Non solo cibo: le piante carnivore adottano specifici accorgimenti per la riproduzione. La lunghezza dello stelo è fondamentale per attirare gli insetti impollinatori, piuttosto che le prede.
NOTIZIE – Se sei una pianta carnivora prima o poi ti troverai di fronte a una scelta impegnativa: mangiare un insetto o lasciare che questo ti impollini? Secondo uno studio recente sembra che nonostante tutto fra sesso e cibo queste piante finiscano per privilegiare il primo, sviluppando steli molto lungi per i fiori, in modo da farsi notare dagli insetti impollinatori.
Secondo Bruce Anderson dell’Università di Stellenbosch autore dello studio che verrà presto pubblicato sugli Annals of Botany, a differenza di quanto si legge sui libri di botanica, le specie di pianta carnivora come la drosera non hanno sviluppato fiori con gli steli molto lunghi come strategia evolutiva per proteggere gli impollinatori da se stessi (tenendo fiori e trappole molto distanti), e la funzione dello stelo lungo sarebbe invece proprio quella di rendersi molto visibili agli insetti per aumentare le probabilità di essere impollinate. Dunque è il sesso a dirigere questa strategia evolutiva e non il cibo.
In generale le piante da fiore devono bilanciare la lunghezza dei loro steli: se infatti essere molto lunghi offre ai fiori maggiore visibilità verso gli insetti, è vero anche che aumenta la possibilità che i fiori (che sono gli organi riproduttivi della pianta) vengano mangiati dagli erbivori. Questo tira e molla fra vantaggi e pericoli evita che la maggior pare dei fiori sviluppi steli estrememente lunghi. Dunque per la drosera i botanici pensavano che ci fosse un ulteriore vantaggio e cioè quello di salvare gli impollinatori da morte certa.
Le cose invece non starebbero così. Anderson ha prima di tutto confrontato due diversi tipi di pianta carnivora la Drosera cistiflora e la Drosera pauciflora, che hanno lunghezze di steli diverse, ma condividono gli stessi impollinatori. Come osservato da Anderson gli impollinatori sono insetti di dimensioni piuttosto grandi, della famiglia degli scarabei (di dimensioni maggiori di 5 mm) mentre gli insetti catturati come nutrimento sono molto più piccoli (1-2 millimetri). Quindi gli impollinatori non sembrano correre pericoli e la lunghezza dello stelo non fa alcuna differenza.
Cosa cambia allora? In una seconda parte dell’esperimento lo scienziato ha preso dei fiori di D. pauciflora (quella a stelo più corto) e ha simulato diverse altezze (normale oppure tagliate ad altezza inferiore). I risultato è stato sorprendente: i fiori con lo stelo più lungo avevano dieci volte la probabilità di essere visitati da impollinatori rispetto a quelli corti. Dunque la lunghezza dello stelo avrebbe una funzione sessuale, e non per il nutrimento.