AMBIENTE

A parte il tonno rosso

Le misure sulla pesca della Commissione Europea continuano a cambiare nel tentativo di evitare lo sfruttamento insostenibile delle risorse ittiche. Dal 1 marzo, sono in discussione le catture da rigettare in mare perché eccedono le quote o le dimensioni stabilite per le specie tutelate.

AMBIENTE – L’anno scorso, il Consiglio internazionale per l’esplorazione marina calcolava che a seconda delle specie e delle ecoregioni dell’Atlantico e del mare del Nord, i pescherecci dei paesi UE scartavano dal 30 all’80% delle catture, metà delle quali morte. Lo spreco – enorme, solo nel mare del Nord si scarta un milione di tonnellate all’anno – è dovuto al fatto che non sono obbligatorie le attrezzature adatte a prevenirlo come le reti a maglie più larghe, per esempio, ma ne esistono molte altre. I più restii ad adottarle sono i grandi pescherecci “industriali” che in media buttano via il 50% del pescato e tengono solo quello più redditizio.

Il 1 marzo la Commissaria per la pesca Maria Damanaki ha proposto ai ministri dell’UE di vietare gli scarti nel piano di riforme da approvare entro il 2013. Intervistata dalla BBC, ha detto

Trovo immorale buttare via il pesce, uno spreco delle risorse naturali e degli sforzi dei pescatori. Se continuiamo così, dovremmo presto affrontare una situazione in cui la capacità produttiva degli ecosistemi marini è a rischio, così come la base economica dei pescatori e delle regioni costiere…

I ministri hanno concordato, anche per il timore di proteste dei consumatori come quella organizzata in Gran Bretagna da un famoso cuoco. Dall’esperienza passata però, è noto che senza vincoli imposti per legge, la “capacità produttiva” cala molto presto. Perciò, il “non documento”  (sic, non paper) della Commissione prevede anche di

  • limitare il tempo che i pescherecci trascorrono in mare e  le zone che possono sfruttare;
  • includere nelle quote tutto il pesce catturato e non soltanto le specie incluse nelle quote;
  • chiudere le zone di pesca mista quando è stata raggiunta la quota massima per una singola specie;
  • aumentare i le videosorveglianze, i registri di bordo elettronici e il monitoraggio dei porti.

Noi prevediamo il solito tira e molla, anche per l’obiettiva diversità delle specie, delle ecoregioni e quindi delle soluzioni sostenibili.

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