Il mercato della medicina alternativa non conosce crisi, alimentandosi di false credenze o sfruttando con leggerezza i risultati preliminari di studi scientifici. La cartilagine di squalo viene venduta per le sue presunte proprietà antitumorali.
ECONOMIA – Sugli squali si è scritto e detto di tutto; se dovessimo decidere cosa ha contribuito maggiormente alla loro reputazione di assetati predatori avremmo pochi dubbi. L’anno era il 1975 e un giovane Steven Spielberg gira un film che diventerà campione d’incassi. È Lo squalo che guadagnò la copertina del magazine Time, vinse 3 Oscar e spinse il governo federale degli Stati Uniti, sull’onda di una psicosi collettiva, a spendere milioni di dollari per dotare le spiagge americane di reti antisqualo. Risultato? Centinaia di squali uccisi e la percezione, rimasta ancora oggi, che siano spietati assassini. Ma che fossero animali immuni dai tumori sono in pochi a saperlo.
Per questa ragione in commercio si trovano prodotti a base di cartilagine di squalo dai nomi più svariati (Squalagine o Shark cartilage per citarne alcuni) che sarebbero ottimi rimedi per svariate patologie. Sulle etichette di questi prodotti si legge che il potenziale terapeutico della cartilagine è noto da oltre trent’anni: può essere considerata un rimedio efficace nei trattamenti di malattie quali degenerazioni di tipo neoplastico-vascolarizzato, ha mostrato effetti positivi sul sistema immunitario ed è stato scoperto un effetto protettore contro le sostanze cancerogene. Cosa c’è di vero?
Nel 1995 J. William Lane e Linda Comac pubblicano il libro Gli squali non si ammalano di cancro – La cartilagine di squalo può salvarti la vita. Secondo Lane, che riprende uno studio pubblicato nel 1983 del MIT di Boston, il tessuto cartilagineo degli squali avrebbe poteri anticancerogeni, ecco perché gli squali non si ammalano di tumore.
In realtà tra gli squali catturati e studiati (una percentuale minima sulla quantità di pescato) sono pochissimi quelli nei quali sono stati riscontrati tumori. Ma ciò può dipendere dal fatto che è rarissimo imbattersi in uno squalo malato, perché avrebbe poche probabilità di sopravvivere.
Qualcuno, interpretando a proprio piacimento un dato scientifico preliminare e tutto da dimostrare, fiutò l’affare. Il mercato dei farmaci “alternativi” è stato così invaso da prodotti a base di cartilagine di squalo; creme, pillole, capsule a cui vengono attribuite miracolose proprietà anti-age, rigeneranti e anticancerogene.
Si possono trovare su internet o nei negozi di erboristeria dove queste pseudo-proprietà vengono spacciate per verità scientifiche. Negli Stati Uniti l’estratto di cartilagine si vende nei supermercati, dato che la Food & Drug Administration non ha mai concesso l’approvazione al suo impiego come rimedio anti-tumorale e quindi la vendita nelle farmacie.
La Cancer Treatment Research Foundation ha organizzato una sperimentazione clinica somministrando per 12 settimane cartilagine di squalo a un gruppo di 60 pazienti affetti da neoplasia in fase avanzata. La cartilagine non ha dimostrato alcuna efficacia antitumorale, né ha determinato nei malati un significativo miglioramento delle condizioni fisiche.
Gary K. Ostrander, della Johns Hopkins University, ritiene che la vendita di questi prodotti ha avuto due effetti negativi, entrambi drammatici: il disinteresse dei pazienti verso trattamenti antitumorali efficaci e un declino globale delle popolazioni di squali.
Infatti la materia prima proviene da paesi in via di sviluppo dove la povertà (e mari sempre più vuoti) costringono i pescatori a catturare gli squali perché più redditizi per la loro cartilagine, che viene trasformata dagli importatori americani e europei in una “polvere magica” che garantisce loro enormi guadagni.