NOTIZIE – Non è che mi piaccia fare del terrorismo. E in più chi vi scrive, più per vocazione che per scelta, non ha mai fumato una sigaretta in tutta la sua vita. Questo paradossalmente mi rende relativamente tollerante e curiosa nei confronti del fumo (al contrario degli ex-fumatori, che talvolta a causa del coinvolgimento emotivo diventano dei veri e propri censori). Non considerate dunque questo intervento come un tentativo di terrorizzarvi (se siete fumatori). Questi sono dati scientifici. Almeno così lo sapete.
Applicando una delle tecniche più “cutting edge” al momento nel mondo della ricerca medica, un gruppo di ricercatori del Centro comprensivo di ricerca sul cancro Lombardi dell’Università Georgetown, Washington, hanno messo in evidenza i danni fisiologici che si verificano nell’organismo umano subito dopo aver fumato una sigaretta collegandoli al metabolismo, danni che a lungo andare potrebbero portare a malattie molto gravi, come il cancro ai polmoni.
Ping-Ching Hsu, e colleghi hanno analizzato il sangue di 10 fumatori (5 fumatori “leggeri” e 5 “pesanti”), prima e dopo aver fumato una sigaretta, e prima e dopo averne fumato una seconda dopo un’ora. Successivamente hanno analizzato il profilo metabolomico di circa 3.000 sostanze chimiche nel sangue di ciascun fumatore.
Ogni volta che nell’organismo una sostanza assimilata dall’esterno viene metabolizzata si produce un metabolita, cioè una molecola con una funzione biologica nell’organismo. Il metaboloma globale è il network delle reazioni metaboliche che avvengono nell’organismo.
Con tecniche di indagine specifiche i ricercatori hanno tracciato i metaboliti che entrano in gioco nell’ambito di vie metaboliche precise sulle quali il fumo ha vari effetti. Per esempio la morte cellulare, interazioni fra cellula e cellula che indicano fenomeni infiammatori, metabolismo dei lipidi e l’espressione genica. Nei fumatori pesanti hanno tracciato anche i metaboliti prodotti dopo aver fumato la seconda volta, coinvolti nel danneggiamento di organi multipli, nella distruzione dei fosfolipidi che compongono la membrana cellulare e nel mutamento degli acidi prodotti dalla bile.
Non so a voi, ma a me tutto ciò fa un po’ impressione.
Al di là dal terrorizzare i fumatori, questa ricerca ha molti aspetti positivi. Secondo il team infatti la metodologia messa a punto in questi studi (presentati recentemente alla conferenza AACR Frontiers in Cancer Prevention) è la migliore al momento per valutare i rischi futuri di sviluppare patologie legate al consumo di sigarette, compreso il cancro ai polmoni e per valutare la tossicità del prodotto (in modo da selezionare con più accuratezza i prodotti messi in vendita).
Fino a oggi i test sulle sigarette (per individuare le sostanze cancerogene che producono) vengono fatti “facendo fumare” il prodotto a una macchina che rileva la presenza di un certo numero di sostanze note per il loro effetto tossico e cancerogeno. Il metodo di Hsu è molto più raffinato e valuta l’effetto delle sostanze sull’organismo umano. Grazie a questa metodologia gli autori sperano di poter sviluppare in futuro degli esami del sangue in grado di stabilire gli effettivi rischi con largo anticipo sull’emergenza effettiva della malattia.
Gli studi ora continuano cercando di comparare le modifiche sul metaboloma dei fumatori con quelle del loro trascrittoma (le molecole di RNA prodotte nelle cellule).