ritmo con cui scienza e tecnologia evolvono e modificano il nostro stile di vita”.

La scienza, insomma, un po’ attrae, un po’ respinge. Ma è un dato di fatto che sia sempre più presente nella nostra vita. Tant’è che dal monitoraggio di Observa è emerso che un articolo su dieci apparso sui quattro maggiori quotidiani nazionali nell’ultimo anno ha connessioni con tematiche scientifiche. Articoli spesso pubblicati nelle pagine di cronaca, politica, economia, costume e società. La scienza fa notizia. E tre italiani su quattro si fidano soprattutto degli scienziati, spesso interpellati dalla stampa, su questioni rilevanti che coinvolgono scienza e tecnologia. La nota dolente è che il livello di alfabetizzazione scientifica resta scarsissimo. Per fare un esempio, quasi i due terzi degli intervistati non sanno che gli elettroni sono più piccoli degli atomi. “Mentre negli adulti registriamo un lieve miglioramento delle lacune scientifiche, i giovani sembrano retrocedere come gamberi”, continua Bucchi. “Assistiamo a una svalutazione del lavoro e delle competenze tecnico-manuali tra i ragazzi. Un aspetto su cui la scuola ha una responsabilità cruciale. È emblematico che secondo un’indagine di Observa condotta su studenti di 15 anni, quelli che hanno avuto la possibilità di utilizzare laboratori di scienze hanno una propensione tripla ad iscriversi a facoltà scientifiche”.

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