Alla Stanford University è stato creato un software per rendere gli alter-ego digitali più efficaci
NOTIZIE – È dagli anni Novanta (anche un po’ prima, a dire il vero…) che in intenet è stato introdotto il concetto di avatar, nel senso di rappresentazione o alter-ego dell’utente nel mondo virtuale. La forma più evoluta di avatar è intesa come una rappresentazione bi o tridimensionale in grado di muoversi e parlare come un essere umano. Negli ultimi decenni l’uso degli avatar animati è sempre più comune (nelle chat, nei videogame, nei mondi virtuali – come Second life – nei servizi di istant messaging – esistono dei plugin anche per skype-…) ma la popolarità di questi alter-ego animati non è ancora decollata veramente. Uno degli ostacoli è la mancanza (o la rozzezza) di linguaggio corporeo, gestualità, postura, espressioni facciali, che nell’essere umano accompagnano sempre l’eloquio, cosa che li rende piuttosto innaturali e quindi spiacevoli da usare.
Due ricercatori della Stanford University hanno messo a punto un software che in maniera molto semplice associa parole e linguaggio del corpo, basandosi sulla prosodia (intesa come la combinazione del ritmo vocale, intonazione e accenti), e non sul significato delle parole. Sergey Levine e Vladen Koltun hanno usato uno studio di motion-capture (una tecnica di animazione cinematografica) per digitalizzare i movimenti di un attore mentre parlava. Il database di immagini è stato poi utilizzato per insegnare al software ad associare certe caratteristiche dell’eloquio dell’attore con lo stile dei suoi gesti (dimensione, velocità…)
Il sofware dunque non impara ad associare i singoli gesti ma lo stile gestuale a certi aspetti della prosodia, e può usare diverse “librerie” per diverse situazioni – per esempio quando una persona sta seduta, oppure quando ha degli oggetti in mano – o addirittura per personaggi non umani (una piovra per esempio – in questo caso all’attore viene chiesto di travestirsi e comportarsi come una piovra -). Il software secondo gli autori renderà la comunicazione via avatar più efficace (meno passibile di errori interpretativi) e potrebbe essere utilizzata per esempio nelle teleconferenze.