Mars Express arriva a soli 67 chilometri dalla superficie del satellite e raccoglie sul suo campo gravitazionale
NOTIZIE – “Dai detriti è nata, e detriti tornerà,” questo a detta di Martin Pätzold, dell’Università di Colonia in Germania, responsabile dell’esperimento Mars Radio Science (MaRS), è il triste destino – ancora molto remoto – a cui è condannata Phobos l’enigmatica luna marziana che mercoledì scorso (circa alle nostre nove e mezza di sera) è stata “visitata” dalla sonda Mars Express. I dati raccolti serviranno a comprendere meglio la natura di questa luna dalle caratteristiche davvero peculiari.
C’è infatti qualcosa di misterioso riguardo a questo satellite: in apparenza compatto, è invece molto più “leggero” di quel che ci aspetterebbe. Misurazioni precedenti hanno evidenziato che non è abbastanza denso da essere “pieno”: secondo i dati è infatti poroso, con un 25/30% di vuoti. Gli scienziati planetari hanno ipotizzato che più che un vero pianeta Phobos è una sorta di ammasso di “macerie”, composto da blocchi di diverse dimensioni. Tra i blocchi in certi punti, dove le masse non si incastrano bene, ci potrebbero essere grandi spazi vuoti.
L’avvicinamento dei giorni scorsi fa parte di una campagna di osservazione del satellite iniziata lo scorso 16 febbraio e che terminerà il prossimo 26 marzo. Mars Express questa volta è arrivata a soli 67 chilometri dalla superficie, la distanza minima mai raggiunta da un satellite artificiale.
La sonda ha raccolto dati dettagliati sul campo gravitazionale di Phobos. La misurazione è stata fatta utilizzando dei segnali radio provenienti dalla base terrestre che sono stati inviati sulla sonda e poi rimandati indietro (poco più di 13 minuti per l’intero giro). Il segnale radio di ritorno sulla Terra è stato così chiaro da poter essere rilevato anche dai comuni radioamatori.
In questi giorni gli scienziati hanno iniziato ad analizzare questi dati che potranno svelare definitivamente la natura e l’origine di questo corpo celeste. Secondo molti scienziati infatti nel nostro Sistema Solare Phobos è un corpo celeste di “seconda generazione”. Questo significa che non si è formato dalla stessa nuvola di gas in cui è nata Marte ma si è aggregata solo successivamente (altre lune nel Sistema Solare hanno sono sospettare avere questa origine, come per esempio Amalthea di Giove). Qualunque l’origine, Phobos è destinata a tornare polvere: il satellite infatti sta lentamente compiendo un movimento a spirale introno a Marte che la porterà in un futuro abbastanza lontano ad essere distrutta dalle forze gravitazionali.
Mi chiedo come si sono formati i solchi paralleli che si vedono sulla superficie della luna di Marte; certamente non sono illusioni ottiche. Phobos è un ammasso di detriti e macerie? Perché gli altri pianeti rocciosi cosa sono? L’unica differenza è che i pianetti più grossi hanno potuto sviluppare, a cusa della maggiore gravità, abbastanza calore da fonderli e renderli più compatti.
Ma non sarebbe meglio studiare e conoscere qualcosa in piú della nostra Terra, invece di preoccuparmi di un pezzo sperduto nel cielo, tanto piú se non ne vedremo le conseguenze noi, né altri per migliaia o milioni di anni? Scienza sí, ma ci sono prioritá, vedasi terremoti, interno della Terra, fondo oceani ecc?
E’ la stessa domanda che ci si pone sempre dall’inizio dell’umanità. Io credo che i solchi paralleli di Phobos possano avere le più diverse spiegazioni e finchè non sapremo cosa o chi li ha fatti ritengo poco prudente cercare di rimanere al calduccio del focherello all’interno della caverna. Le priorità della ricerca dovrebbero essere definite da chi ha voglia di cercare e non da chi si contenta!
