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MULTIMEDIA

Un acquario tropicale

MULTIMEDIA - Sono stelle marine, coralli multicolor, alghe tropicali e abitanti invertebrati delle barriere i protagonisti di Meanwhile, il cortometraggio...
CULTURA

Consigli di lettura per l’estate

CULTURA - Coincidenza, l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia pubblica un rapporto su 50 anni di eventi estremi acuiti dal riscaldamento globale. Gli stessi eventi flagellano l'Italia, e non solo, nel divertente Alghe, il secondo thriller scientifico di Francesca Vesco, pseudonimo delle due autrici di Cedimenti, entrambi appena usciti in e-book.

Alghe suicide: quello che la Disney non vi dice

Il suicidio altruistico incuriosisce gli scienziati da sempre, specialmente quando a fronte della morte di un individuo non sono chiari i benefici che ne traggono gli altri. Non accade spesso che la situazione sia limpida come il "Fuggite, sciocchi!" di Gandalf, insomma.
AMBIENTE

Il triangolo no (virus, alghe e coralli)

Le sclerattinie o madrepore, le cui forme coloniali danno origine alle ben note barriere coralline, forniscono rifugio e nutrimento alle alghe unicellulari zooxanthelle, che a loro volta contribuiscono alla costruzione del reef e al reperimento di energia. Ma a chi dare la colpa se questa forma di simbiosi subisce stress e destabilizzazione fino all’erosione di circa l’80% della barriera corallina? È un fenomeno che si osserva da circa 30-40 anni, senza che ancora sia stato trovato un meccanismo che lo spieghi del tutto. AMBIENTE - Le sclerattinie o madrepore, le cui forme coloniali danno origine alle ben note barriere coralline, forniscono rifugio e nutrimento alle alghe unicellulari zooxanthelle, che a loro volta contribuiscono alla costruzione del reef e al reperimento di energia. Ma a chi dare la colpa se questa forma di simbiosi subisce stress e destabilizzazione fino all’erosione di circa l’80% della barriera corallina? È un fenomeno che si osserva da circa 30-40 anni, senza che ancora sia stato trovato un meccanismo che lo spieghi del tutto. Le ipotesi più accreditate parlano di virus, e su questa idea si stanno muovendo i ricercatori grazie al ritrovamento di materiale genetico appartenente a due virus (per esempio DNA codificante per le proteine del capside, la struttura proteica che contiene l’acido nucleico virale) all’interno di campioni di alga unicellulare e di corallo

Iodio coast to coast

AMBIENTE - Alghe con concentrazione di iodio radioattivo 250 volte superiore alla norma. È quanto evidenziato in California ad aprile 2011, un mese dopo l’incidente della centrale nucleare di Fukushima, dai ricercatori della California State University. Un segno questo, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Enviromental Science and Technology, che i radionuclidi rilasciati in atmosfera in grandi quantità dai reattori giapponesi (pari - a detta di alcune stime - a circa il 15% di quanto rilasciato nell’incidente di Chernobyl) avrebbero raggiunto massicciamente la costa dello stato americano. Ciò è avvenuto probabilmente attorno al 20-21 marzo 2011, cinque giorni dopo il massimo rilascio di radiazione in atmosfera dall'altra parte dell'oceano; abbondanti piogge ne hanno poi causato la precipitazione sulla superficie terrestre e marina, da dove lo iodio è stato accumulato nelle alghe brune (Macrocystis Pyrifera), tipicamente conosciute come “kelp californiano”. Si tratta di alghe di grandi dimensioni che costituiscono un ottimo rilevatore di radioattività ambientale: si trovano direttamente esposte all’aria e alle precipitazioni e sono uno dei più efficaci accumulatori biologici di iodio conosciuti, cosicché per ogni molecola di iodio in acqua, ce ne sono 10.000 nei tessuti vegetali. I livelli di radioattività nel kelp sono risultati ben superiori a quelli rilevati prima dell’incidente di Fukushima e molto simili a quelli misurati in Fucus virsoides, un’altra alga bruna, nello Stato di Washington 28 giorni dopo il disastro di Chernobyl del 1986

Alghe tuttofare

FUTURO - Eric Lannan si sta laureando in ingegneria meccanica al RIT (Rochester Institute of Technology), ma la sua tesi non mancherà di attirare l'attenzione di chimici e biologi (e imprenditori). Lo studente ha infatti messo a punto un procedimento che non solo permette a comunissime alghe di ripulire acque inquinate ma, allo stesso tempo, di produrre biocombustibile. Le alghe del genere Scenedesmus sp. sono normali alghe d'acqua dolce: unicellulari e ad abito coloniale, prosperano (come tutte le piante) in presenza di fosfati e nitrati. Infatti, è l'eccesso di questi composti, di solito a causato dagli scarichi domestici e industriali, a determinare il fenomeno dell'eutrofizzazione, cioè la crescita sproporzionata di organismi fotosintetici che può danneggiare gravemente gli ecosistemi acquatici.
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