IL PARCO DELLE BUFALE – Nel marzo 2009, Marco Masoni et al. scrivevano sul British Medical Journal che i “link sponsorizzati” accanto al risultato di una ricerca con google.it contraddicevano il motto aziendale Don’t be evil. Il primo sponsor per la parola “aloe” vendeva – tra molto’altro – un adiuvante delle chemioterapie, un’alternativa a queste e una prevenzione del cancro a base di Aloe arborescens, come da ricetta di Padre Romano Zago. Gli autori concludevano che Google doveva controllare meglio le inserzioni. Oggi al bar una signora raccomandava l’aloe vera contro le scottature e alla custode è venuto in mente di rifare l’esperimento.
Il primo link è sponsorizzato dal sunnominato Padre che vende rimedi per afflizioni minori, e lascia che ne reclamizzi le proprietà antitumorali, e altre, il dott. Giuseppe Nacci, “un medico da curriculum davvero notevole”, già sospeso in passato dall’Ordine dei medici di Trieste (ipse dixit).
Visto che c’era, la custode ha dato un’occhiata anche al secondo sponsor. Per 47 euro, vende 370 ml di un “preparato” a base di A. arborescens, il quale
da solo o in associazione con farmaci specifici, questo preparato facilita il recupero di stati deficitari associati a malattie acute e croniche incluso invecchiamento (anche invecchiamento cerebrale senile e demenza degenerativa tipo Alzheimer), malattie dismetaboliche e forme tumorali, epatopatie ed epatiti virali. Grassetto nell’originale ecc.
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E gli addetti alla repressione delle frodi non hanno niente da controllare?