Si accontenta della ricerca chi va a cercare sulla Luna o su MArte e ..dintorni, magari la vita, o chi si preoccupa delle ricerche sulla Terra che abitiamo?. Cosa ci hanno portato dalla Luna in 30 anni se non qualche sasso e invece quanto sviluppo, per es. in materiali, produzione agricola ecc.?
[…] punti, dove le masse non si incastrano bene, ci potrebbero essere grandi spazi vuoti. continua articolo fonte: […]
Francesco…ottimo commento… purtroppo spesso non ci si accorge di quanto ci ritorna dalla ricerca spaziale.
Anche a me interesserebbe molto conoscere l’origine dei solchi, L’ipotesi che siano conseguenza di un immane impatto non mi convince… Possono i solchi essere l’evidenza di una struttura interna stratificata…???
Guido, dovresti provare ad apprezzare anche la ricerca pura, quella senza evidente o immediata “utilità” pratica, Ha grandissima importanza nella nostra comprensione delle cose.,,
[…] Phobos: sempre più vicino Mars Express arriva a soli 67 chilometri dalla superficie del satellite e raccoglie sul suo campo gravitazionale NOTIZIE – “Dai detriti è nata, e detriti tornerà,” questo a detta di Martin Pätzold, dell’Università di Colonia in Germania, responsabile dell’esperimento Mars Radio Science (MaRS), è il triste destino – ancora molto remoto – a cui è con blog: Oggi Scienza | leggi l'articolo […]
Abbiamo imparato molte più cose sulla
Terra proprio per merito dell’esplorazione
degli altri pianeti. Infatti le cose si capiscono
meglio se possiamo compararle con altre; non si
può comprendere un singolo pianeta, se non
abbiamo la possibilità di confrontarlo con
gli altri. I problemi ambientali attuali,
come l’ effetto serra, hanno potuto essere
capiti meglio studiando le atmosfere di
Venere e di Marte. Perfino i temporali
sono stati compresi meglio studiando quelli
che si verificano su Giove. Gli effetti
climatici delle esplosioni nucleari
sono stati meglio compresi tramite
lo studio delle tempeste di sabbia globali
su Marte. E le rocce lunari ci hanno rivelato
sia l’età esatta che il meccanismo di
origine del nostro Sistema Solare, e quindi
anche della nostra Terra che ne fa parte.
Sulla Terra non esistono più rocce così antiche
come quelle lunari. La nostra Terra non è
qualcosa di isolato dal resto dell’ Universo,
la natura è un tutto integrato, e deve essere
studiata integralmente se vogliamo capirla
davvero. Le suddivisioni e la priorità sono
artifici di noi umani. Io credo semmai che
proprio il grande rallentamento che hanno
subito le esplorazioni spaziali subito dopo
il Progetto Apollo sia stato insieme conseguenza
e causa del degrado culturale che è iniziato
negli anni Settanta. Un’ umanità provinciale
e rinchiusa su sè stessa, senza curiosità
per l’ Universo che la circonda, è simile
a quella del Medioevo, quando era confinata
in una unica regione del pianeta, definita
da Dante “l’auiola che ci fa tanto feroci”.
Fu sempre Dante a dire che “Fatti non foste
a viver come bruti, ma a seguir virtute e
conoscenza”.
http://centroufologicotaranto.wordpress.com/2009/07/25/lastronauta-aldrin-afferma-ce-uno-strano-monolite-su-phobos/
L’astronauta Aldrin afferma: “c’è uno strano monolite su Phobos”
[…] FONTE: http://oggiscienza.wordpress.com/2010/03/05/phobos-sempre-piu-vicini/ […]
[…] cose sotto la superficie”, riassume Olivier Witasse, a capo del progetto Mars Express dell’Esa (qui un altro studo dello stesso progetto). “Questa scoperta aggiunge nuovi tasselli al puzzle, ma la […]
[…] la superficie”, riassume Olivier Witasse, a capo del progetto Mars Express dell’Esa (qui un altro studio dello stesso progetto). “Questa scoperta aggiunge nuovi tasselli al puzzle, […]