Un recente studio pubblicato su Proceedings B indica l’esistenza di una sorprendente relazione tra gli eventi dell’infanzia di una donna e l’età della sua prima gravidanza. Ciò vale per animali come ratti e scimmie, ma potrebbe proprio essere vero anche per la femmina di uomo
CRONACA – I cuccioli di ratto che ricevono poche attenzioni da parte della mamma, che vengono accuditi, puliti e coccolati troppo poco nel periodo che segue la nascita, mostrano una strana reazione correlata non appena raggiungono l’età adulta: raggiungono la maturità sessuale prima dei loro coetanei che hanno ricevuto attenzione materna e copulano in maniera molto più indiscriminata. Le femmine di ratto, è stato già dimostrato, raggiungono prima la pubertà se la loro madre in gravidanza è stata tenuta in un certo regime di controllo calorico. Le femmine delle scimmie Macaca Mulatta che sono costrette a vivere una scarsa attenzione da parte della madre sviluppano un notevole interesse nei cuccioli in giovane età, il che generalmente porta ad una maternità precoce.
Tutto ciò solo per dimostrare come ciò che accade durante la gravidanza o nei primi periodi dopo la nascita possa influenzare notevolmente la vita sessuale e il comportamento riproduttivo di un cucciolo di mammifero. Ciò vale negli animali – lo dicono studi recenti e non – ma anche nell’essere umano. Alcuni lavori hanno già trovato una connessione tra la mancata presenza del padre nei primi cinque anni dalla nascita ed una precoce maturità sessuale nelle femmine; ma la presenza/assenza del padre ha sempre catalizzato l’attenzione dei ricercatori, mentre non sono state fatte sufficienti valutazioni per quel che riguarda la madre, nonostante – come spiegano nel loro studio Daniel Nettle, David A. Coall e Thomas E. Dickins – nei mammiferi non umani risulti abbastanza chiaro che alcuni fattori materni sono particolarmente importanti.
Per questo motivo i tre ricercatori hanno deciso di condurre una ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sui Proceedings B della Royal Society, che esaminasse tutte le associazioni possibili tra la primissima infanzia delle femmine di uomo e l’età della prima gravidanza, tenendo conto in maniera particolare, e per la prima volta, degli effetti associati alla madre. Nello studio, che si è servito dei dati statistici del National Child Development Study su un campione di 4.553 soggetti (tutti inglesi), sono state analizzate le vite di quelle donne che sono rimaste incinte prima dei 33 anni: non tanto la presenza o assenza del padre, ma soprattutto la durata dell’allattamento al seno, l’eventuale separazione dalla madre entro i primi cinque anni di vita, o anche la disgregazione della famiglia o il numero di residenze cambiate in poco tempo.
E sembra proprio che i risultati dello studio portino a confermare che la mancanza dell’allattamento al seno, la separazione precoce dalla madre o il fatto di avere troppe nuove case, possa essere effettivamente strettamente associato ad una prima gravidanza precoce. Ciò significherebbe anche che i meccanismi già studiati per altre specie potrebbero funzionare nell’uomo e avere un’influenza importante nel nostro comportamento riproduttivo.
In che modo tutti questi eventi dell’infanzia siano correlati all’età della gravidanza è ancora da scoprire. Il prossimo passo, quindi, per i ricercatori è quello di trovare una possibile spiegazione, forse genetica o forse no. Gli autori suggeriscono che la gravidanza precoce possa essere vista in un’ottica evoluzionistica, come un comportamento di adattamento alle avversità vissute nell’allevamento. L’idea conclusiva è dunque che condizioni difficili nella primissima infanzia possano produrre, come risposta, l’accelerazione dei tempi per la riproduzione.