Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista della Royal Society Interface spiega come un test elaborato ad hoc da quattro ricercatori possa servire a valutare lo stato di avanzamento della malattia senza far muovere il paziente da casa. Basta il telefono e un “registratore” high tech
SALUTE – Da oggi si potrà monitorare lo stato di avanzamento del Parkinson in un paziente anche da casa. I malati, infatti, oltre ad essere spesso anziani, con l’avanzare della malattia faticano sempre più a muoversi e ad uscire per raggiungere il medico di riferimento.
Fino a ora non c’era, però, alcuna alternativa valida e, d’altro canto, valutare i vari stadi in tempo è assolutamente necessario per poter somministrare i farmaci nel modo migliore; non esiste terapia, infatti, ma, se correttamente dosati, i medicinali attualmente in commercio sono in grado di alleviare alcuni dei sintomi più importanti.
Come evitare quindi spiacevoli e difficili “gite” all’ospedale? Quattro ricercatori – Athanasios Tsanas, Max A. Little, Patrick E. McSharry e Lorraine O. Ramig – hanno elaborato un sistema di registrazione con il quale il personale medico potrà valutare in maniera scientifica la severità dello stato della malattia di un paziente, che non dovrà far altro che eseguire un test in casa. Così come avviene oggi con i metodi tradizionali, la valutazione viene eseguita comunque in maniera soggettiva da parte del medico che monitora i pazienti utilizzando come riferimento una scala, chiamata UPDRS (Unified Parkinson’s Desease Rating Scale). Nel loro test casalingo i pazienti devono produrre dei suoni e pronunciare alcune parole mantenendo la voce più ferma possibile. Chi soffre di Parkinson, infatti, mostra una crescente difficoltà nel parlare in modo lineare, cioè produrre suoni regolari, ben articolati e con voce sicura, ma piuttosto tende al tremolio, problema che aumenta con il progredire della malattia. Per questo motivo, secondo il nuovo metodo proposto, ai pazienti, nello svolgimento del loro test casalingo, viene chiesto di pronunciare dei suoni scelti e di mantenerli quanto più a lungo possibile. Nel contempo le loro performance vengono registrate da uno strumento speciale dedicato al telemonitoraggio, che successivamente invia il materiale agli addetti via Internet. Gli autori dello studio, pubblicato su Interface, sostengono che la nuova tecnica possa essere addirittura sostituiva del “vecchi” sistemi finora utilizzati.