AMBIENTE – Le sclerattinie o madrepore, le cui forme coloniali danno origine alle ben note barriere coralline, forniscono rifugio e nutrimento alle alghe unicellulari zooxanthelle, che a loro volta contribuiscono alla costruzione del reef e al reperimento di energia. Ma a chi dare la colpa se questa forma di simbiosi subisce stress e destabilizzazione fino all’erosione di circa l’80% della barriera corallina? È un fenomeno che si osserva da circa 30-40 anni, senza che ancora sia stato trovato un meccanismo che lo spieghi del tutto.
Le ipotesi più accreditate parlano di virus, e su questa idea si stanno muovendo i ricercatori grazie al ritrovamento di materiale genetico appartenente a due virus (per esempio DNA codificante per le proteine del capside, la struttura proteica che contiene l’acido nucleico virale) all’interno di campioni di alga unicellulare e di corallo.
Lo studio, pubblicato su ISME Journal, non porta comunque ad affermare con certezza che i virus abbiano un ruolo nel deperimento della barriera. La coesistenza tra virus, alghe e coralli è stata portata avanti brillantemente per milioni di anni, subendo stress e cambiamenti climatici importanti. Perché proprio nelle ultime decadi i virus che abitano queste zone avrebbero dovuto dare origine a queste patologie?
“È probabile che le sfide e le sollecitazioni attuali siano molto più frequenti e intense, mentre nel passato i cambiamenti nella temperatura, la presenza di inquinanti ambientali e la competizione tra specie erano lente e graduali”. Spiega Adrienne Correa, ricercatrice del Dipartimento di Microbiologia dell’Università dell’Oregon, “queste pressioni più rapide e brusche potrebbero avere portato i virus a causare più problemi ora rispetto al passato”.
Per chiarire questa ipotesi è quindi necessario verificare non solo che i virus si trovino associati ad alghe e coralli, ma procedere oltre, determinando se siano responsabili di un’infezione delle zooxanthelle tale da portare problemi seri anche al corallo, nel suo rapporto di simbiosi.
“Le nostre conoscenze sul meccanismo con cui i virus possano nuocere al reef sono ancora agli inizi,” ha commentato Adrienne Correa, “solo se i virus infettano l’alga possiamo iniziare a pensare che questo possa incidere anche sulla barriera”.
Nelle ricerche future gli scienziati inoculeranno i virus identificati con le alghe unicellulari per verificare se siano in grado di uccidere le zooxanthelle e quindi di compromettere la salute dl corallo. Il lavoro è solo agli inizi: sono infatti almeno 24 le malattie note che colpiscono il reef, e i ricercatori ancora lavorano nell’identificare le cause e i meccanismi di infezione. Aver scoperto la presenza di questi due virus è un piccolo, ma fondamentale, passo.