LA VOCE DEL MASTER – È uscito da pochi giorni Bioshock 2 (2K Games), videogioco per XBox 360 e PlayStation 3. Il gioco è il seguito del pluripremiato Bioshock, storia distopica pubblicata nel 2008 e ambientata nella città sottomarina di Rapture. Fondata dal visionario Andrew Ryan (chiaro il riferimento alla pensatrice oggettivista americana Ayn Rand), Rapture era stata concepita come soluzione all’oppressione delle autorità politiche e religiose a favore della libera iniziativa dell’individuo. Gli abitanti di Rapture, scelti da Ryan tra l’élite del pianeta, vivevano slegati da confini etici, religiosi o politici, potendo così coltivare le proprie capacità per esplorare i confini della mente umana.
In Bioshock, il protagonista giungeva a Rapture in seguito a un disastro aereo, per trovarla in rovina e popolata da una razza di mutanti chiamati ricombinanti. Figli di esperimenti genetici falliti, i ricombinanti erano ciò che rimaneva degli abitanti di Rapture, ormai impazziti e dipendenti dall’Eve, un materiale genetico contaminato. Anche Bioshock 2 riprende in gran parte i temi portanti del primo capitolo: la distopia e la critica politica, la follia, le ricerche genetiche condotte senza regole e le loro conseguenze tragiche. Rispetto al gioco del 2008, poco cambia a livello di gameplay e anche, paradossalmente, a livello di realizzazione: gli ambienti in stile art déco di Rapture sono sempre uno spettacolo di luci e ombre, i ricombinanti sono sempre grotteschi e inquietanti e si ha più l’impressione di un ritorno a casa che di un tuffo in un mondo nuovo. La politica è come sempre in primo piano, anche se questa volta 2K ha deciso di puntare su una pesante critica al comunismo: il nuovo governante di Rapture (e villain del gioco), Sofia Lamb, crede nel collettivismo e nel potere della comunità come motore del progresso. Anche la ricerca scientifica ricopre così un ruolo nuovo: se in Bioshock era la causa scatenante della ribellione, anche a causa dell’assenza di regolamentazione, in Bioshock 2 è una semplice “serva del potere”, tirata per la manica dalla Lamb e dai ribelli ma sempre dotata di potenzialità immense. È proprio questo particolare il vero trait d’union tra i due capitoli del gioco: la scienza come arma, capace di creare mostri se non viene regolamentata e controllata.
Quest’immagine pessimista e catastrofica della scienza, e in particolare della ricerca sul DNA, non è un unicum nella storia dei videogiochi. Anzi, chi gioca a fare Dio con il DNA è un deus ex machina ideale per mettere in scena mutazioni, mostruosità e in generale l’armamentario narrativo classico della fantascienza sociologica. Ciò che non conosciamo fa paura, e la genetica è oggi, insieme allo studio del cervello, la disciplina-spauracchio per eccellenza. OGM, clonazione, eugenetica e mutanti: da trent’anni ormai anche i videogiochi raccontano ed esorcizzano le nostre paure, permettendo anche di interagirci in prima persona.
In questo breve video, ironico ma non troppo, una raccolta di clip tratte dai più famosi videogiochi che abbiano trattato di laboratori genetici, mutazioni del DNA e altre mostruosità assortite.