Al Museo tridentino di scienze naturali, dal 6 novembre una mostra tra arte e scienza conclude in bellezza l’anno della biodiversità.
ARTE, MUSICA & SPETTACOLI – Quando si parla di “arte e scienza”, di solito sospettiamo che una delle due sarà nascosta molto sotto l’altra. Questa volta non è successo. Claudia Pasquero e Marco Poletto, i due giovani architetti italiani che hanno fondato a Londra l’Ecologicstudio, hanno creato una “Macchina per l’ecopaesaggio“, insieme familiare e insolita. E’ una sorta di serra dal soffitto della quale pendono fiori trasparenti che ricordano quelli dei convolvoli. Però sono sigillati e infilzati con tubi come quelli per le perfusioni. I ricercatori del museo ci hanno versato l’acqua di dieci laghi trentini, prelevata vicino e lontano dalle rive, dalla superficie e a varie profondità, per avere campioni dei diversi ecosistemi completi di protozoi, alghe, magari un po’ di limo. Come in un progetto di ricerca vero, l’hanno suddivisa in
– 30 calici che non sono manipolati e fanno da gruppo di controllo,
– 20 nei quali l’esposizione alla luce e i nutrienti sono cambiati durante la mostra e
– 20 nei quali sono cambiati i nutrienti e la quantità di CO2.
Fino al 4 dicembre, ogni mercoledì e ogni sabato dalle 15 alle 18, i ricercatori analizzano al microscopio la composizione della biodiversità di tutti quanti e modificano le condizioni sperimentali davanti ai visitatori e spiegano quello che fanno e trovano. Non solo si può guardare nel microscopio e controllare se ce la contano giusta, ma nelle gli ultimi venti calici si può incrementare la CO2 con le proprie esalazioni.
Costa 4 euro, con i soliti sconti per giovanissimi, non più tali e scuole. A nostro avviso, li vale anche se non è né sabato né mercoledì non fosse che per la sorpresa estetica e ci spiace solo che l’installazione duri così poco.