AMBIENTE – Uno studio americano propone le alghe come alternativa “verde” per migliorare la qualità dell’acqua, riducendo la contaminazione da azoto e fosforo.
L’idea del microbiologo Walter Mulbry è semplice: usare le alghe per depurare acque inquinate da residui di liquami usati come fertilizzanti, trasformandole a loro volta in fertilizzanti, magari per piante in vaso. E il bello è che, stando ai primi risultati, l’idea sembra proprio funzionare.
Mulbry lavora all’Agricultural Research Service degli Stati Uniti, precisamente in un’unità di ricerca con sede a Beltsville, nel Maryland, a due passi dalla Chesapeake Bay: una zona di notevole interesse naturalistico, ma anche una zona in cui si concentrano i resti del letame di bestiame utilizzato come fertilizzante negli allevamenti del Maryland, convogliati verso la baia da corsi d’acqua locali. Particolarmente pericoloso, in questo contesto, è l’accumulo di azoto e fosforo – ghiotti nutrienti per tutte le piante – che, a lungo andare, porta a un eccessivo accrescimento dei vegetali presenti nelle acque della baia e, infine, a un degrado progressivo dell’ambiente, che diventa carente di ossigeno.
Azoto e fosforo, però, piacciono anche alle alghe: così, Mulbry ha pensato che proprio questi organismi potrebbero essere utilizzati per eliminare dall’acqua l’eccesso di sostanze nutritive, depurandola in modo naturale. Per mettere alla prova la sua idea, il microbiologo ha utilizzato uno speciale sistema di “coltivazione” di alghe, che è stato “annaffiato” in parte con acqua pulita e in parte con acqua contenente liquami animali. Ogni 4-12 giorni, il ricercatore raccoglieva le alghe della sua “coltivazione”, le faceva seccare e misurava i livelli di azoto e fosforo in esse contenuti. Dall’analisi dei risultati è emerso chiaramente che il sistema era riuscito a recuperare dal 60 al 90% di azoto e dal 70 al 100% di fosforo dalle acque contaminate.
Certo, il sistema richiede una certa mano d’opera che periodicamente raccolga le alghe, ma secondo i calcoli di Mulbry dovrebbe avere all’incirca lo stesso costo di altri metodi oggi utilizzati per la gestione dei liquami e la depurazione delle acque. Anche perché, una volta seccate, le alghe utilizzate potrebbero tranquillamente essere vendute come fertilizzante biologico.